Cronaca

L’omicidio di Franca Martino e il caso Sepede tornano sul piccolo schermo. In tv il delitto che sconvolse Campobasso

Lunedì 9 marzo  alle ore 23.10 un fatto di cronaca nera avvenuto a Campobasso andrà in onda su RaiTre. La puntata della terza stagione di ‘Commissari sulle tracce del Male’ condotto da Pino Rinaldi, sarà infatti dedicata all´omicidio di Francesca Martino.

Il racconto dell´attività investigativa è stato affidato al Commissario Domenico Farinacci, attualmente vicario del questore di Forlì, all´epoca dei fatti Capo della Squadra Mobile di Campobasso.

Nella puntata anche le interviste collaterali a Concetta Simone in servizio presso l´UPGSP della Questura di Campobasso, all´epoca dei fatti alla Squadra Mobile e a Gaetano Savinetti e Mario Oriente , poliziotti  attualmente in quiescenza, che hanno seguito il caso.

Era il 2002. Il 10 settembre del 2002, quando un omicidio scosse l’intera città. In via Mazzini, nella tipografia di famiglia, Francesca Martino fu trovata morta.

I sanitari erano giunti sul posto allertati da una telefonata anonima, che li avvertiva della presenza del corpo della donna. La vittima, riversa in terra in un lago di sangue, presentava tagli alla testa e al collo.

Le indagini si concentrarono quasi immediatamente su Michele Sepede, genero 35enne della donna, il quale, quattro giorni dopo il delitto, risultò subito iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio della suocera.

Ci fu un lungo interrogatorio fiume. Un interrogatorio in cui fu lo stesso Sepede a raccontare agli inquirenti come quella morte fosse simile a quella del padre.

Una dichiarazione che portò gli inquirenti a voler andare a fondo a quella storia. Il padre di Sepede, Emilio era morto a Busso nel 2000. Morte accidentale. Così almeno era stata archiaviata. Tutto cambiò con la riesumazione del corpo.

Sepede fu accusato anche di quell’omicidio. Prese il via un lungo processo a suo carico che solo nel 2007 vide la condanna in appello dell’uomo alla pena dell’ergastolo. In primo grado l’imputato era stato condannato a trent’anni di reclusione, ma in Appello la condanna fu aumentata.

I giudici accolsero anche la richiesta del procuratore che prevede l’isolamento diurno per sei mesi. Una decisione che arrivò dopo una camera di consiglio interminabile, durata ben due giorni.

Secondo i giudici, a scatenare la rabbia omicida del genero furono le condizioni economiche sfavorevoli di cui l’assassino non voleva far sapere nulla alla moglie.

Il caso portò alla ribalta nazionale il nome dell’avvocato Erminio Roberto, tragicamente scomparso circa un anno fa. Il legale del capoluogo subentrò in un secondo momento nella difesa dell’uomo. Ma in molti sono quelli che associano, ancora oggi, il nome dell’avvocato a un omicidio che, all’epoca, sconvolse la tranquilla città di Campobasso.

Redazione

CBlive

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