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Psicologia Live / Emergenza Covid: come affrontare le conseguenze psicologiche

È di grande attualità l’emergenza COVID-19 dal punto di vista medico-sanitario e delle misure da mettere in atto per contrastarla, dei dati del contagio e della letalità del virus, ma è stata poco affrontata la tematica delle ripercussioni emotive che si avranno, vivendo in questo periodo di isolamento forzato.

Il lavoro psicologico di stare con il dolore del’altro è, ad oggi, lasciato quasi totalmente all’enorme impegno di associazioni o di singoli professionisti che gratuitamente forniscono supporto telefonico alla popolazione per il bene e la vicinanza comune.

La situazione di emergenza dovuta alla pandemia, mette a dura prova la salute psicologica, soprattutto perché la “sospensione dalla normalità” non è facilmente metabolizzabile da tutti, ognuno reagisce secondo i propri tempi e utilizza la propria capacità di  coping sviluppata fino ad oggi, ovvero impiegando i propri meccanismi psicologici adattivi messi in atto per fronteggiare e tollerare al meglio lo stress a cui siamo sottoposti quotidianamente.

Da un giorno all’altro ci si ritrova a non poter essere circondati dall’affetto dei nostri amati, a non poter frequentare gli amici, a rinunciare alle relazioni con gli altri, che rappresentano per gli uomini la principale fonte di piacere e di conforto, di scambio e di confronto, soprattutto in caso di necessità. E’ possibile dunque notare, oltre ad uno stato di incertezza e preoccupazione rispetto l’oggi e il domani, il drastico cambiamento che ha minato lo stile di vita e la libertà individuale delle persone.

Le persone, per contrastare la rassegnazione mobilizzata dalla pandemia, si sono fatte forza a vicenda, hanno tentato di creare un’identità sociale comune connota da altruismo, scambio, confronto e crescita, attraverso incontri dai balconi o sui social network, facendo emergere un popolo unito nell’emergenza, non individualista come quello che è stato negli ultimi decenni.

Le reazioni psicologiche che l’emergenza da Covid-19 sta sollecitando sono riscontrabili non solo a livello individuale, ma anche collettivo in quanto, soprattutto durante le prime fasi dell’epidemia, le persone in massa si sono allontanate dalle zone critiche raggiungendo i propri cari lontani, hanno assalito i supermercati adottando dunque comportamenti connotati da eccessi in reazione ad una situazione di crisi che genera panico ed irrazionalità.

Le risposte individuali variano in base alle risorse personali, alla famiglia d’origine ed attuale, al contesto socio-culturale di ciascuno che, a loro volta, modulano i livelli di ansia e di paura sperimentati. Alcuni individui provano solo normali sentimenti di solitudine, vuoto, tristezza, mancanza, che si uniscono alle preoccupazioni per la salute, per le finanze e per il futuro; essi si configurano come  stati emotivi intensi ma sopportabili perché transitori e fronteggiabili. Oltre ad attivare le emozioni fin ora evidenziate, il virus slatentizza l’impotenza psichica dovuta al trauma (Freud, 1926) per cui, le perdite, la destrutturazione e gli sconvolgimenti del quotidiano, divengono maggiormente difficili da essere gestiti, ancor di più per chi già si trovava in determinate condizioni psicopatologiche, di fragilità o di disabilità.

E’ bene dunque prestare attenzione allo stato di salute psicologico, soprattutto delle persone più a rischio aiutandole a ridurre la percezione di isolamento e di alienazione, attraverso l’uso dei mezzi tecnologici di cui disponiamo, anche se questi ultimi non equivalgono alla relazione autentica, ma “tamponano” l’assenza di essa, assolvendo nel virtuale la funzione di presenza e supporto.

Lì dove si ravvisino segnali di malessere e perdite importanti che potrebbero comportare una caduta depressiva non risolvibile con il ritorno alla normalità è necessaria la frequentazione, seppur attualmente tramite dispositivi elettronici, di luoghi di cura per rielaborare il passato e ricollegarsi al presente, consentendo al sintomo di passare per la parola liberatrice.

E’ importante sottolineare che solo attraverso un’informazione responsabile è possibile affrontare le preoccupazioni e l’incertezza della comunità, evitando che esse si trasformino in comportamenti incontrollati che, tuttavia, possono diventare rischiosi e sfociare in disturbi. Occorrerebbe però anche un congruo numero di specialisti della salute mentale che curino la comunicazione sull’impatto psicologico dell’epidemia di COVID-19, i sentimenti di vuoto e abbandono delle persone, attraverso un ascolto attivo, partecipe e attento dei vissuti altrui, garantendo empatia, ma al tempo stesso la giusta distanza, e capacità di contenere le angosce altrui, a partire dalla risonanza emotiva che la persona suscita nel professionista.

Lo scenario che affolla la mia mente in questo periodo è metaforicamente quello bellico, in cui muoiono tanti innocenti e anche “eroi” che salvano gli altri, in cui vi è un contrasto tra il mondo interno delle persone e quello esterno imposto dalla realtà, tra individui paralizzati dentro le case e grande mobilità all’interno degli ospedali e delle cliniche.

La riflessione suscitata dall’emergenza è che, anche questa volta, la nostra nazione scende in campo le sue forze per “vincere la guerra” ma si rivela esser poco sostenuta nella sua gestione emotiva, sia rispetto il personale che vi opera, che per quanto riguarda gli utenti affetti dalla malattia, che rispetto le famiglie degli utenti e dei sanitari. Il virus viene descritto come un nemico forte e meschino, a causa della sua invisibilità nello sferrare l’attacco all’avversario, lasciandolo nei casi più gravi, morire da solo, senza il sostegno emotivo dei familiari che, a loro volta, non hanno la possibilità di elaborare adeguatamente il lutto.

Concludo l’articolo con l’augurio che in una società, sempre più esposta alle emergenze, non solo sanitarie ma anche ambientali, lo Stato possa pensare all’intervento degli psicologi-psicoterapeuti in termini di prevenzione, non solo di abilitazione e riabilitazione in condizioni nefaste, affinchè le persone possano auspicare davvero a condizioni di benessere garantendo una dignitosa qualità della vita per tutti.

 

Dott.ssa Simona Pranzitelli; Psicologa clinica e dell’emergenza; Esperta in Psicodiagnosi clinica e forense; Membro ordinario Società Italiana Rorschach. Si occupa di consulenze psicologiche, disabilità, diagnosi multidimensionale, laboratori psico-espressivi

 

BIBLIOGRAFIA: Stare con il dolore in emergenza, Franco Angeli, DI IORIO, GIANNINI (2018); La cura psicoanalitica, Bollati Boringhieri, KOHUTH (1986); La voce del corpo, BRIA; BUSATO BARBAGLIO, RINALDI Franco Angeli (2009.

Redazione

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