“Partimmo minatori: l’emigrazione italiana in Belgio”, a Riccia se ne parla in un convegno

partimmo-minatori-riccia“Partimmo minatori: l’emigrazione italiana in Belgio”. Questo il titolo del convegno che si terrà a Riccia domenica 23 ottobre, alle ore 18.

A parlarne saranno lo storico Francesco Marino e il segretario generale dei minatori del Belgio, Italo Rodomonti.

Il convegno è organizzato dall’amministrazione comunale e dalla Pro Loco e sarà aperto dai saluti istituzionali e del Presidente della Pro Loco, Salvatore Moffa. Gli interventi saranno moderati dal consigliere delegato alla cultura Antonio Santoriello. Per l’occasione sarà anche allestita una mostra fotografica e verrà proiettato un film documentario.

Sono passati settanta anni dall’accordo bilaterale sulla mano d’opera stipulato il 23 giugno 1946 tra l’Italia e il Belgio che mise in cammino alla volta di questa nazione migliaia di italiani.

L’Italia si impegnava a fornire duemila operai alla settimana, forza lavoro impiegata prevalentemente nell’estrazione del carbon fossile. L’accordo prevedeva che la manodopera non dovesse superare l’età di 35 anni, mentre il Governo belga assicurava che le aziende carbonifere avrebbero garantito ai lavoratori italiani alloggi e salari adeguati al tipo di lavoro.

La realtà, come spesso accade, si rivelò, almeno nei primi periodi, molto diversa, e solo con l’andare degli anni e grazie agli sforzi delle organizzazioni sindacali le condizioni di lavoro e la paga sensibilmente migliorarono, ma non tanto la sicurezza dello stesso. Una ricerca belga ha accertato che dal 1946 al 1963 i minatori italiani morti per incidenti furono 867. Questo numero non comprende i minatori deceduti a causa della silicosi, malattia riconosciuta nel novero di quelle professionali solo nel 1964.

Sicilia, in testa, e poi Puglia, Abruzzo, Campania, Veneto, Marche, Molise queste le regioni in cui più alto fu il flusso migratorio verso la regione della Vallonia, dove erano concentrate le miniere carbonifere. Neanche la tragedia di Marcinelle, miniera nella quale nell’agosto del 1956 persero la vita 136 italiani (7 i molisani), servì a fare desistere i nostri connazionali dal lasciare l’Italia, tanta era la fame di lavoro. Gli espatri continuarono per gli anni Cinquanta e per buona parte dei Sessanta.

Oggi, in Belgio, sono stimati quasi 300.000 abitanti di origine italiana e oltre 220.000 di essi sono iscritti all’AIRE (l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero), tale da rappresentare la prima comunità straniera del paese. I molisani sono circa 15.000.

Il Convegno si preannuncia particolarmente interessante perché anche Riccia ha avuto la sua parte in questa emigrazione. Gli iscritti all’AIRE al 2016 sono circa 100, ma sono molti di più quelli stabilitisi ormai da decenni in Belgio. La comunità più estesa si trova nella cittadina di Chapelle Lez Herlaimont, ed essa rappresenta da sola il 60% dei riccesi emigrati. Molti di loro hanno ormai la doppia cittadinanza, tutti sono perfettamente integrati nel paese che li ha accolti.

La manifestazione si inserisce, come afferma il sindaco Micaela Fanelli, nel progetto, intrapreso già da un anno, “di volere stringere in maniera più forte i legami tra il paese d’origine e quelli di accoglienza degli emigrati riccesi per potenziare e indirizzare quelli scambi di tipo culturale, imprenditoriale e turistico, finora lasciati alla libera iniziativa dei singoli”.

Il 2 dicembre scorso, infatti, è stato stipulato un patto di amicizia tra il Comune di Chapelle e quello di Riccia, tra le due cittadine sono inoltre in corso partecipazioni a progetti europei ed è stato avviato l’iter per il gemellaggio.

Nella stessa direzione va la proposta del consigliere Antonio Santoriello di erigere a Riccia un Monumento all’Emigrante, un monumento che “costituirebbe un omaggio, e anche una forma di risarcimento morale, a tutti gli emigrati riccesi che hanno saputo farsi strada e saputo creare ricchezza nei paesi che li hanno accolti, ma hanno saputo anche mantenere un sincero e profondo attaccamento con i loro paese di origine”.

La proposta è stata deliberata all’unanimità dal Consiglio comunale il 25 novembre 2015.

Redazione

CBlive

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