Cronaca

Molise tossico-nocivo: parla Vincenzo Musacchio. Dalle cave dismesse fino alle ‘Ecomamme’

Vincenzo Musacchio
Vincenzo Musacchio

MARIA CRISTINA GIOVANNITTI 

Un Molise avvelenato dal 1992 per ammissione dell’ex boss Carmine Schiavone, una regione che nel mènage fatto di politica locale – camorra – imprenditoria ha suggellato il suo tacito accordo: seppellire fusti tossici nelle terre vergini che vanno dal venafrano fino alla costa del basso Molise. Un’ecomafia da temere ancora, secondo quanto si denuncia nel dossier Legambiente: nel monitoraggio nazionale, solo in Molise ci sono attualmente 545 cave dismesse alla mercé dei clan dei camorristi che possono usarle come loro discariche a cielo aperto.

La parola d’ordine è bonificare senza sciacallaggio, senza sperperare e soprattutto senza false illusioni. Lo sottolinea anche Vincenzo Musacchio, presidente della Commissione Regionale Anticorruzione ed autore dell’e-book ‘Molise oscuro’. Co.Re.A ad oggi conta ben 7 mila adesioni oltre al nuovo progetto in itinere ‘Ecomamme del Molise’ di cui ci parla lo stesso Presidente Musacchio.

In qualità di Presidente di Co.Re.a quali sono gli impegni che ha preso con la sua regione e gli obiettivi che vuol raggiungere? “Nessun impegno con la Regione in quanto istituzione. L’impegno è con i cittadini molisani. A loro posso promettere massima dedizione, massimo entusiasmo e la mia volontà ferrea nel raggiungere gli obiettivi che mi pongo. Penso di averlo dimostrato anche a rischio della mia personale incolumità e di quella della mia famiglia. Ho girato quasi tutte le scuole molisane e quasi tutti i Comuni che mi hanno invitato parlando sempre di legalità, di etica pubblica, di lotta alla corruzione e di tutela del territorio. Questo ho fatto fino ad ora e questo continuerò a fare. Non sono un politico, e quindi non ho programmi e obiettivi se non questo che le ho appena descritto che so di poter mantenere”.

Un Molise tossico dal 1997 ma che si scopre tale solo da pochissimo tempo. Se volessimo fare un mea culpa, secondo lei la politica regionale quant’è stata corrotta? Quanto inetta? “Indubbiamente ognuno deve assumersi le sue colpe. Per anni c’è stato un totale disinteresse della classe dirigente e grande responsabilità per questa vicenda è dell’imprenditoria. La criminalità organizzata è stata solo una parte del problema. Sembra che tutti si siano svegliati adesso ma noi lo sappiamo da tanto tempo che il Molise era, o forse è oggetto di attenzione delle nuove mafie. Io sono fermamente convinto che una lotta durissima come questa non può essere vinta nel breve periodo ma l’obiettivo primario ed imprescindibile resta quello di informare, prevenire e tentare di preparare il campo affinché il fenomeno regredisca a condizioni accettabili particolarmente per le future generazioni”.

 E le associazioni locali quanto di più potevano fare per denunciare? “A mio giudizio anche le associazioni hanno le loro colpe. Non tutte s’intende. Di questi problemi hanno parlato in passato alcuni giornalisti ma tanti altri sono stati zitti. Grandi mobilitazioni e battaglie sulla questione dei rifiuti tossici in Molise io non le ricordo. Ora ne abbiamo ricominciato a parlare io, Paolo De Chiara, e le Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro. Ma il lavoro da fare è tantissimo e senza l’ausilio e il coinvolgimento dei cittadini sarà difficile vincere la battaglia”.

Ci spiega com’è possibile che automezzi dei clan camorristici sono entrati (e magari lo fanno ancora) nella regione e hanno sversato indisturbati? Ripeto le parole di Rosaria Capacchione la quale afferma: “I clan si spostano dove ci sono i soldi da fare. E, soprattutto, dove possono operare più tranquillamente. E in Molise operano da anni in silenzio. Per la classe dirigente di questa Regione “il Molise è un’isola felice” ma non è affatto così. In Molise le mafie fanno i loro sporchi affari. Riciclano il denaro sporco, investono e sversano i loro veleni”.  Dunque, la risposta è che certamente vi sono state complicità, connivenze e corruzione. Ecco perché è stato possibile ciò che è accaduto in questi anni”.

Lei è autore di un e-book molto interessante “Molise Oscuro”, dove porta a galla il lato ‘oscuro’ (appunto) della regione: ci fa qualche nome di responsabili dell’ecomafia locale? “Sono agli atti giudiziari delle principali inchieste condotte soprattutto dalla Procura della Repubblica di Larino. Parlo dell’operazione “Mosca” a Campomarino, della Lombricoltura a Guglionesi, del Cosib di Termoli (Open Gates), dei Pozzi di Cercemaggiore, del Nucleare di Castelmauro e di tantissimi altri processi ancora in corso, tutti contraddistinti da caratteristiche comuni: siti mai bonificati e imputati assolti per prescrizione. Alcuni nomi cioè quelli che hanno avuto sentenze definitive li trovate nel mio ‘Molise Oscuro'”.

