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Carcere, Di Giacomo torna a lanciare l’allarme e si appella al ministro Bonafede. “Carenze igieniche per detenuto psichiatrico”

Il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria (S.P.P.), Aldo Di Giacomo, torna ad alzare i riflettori sulle difficili situazioni vissute nelle carceri italiane.

Di Giacomo parte proprio dal carcere di Campobasso, dove solo qualche tempo fa il sindacalista aveva promosso una manifestazione a sostegno dell’agente sospeso dal servizio, per aver puntato la pistola in faccia al detenuto che era riuscito a scappare dalla casa circondariale di via Cavour.

Questa volta Di Giacomo, sempre dinanzi al carcere, ai giornalisti racconta delle carenti condizioni igieniche nell’istituto penitenziario del capoluogo in cui sarebbe costretto a vivere un detenuto con gravi problemi psichiatrici. È vergognoso – le parole del sindacalista – trovare nel carcere di Campobasso un detenuto psichiatrico, costretto all’uso del pannolone e in condizioni di assoluto e costante bisogno di assistenza specialistica, in condizioni igieniche con confortanti, in una cella che non dovrebbe vederlo lì. Purtroppo è solo uno dei tanti reclusi psichiatrici che si trovano nelle carceri italiane dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari con la legge 81/2014 che invece dovrebbero essere ricoverati nelle Rems, le strutture alternative agli istituti di pena”.

Ancora una volta, la denuncia del segretario, vuole riportare l’attenzione su un sistema quasi al collasso.

Come se non bastassero i troppi problemi del sistema carcerario si è aggiunta – continua Di Giacomo – una vera e propria emergenza psichiatrica da fronteggiare adeguatamente e non certo attraverso il personale penitenziario che non è in grado di fornire la dovuta assistenza. È una questione di dignità per detenuti e personale che impone la rimozione del Capo del DAP come dei dirigenti delle strutture regionali penitenziarie del Ministero di Grazia e Giustizia. Si sottovaluta che per la ben nota carenza di psichiatri e psicologi i poliziotti sono costretti a svolgere mansioni non proprie rispetto ad una realtà, quella della salute mentale dei detenuti, che troppo spesso viene dimenticata da report e statistiche. Eppure il tema è tutt’altro che secondario”.

Secondo l’ultimo rapporto del Ministero, infatti, oltre il 50 per cento detenuti assume terapie farmacologiche per problemi psichiatrici.

“Secondo quanto prevede la legge, – dice ancora Di Giacomo – in ogni regione devono essere garantiti appositi servizi di assistenza, attraverso l’attivazione di reparti di ‘Osservazione psichiatrica’ per la cura dei detenuti affetti da specifiche patologie e stabilire la loro compatibilità con il regime carcerario. Ma questo non accade”.

Ecco perché, sul tema, Di Giacomo rivolge un appello al Ministro alla Giustizia, Alfonso Bonafede, “affinché diceponga fine a questa vergogna”.

“Il carcere – aggiunge – non può continuare ad essere un immondezzaio dove si butta dentro di tutto. Vi è bisogno di rivedere la vigilanza dinamica con un sistema che consenta di porre al centro la rieducazione dei pochi detenuti che vogliono farlo e non come ora che si dà mandato di delinquere ai criminali che gestiscono i loro traffici illeciti da dentro le carceri o peggio ancora alla criminalità organizzata di scegliere come ricovero da possibili acquati sapendo che dà dentro comunque riescono a gestire senza preoccupazione le loro strutture esterne. Noi – conclude siamo disponibili ad aiutare il ministro Bonafede ad identificare le maggiori e più gravi emergenze in modo da guadagnare tempo per ripristinare le legittime condizioni di detenzione e al tempo stesso di lavoro per il personale penitenziario che non può certamente occuparsi di tutto anche perché le piante organiche a Campobasso come negli altri istituti sono fortemente deficitarie di personale”.

Redazione

CBlive

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