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Parco Archeologico di Sepino: le associazioni matesine insorgono contro l’installazione dei pali eolici

Domenico Rotondi

La questione matesina continua ad essere al centro dell’attenzione degli studiosi e dei politici lungimiranti, anche alla luce dello straordinario assalto eolico sferrato dagli amanti del vento sui suggestivi crinali del Parco Nazionale del Matese. In effetti, non è bastata neppure la puntuale ed articolata perimetrazione cartografica, redatta e depositata dai tecnici qualificati dell’I.S.P.R.A., per frenare le mire espansionistiche di chi ha oltraggiato la caratteristica paesaggistica dei versanti beneventani prossimi al territorio molisano.

Negli ultimi tempi, c’è stata addirittura la messa a punto di un vero e proprio accerchiamento eolico in danno dell’incantevole città di Altilia, oscurando, persino, la nascita del costituito Parco Archeologico di Sepino quale ente culturale di primo piano nel panorama interregionale del Meridione d’Italia.

Eppure tale strategica azione ha ignorato il pilastro centrale intorno a cui ruota l’intera impalcatura sia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che della qualità ambientale promossa e normata dalle diverse istituzioni. Il dato, infatti, riguarda la corretta applicazione operativa del principio Do No Significant Harm (DNSH), secondo cui gli interventi previsti nei programmi strutturali non possono arrecare danni significativi all’ambiente, dovendo rispettare la piena sostenibilità della transizione energetica.

Per di più, l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani garantisce la libera fruizione dei patrimoni pubblici di carattere culturale e naturalistico, nonché la opportuna valutazione degli effetti causati dall’uso delle moderne tecnologie sui contesti territoriali. E’ questo il fondamento della nuova programmazione europea, concretizzatasi attraverso il rapporto ‘The role of culture in non-urban areas of the European Union’.

Da ciò consegue che il settore turistico, anche nelle aree non urbanizzate, ha la possibilità, oggigiorno, di rappresentare un significativo comparto occupazionale per le giovani generazioni. Pertanto, tale progettualità energetica, pur essendo valida sul piano generale, necessita di una dimensione funzionale sui territori, capace di salvaguardare sia i patrimoni ambientali, sia le preesistenze archeologiche ed artistiche.

In ragione di quanto detto, le associazioni territoriali del Matese Sud-Orientale e della Valle del Tammaro hanno presentato dettagliate osservazioni tecniche al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica circa l’incredibile distretto eolico previsto nei pressi del Parco Archeologico, e precisamente lungo l’importante corridoio naturalistico Guardia Sanframondi-Morcone-Sepino, di fatto già inserito nella Rete Natura 2000 per la tutela della biodiversità e nell’area centrale del Parco Nazionale del Matese.

Da qui il documento comune firmato da Italia Nostra Matese Tammaro, Sepino nel Cuore, l’associazione Galanti di Santa Croce del Sannio, La Cittadella di Morcone, WWF Sannio e l’associazione Togo Bozzi di Guardia Sanframondi.

Un atto importante che, oltre a rilevare l’inaccettabilità dell’avanzata eolica sul Matese, ha evidenziato i seguenti aspetti:

  1. la vulnerabilità del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela ricadente nei comuni di Morcone, Santa Croce del Sannio, Circello, Reino, Pesco Sannita, San Marco dei Cavoti, San Giorgio La Molara e Buonalbergo con evidenti rischi di natura conservativa;
  2. la necessità di salvaguardare contemporaneamente sia la ricchezza paesaggistica che l’elemento culturale dell’intero comprensorio, evitando ogni bruttura nei pressi dei pregevoli siti del Matese;
  3. la carenza di una valutazione ambientale obiettiva circa il crescente consumo di suolo registratosi sui crinali di Morcone, San Lupo e Pontelandolfo, peraltro legati naturalmente al territorio molisano;
  4. la presenza lungo le aree indicate di importanti vincoli normativi;
  5. l’unicità archeologica dell’antica Saepinum;
  6. la mancata valutazione dell’impatto cumulativo eolico rispetto alla fauna con particolare riferimento all’Oasi WWF di Campolattaro;
  7. la necessaria rivalutazione del contratto di Fiume e Lago, in relazione al previsto attraversamento del Fiume Tammaro.

Un documento che, per tali ragioni, vuole responsabilizzare chiaramente le Giunte regionali della Campania e del Molise di fronte all’obbligo di rispettare, opportunamente, il criterio morale della buona amministrazione.

La statutella della dea Mefite, conservata presso il Museo Archeologico di Saepinum

 

Redazione

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