Cronaca

Tre anni dalla scomparsa di Enzo Nardacchione, la famiglia attende la verità su quel drammatico 5 giugno 2018

5 giugno 2018 – 5 giugno 2021: da tre anni la famiglia Nardacchione, a Vinchiaturo, vuol sapere come morì l’allora 69enne Vincenzo, conosciuto come Enzo e volto noto nella cittadina alle porte di Campobasso, deceduto in un giardino di una villetta nella zona delle Quattro Vianove mentre era intento a eseguire alcuni lavori di manutenzione nell’abitazione di un amico.

In un primo momento, la scomparsa fu catalogata come morte naturale, ma una bruciatura su un dito spinse la Procura di Campobasso a vederci chiaro e il 14 giugno 2018, nove giorni dopo, fu disposta la riesumazione del cadavere per l’autopsia.

Il referto (dell’anatomopatologo di parte, Massimiliano Guerriero, e della Procura) sembrò non lasciare dubbi col decesso per folgorazione, ipotesi che nessuno dei soccorritori intervenuti aveva rilevato in quel triste pomeriggio del 5 giugno. Ma la bruciatura sul dito, che lasciò di stucco tutti coloro che si recarono a casa di Nardacchione per l’ultimo saluto, era particolarmente evidente. Come si evince anche dalle fotografie dei familiari. 

La controparte, con la difesa dell’avvocato Arturo Messere, si è avvalsa della collaborazione del patologo forense Costantino Ciallella, lo stesso professionista cui si affidò la difesa nel processo Cucchi. Ciallella, da par sua, starebbe provando a smontare l’ipotesi del decesso per folgorazione.

Il 6 luglio è in programma l’Udienza Preliminare, un momento particolarmente atteso dalla famiglia Nardacchione, che da tre anni non si dà pace per la confusione che fu fatta all’arrivo dei soccorsi nella villetta delle Quattro Vianove.

“Noi riteniamo che ci siano tutti gli elementi affinché l’imputato venga rinviato a giudizio per l’avvio del processo, chiamato a stabilire cosa davvero successe quel drammatico 5 giugno 2018”, ha affermato l’avvocato Michele Urbano.

 

Redazione

CBlive

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