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Il teatro dentro le mura per rieducare e investire sulla cooperazione: un successo lo spettacolo diretto da Diego Florio all’interno del carcere di Campobasso

Pensieri, emozioni e arte sono andati in scena nella Casa Circondariale di Campobasso con l’opera teatrale ‘Studio su Pinocchio’ diretta con grande sensibilità e cura da Diego Florio, attore di fama e profonda umanità che ha coinvolto e sostenuto i detenuti in un percorso introspettivo declinando il tempo come opportunità di riflessione e irripetibile spazio per essere.

L’opera teatrale è stata realizzata nell’ambito delle attività extracurriculari organizzate dal Cpia Maestro Alberto Manzi con la collaborazione di tutto il personale del carcere del capoluogo, guidato con grande professionalità dalla direttrice Antonella De Paola.

Alla rappresentazione erano presenti la dirigente scolastica del Cpia Maestro Alberto Manzi, Valeria Ferra, che ha consentito la realizzazione del progetto, l’insegnante Filomena Di Lisio che ha coordinato le attività, le maestre Simona Frangiosa e Barbara Piacente tutor del progetto, la direttrice Antonella De Paola, l’educatore Giuseppe Petrella, le psicologhe della struttura e gli agenti penitenziari che con grande collaborazione hanno contribuito alla realizzazione delle attività.

L’attore Diego Florio

Come ha spiegato Diego Florio, “il teatro insegna a superare le difficoltà, a renderle parte integrante del percorso di crescita di un individuo. È il luogo in cui tutti sono importanti, ma nessuno è necessario. Tutti sono al servizio di qualcosa che va oltre le singolarità: lo spettacolo, che andrà avanti, sempre e comunque”.

“Noi per primi – ha proseguito l’attore – abbiamo dovuto effettuare sostituzioni fino a pochi giorni prima della rappresentazione, ma a nessuno è venuto in mente di tirarsi indietro, perché ormai tutti sentivano la responsabilità dello spettacolo e della necessità di proteggerlo. In questo, tutti i partecipanti, sono stati straordinari. Il teatro insegna perciò lo spirito di servizio e il concetto di quel qui e ora in cui nasce e si nutre la rappresentazione che è, al tempo stesso, metafora della vita: è solo lavorando sul presente, sulla bellezza, che si gettano i semi di un futuro in cui al centro ci sia sempre spazio per l’umanità. Il teatro, che si nutre di poesia, è per questo il luogo del cuore e della riflessione, dell’ascolto e della cooperazione: un luogo senza mediazioni, senza filtri in cui, in un patto antichissimo, uomini in carne ed ossa ancora si incontrano per rappresentare la vita. In altre parole, un luogo dell’anima.

Lo spazio teatrale come spazio di sincerità dove in molti hanno scoperto un talento da coltivare, la recitazione, altri la consapevolezza di poter avere una seconda opportunità, ricalcolando il proprio percorso. Iniziare un viaggio dentro se stessi per riscoprirsi cambiati”.

Infine l’emozione dell’artista Diego Florio esprime sinceramente il senso del suo talento: “perché quegli uomini provenienti da sogni disattesi hanno messo il cuore nella rappresentazione prendendo e allo stesso tempo offrendo la parte migliore di sé”.

Redazione

CBlive

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