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Cronache marziane / Parcheggiare nelle cabine telefoniche e scavare tunnel nell’asfalto pur di contrattare alle bancarelle. Il Corpus Domini: una festa popolare e colorata per dire che il Molise esiste

20160529_130528CRISTINA SALVATORE

E anche la festa più attesa dal popolo molisano è giunta al termine. Il Corpus Domini, con annessa e suggestiva sfilata dei Misteri, ha lasciato un segno indelebile nel cuore di chi vi ha preso parte con entusiasmo e sentita partecipazione. Migliaia le persone che hanno affollato piazze e strade di Campobasso in questi giorni di pura festa: la festa più importante e rappresentativa di una regione che ce l’ha messa tutta per dimostrare anche ai più scettici quanto la passione, l’ impegno e la collaborazione, se messi insieme, portino indiscutibilmente alla riuscita di un progetto. Il Molise c’è.

Uno tsunami  di folla ha invaso il capoluogo: camminando ripetutamente avanti e dietro tra le bancarelle del centro, il popolo ha scavato l’asfalto creando tunnel così profondi da poter sfruttare per il progetto di una possibile futura metropolitana.  Gente che ha aspettato per ore, sotto un sole cocente, il passaggio dei Misteri. Ha ballato e cantato fino a notte fonda, trascinata dalla coinvolgente musica di Renzo Arbore e della sua Orchestra italiana. Incontenibile. Chi ha assistito all’evento dai balconi che affacciano sulla piazza più bella di Campobasso, oggi sostiene di aver finalmente compreso quello che Leopardi  intendeva quando, guardando fuori attraverso la finestra del suo studio,  scriveva “L’ infinito”.

Pensare di trovare un buco di parcheggio accontentandosi anche dell’interno di una cabina telefonica in disuso a Monte Vairano, sarà presto uno stato mentale da studiare, una disfunzione emotiva su cui prenderanno forma i nuovi corsi di laurea in psichiatria. Perché in tanti, uscendo da casa, hanno portato sia se stessi che la loro doppia, tripla, personalità. Hanno fatto capolino nelle piazze e tra gli stand anche quelle persone che giorni prima, sui social, attraverso commenti sprezzanti,  rinnegavano l’evento, lo criticavano e non volevano confondersi con il “popolino” in trasferta, abituati da sempre a spiccare tra la massa per decoro e stile ricercato; preferendo di gran lunga caviale e aragoste a lupini e pane con la porchetta da mangiare a mani nude, in piedi. Ebbene, c’erano. Ripresi in tv o apparsi casualmente tra le centinaia di foto che girano da ieri in rete, hanno fatto uno strappo alla regola, hanno stretto i denti, tappato il naso e via, giù a chiedere uno sconto di due ero per comprare l’affettatrice che affetta, spella, apparecchia e ringrazia della fiducia.

Quelli che poi si sono lamentati della scelta ricaduta su un Renzo Arbore qualunque come ospite musicale del tradizionale concerto con cui si chiude l’evento, non si contano. Così come non si poteva contare il numero dei presenti  ieri sera sotto il palco. A questo punto la domanda sorge spontanea:  ma chi è andato al concerto?  Una situazione simile si è verificata quando Berlusconi era al governo. Lui, eletto, era a tutti gli effetti il premier ma nessuno l’aveva votato. Come è stato possibile? Misteri, è proprio il caso di dirlo.

Ma adesso parliamo di soldi perché è stato uno degli argomenti che più ha toccato il cuore a forma di portafoglio di tanta gente, come sempre è accaduto in questi casi da quando io ne abbia memoria.  Il budget speso per avere un ospite di fama internazionale che accontentasse un pubblico eterogeneo e non solo una sua parte, per tanti era troppo, una cosa esagerata.  Uno, a questo punto, si  sarebbe aspettato la proposta alternativa dei cittadini protestanti che avrebbe potuto vagamente somigliare a un “rinunciamo  al concerto e torniamo a casa alle 20”. Oppure un coraggioso “so suonare bene la fisarmonica, per una manciata di soldi salgo io sul palco quest’anno”. E invece no. Tra i tanti commenti di dissenso c’erano delle chicche pazzesche, tipo: “perché non invitare i R.E.M?”, per dire un gruppo a caso. Giusto. Anche io avrei fatto i salti mortali per assistere a un concerto della mia band preferita a due passi da casa. Il problema è che per organizzare una festa che appartiene al popolo, fatta dal popolo con il popolo, bisogna mettere da parte quelli che sono i gusti personali, che riguardano una ristretta nicchia, e realizzare anche che, con il cachet richiesto da tanti artisti di successo per prendere parte a eventi più o meno conosciuti, si potrebbero coprire le spese di dieci futuri Corpus Domini.  Ma detto tra noi, se accontentarsi significa accogliere e ascoltare Arbore con l’Orchestra italiana, allora due domande su quello che la discografia impone alle radio oggi dobbiamo farcela tutti.

E invece, a dispetto di quanti avevano minacciato di boicottare la festa, di quanti sono usciti solo per controllare che non ci fossero abusivi in strada, al posto di godersi una città che così viva e colorata poche volte lo è stata, all’alba di questo nuovo giorno credo sia possibile affermare che questo Corpus Domini è, a tutti gli effetti, riuscito alla perfezione. C’è stato ordine anche nel meraviglioso disordine che solo un intero popolo,  accorso tutto insieme in un unico luogo,  può e deve creare.

La promozione di un territorio si fa anche così: investendo e cercando di imparare dagli errori passati per migliorare. E adesso si può anche continuare a dire che il Molise non esiste: in fondo  è vero. Il Molise non esiste perché, invece, esiste un incredibile, colorato, accogliente, vivo, GRANDE MOLISE. 

 

 

Redazione

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