Nel dossier di Legambiente si denunciano 545 cave dismesse nella nostra terra: troppe e ad alto rischio infiltrazioni. Come evitarlo? “Purtroppo le cave dismesse, possono avere problematiche di interramento dei rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata. Il numero che lei ha citato è sconvolgente se paragonato a quello di altre regioni territorialmente molto più estese. Nella nostra regione, inoltre, non esiste un piano cave; l’ultima regolamentazione risale al 2005. Se si considera il peso che la criminalità organizzata ha avuto nella gestione e nel controllo delle cave, la circostanza diviene particolarmente preoccupante. Di fatto, siamo di fronte ad una situazione priva di regolamentazione. Sulla base di questi dati, Co.Re.A. richiama l’attenzione sul controllo e sul monitoraggio di tutte queste cave che potrebbero essere (se non lo sono già) facili prede per la criminalità organizzata in quanto fonte miliardaria di guadagni senza regole e controlli. Non essendo in vigore un piano cave inoltre tutto il potere è nelle mani di chi concede le autorizzazioni. Noi riteniamo inaccettabile – soprattutto alla luce dei vari scempi ambientali presenti sul nostro territorio – che ancor oggi persista un sistema privo di regole specifiche. Vorremmo anche conoscere se la Regione provvede o ha già provveduto alle seguenti funzioni: 1) elaborare il Piano Regionale delle Cave; 2) elaborare il Catasto delle Cave; 3) disporre sopralluoghi per la verifica dell’attuazione delle opere di ripristino ambientale; 4) esercitare le attività di vigilanza e controllo in materia di polizia mineraria. Vorremmo, infine, chiedere  un monitoraggio ed una analisi di tutte le cave dismesse in Molise per escludere che in qualcuna di esse (e sono 545) vi siano interrati o sepolti in profondità rifiuti tossici o altri materiali altamente inquinanti. A questo scopo abbiamo cominciato una raccolta firme da consegnare al Presidente della regione Molise”.

Quanti soldi la Regione ha speso in bonifiche mai avvenute (come il caso di Castelmauro) o “necessarie” e mai finanziate (come per il sito di Guglionesi). Come si può evitare questo sciacallaggio? “Pensare che qualcuno per magia possa impedire situazioni simili è utopistico. Io, ovviamente, questo potere non ce l’ho. Però posso dire che occorre rivedere gli istituti di diritto e procedura penale che si occupano di reati contro la pubblica amministrazione. Ho sempre sostenuto che si deve assolutamente incidere al più presto sulla prescrizione in tema di corruzione. E’ necessario prevedere meccanismi di collaborazione (denunce anonime comprese)  come accade per i reati riguardanti il crimine organizzato. Occorre riscrivere il delitto di falso in bilancio in maniera molto più efficace ed incisiva. Un tema rilevante è anche quello della confisca dei beni dei corrotti e delle sanzioni accessorie maggiormente efficaci. Va rivisto in toto anche il sistema dei controlli. Un sistema penale che non funziona garantisce il riprodursi della corruzione e quindi anche dello sciacallaggio di cui Lei parla”.

 Studi epidemiologici hanno dimostrato gli alti rischi di salute soprattutto nella zona del basso Molise. Perché questa fase di stallo per l’attuazione del Registro tumori? “La situazione oggi è più grave. Io aspetto il registro tumori da circa 20 anni. E’ certamente uno strumento utilissimo ma da solo non risolve il problema.  Io vorrei chiedere alla Regione di cominciare le bonifiche o di interessare fermamente gli enti preposti. Poi, sulla vicenda salute a rischio, bisogna verificare le incidenze dei tumori e cercare di capire cosa sta succedendo in realtà su questo territorio. Il punto è che quei pochi dati esistenti non sono veramente a disposizione di tutti e non va bene. Noi come Corea abbiamo chiesto dei dati alla Asrem per ben tre mesi anche con diffide e non abbiamo ricevuto alcuna risposta (positiva o negativa). Ignorati completamente, eppure rappresentiamo oggi circa 7000 iscritti. Ora non ci resta che pretendere la bonifica e i controlli seri ed effettivi”.

Co.Re.A. da pochi giorni lancia un nuovo progetto ‘Eco-mamme del Molise’, ci spiega di cosa si tratta? “Nella ricorrenza della Festa della Mamma abbiamo voluto costituire le “Eco-mamme del Molise” un ulteriore braccio operativo all’interno di Co.Re.A. e del Comitato di difesa della salute pubblica. Chiunque, mamma o donna può aderire gratuitamente inviando a corea.molise@live.it una mail con nome, cognome, luogo e data di nascita e un recapito mail o telefonico. Contiamo di realizzare il progetto in brevissimo tempo. Il progetto ovviamente si ispira alle Mamme per la salute e l’ambiente di Venafro e sono certo che insieme collaboreranno e potranno rafforzarsi reciprocamente ricoprendo l’intero territorio molisano”.

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