Cronaca

Violenza o abbandono? Trovato un pitbull morto lungo la tangenziale di Termoli

Ci sono molti dubbi dietro la morte del pitbull femmina che da due giorni giace lungo il ciglio della tangenziale Rio Vivo, di Termoli, tra l’indifferenza dei passanti. Una grossa catena d’acciaio al collo e il muso e la bocca insanguinate. Non si capiscono ancora le dinamiche della vicenda che porta molte ombre: il cane senza microchip lascia il sospetto di combattimenti clandestini. Il pitbull riverso lungo il ciglio della strada fa pensare ad un ennesimo episodio di abbandono e violenza

Una vicenda che testimonia l’ennesima violenza sugli animali, anche se le dinamiche sono ancora poco chiare. La denuncia arriva da un utente Facebook che condivide una foto molto toccante: sul ciglio della tangenziale Rio Vivo, nella zona di Termoli, martedì 16 luglio giaceva esanime un pitbull nero, femmina, con un grande collare d’acciaio.

Non è ancora chiaro se il cane fosse stato legato al guardrail perché abbandonato sul bordo della strada oppure investito da qualche automobile mentre era sulla tangenziale a vagare. Di sicuro, dopo quasi un giorno passato tra sofferenze ed agonie, il pitbull non ce l’ha fatta, restando lì sul bordo della strada, tra l’indifferenza dei passanti.

È stato un giovane del posto ad aver notato la carcassa dell’animale e fermarsi. Dopo aver capito che l’animale era morto, il ragazzo ha segnalato la presenza del cane ai Vigili Urbani che hanno proceduto ai dovuti controlli notando che il pitbull è sprovvisto di microchip, che ne impedisce la tracciabilità.

Sul caso si aprono diverse possibili strade: la prima muove verso i combattimenti clandestini, poiché il cane non ha microchip e quindi non identificabile. Purtroppo la razza dei pitbull è una delle ‘preferite’ per questo tipo di attività illegali, dietro cui c’è un vero e proprio business. I soggetti coinvolti possono essere diversi: da delinquenti locali o allevatori privi di scrupoli, fino ai sodalizi criminali come la camorra, la sacra corona unita, la ‘ndrangheta e la mafia. Inoltre i combattimenti clandestini hanno ripreso con un ritmo vertiginoso e con segnalazioni abbondanti.

L’altra strada muove verso il reato di abbandono e di violenze contro gli animali.

Per il tema maltrattamenti, con la Legge 189 del 2004, che ha apportato delle modifiche al Codice penale, è stato compiuto un importante passo avanti nella prevenzione e repressione dei reati di maltrattamento degli animali; ci sono state centinaia di sentenze di condanna per reati.

Il Trattato di Lisbona ha riconosciuto gli animali come esseri senzienti, per questo motivo vanno inasprite le leggi che, considerando che sono trascorsi ben 15 anni, appare obsoleta, soprattutto di fronte alle numerose sevizie e violenze che ogni giorno si registrano.

Così come, invece, l’abbandono è un reato previsto all’articolo 727 del Codice Penale che dice quanto segue: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.

Alla luce, però, dei numerosi episodi di violenza sugli animali, l’associazione Lav lancia una campagna “Che pena?”, con l’hashtag #chimaltrattapaga, invitando chiunque sostenga la causa a firmare la petizione on line per l’inasprimento delle pene contro questi reati.

Per firmare la petizione, cliccare qui.

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