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In Italia in 10 anni 250mila giovani in meno: anche il Molise perde la sua parte migliore. Le storie di chi ha lasciato la ventesima regione

Da Campobasso in molti hanno deciso di trasferirsi in Inghilterra, dove ora fanno i conti con l’ipotesi dell’hard Brexit

Paolo, Giovanni, Margherita. Nomi di fantasia dietro storie vere. Storie che raccontano di giovani molisani partiti alla volta di un altro Paese per costruirsi un futuro. Per trovare un lavoro.

Da Campobasso hanno volato in direzione Londra molti anni fa. Di certo la meta più ambita dai giovani italiani che decidono di emigrare. Ora a certificarlo non ci sono solo le storie di Paolo, Giovanni e Margherita, ma anche la nona edizione del Rapporto sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, presentato ieri, 8 ottobre, a Roma.

Un dossier che scatta una foto impietosa di un Paese sempre più anziano, dal quale i giovani sono costretti a fuggire.

Da circa dieci anni, infatti, l’Italia è tornata a essere terra di emigrazione, perdendo quasi 500 mila italiani.

Tra questi circa la metà sono giovani e hanno tra i 15 e i 34 anni. Una fuga che all’Italia è costata quasi 16 miliardi di euro. Numero quest’ultimo che rappresenta il valore aggiunto che i giovani emigrati potrebbero realizzare se fossero occupati nel nostro Paese e che si aggira attorno a un punto percentuale del Pil.

Un’emorragia senza fine che stranamente da quello che può sembrare, questa volta, non vede una differenza sostanziale tra Nord e Sud. I giovani fuggono anche dalla Lombardia, dal Veneto, dal Trentino Alto Adige.

Quasi un quinto dei ragazzi che hanno lasciato l’Italia negli ultimi dieci anni, infatti, proviene dalla Lombardia (18,3%). Seguono Sicilia, Veneto e Lazio, con oltre 20 mila emigrati ciascuno. Sono dati questi, che non contemplano, tuttavia, la migrazione interna, ovvero i giovani che dal Sud si trasferiscono al Nord del Paese in cerca di lavoro. Ecco perché proprio per le regioni meridionali il dato potrebbe essere ‘falsato’ dietro cifre che, probabilmente, sarebbero più impietose.

In un quadro italiano sempre più desolante non fa di certo eccezione il Molise che, in base al Rapporto, in dieci anni ha perso 1300 giovani. Molti di più se si tiene conto dell’emigrazione interna.

Tra questi giovani ci sono anche Paolo, Giovanni, Margherita. Plurititolati e con diverse esperienze di lavoro alle spalle. Tutte esperienze con retribuzioni che non gli avrebbero consentito, nemmeno in città come Campobasso, di poter mettere su famiglia, costruirsi un lavoro o, assicurarsi contributi accettabili per il futuro.

A Paolo, Giovanni e Margherita non è rimasto che partire.

Nella valigia ad accompagnarli c’erano speranza, sogni e una buona dose di paura.

Anche loro, così come tanti altri giovani italiani, sono stati accolti dal Regno Unito.

Non è stato facile.

Alcuni di loro per mesi hanno lavato bicchieri e combattuto con una lingua che, probabilmente, non sentiranno mai davvero loro. Eppure ce l’hanno fatta a fare dei progressi.

“L’Inghilterra non è come l’Italia. Se vali, hai voglia di lavorare, ti sai interfacciare con le altre persone ci sono buone probabilità di crescita. Sono paesi civili di certo non dilaniati dal malcostume che dilaga nel nostro paese o nella nostra regione”, racconta ad esempio Margherita che ora è preoccupata per quello che potrebbe accadere in vista di quella che si prospetta con un hard Brexit.

Nelle sue stesse condizioni tanti altri giovani molisani emigrati negli ultimi anni.

Tanti altri giovani italiani.

La parte migliore di un Paese che ha perso in partenza la sua sfida sul futuro. Che ha demolito la sua ipoteca in vista del domani.

Se Margherita e gli altri decideranno di andare via anche dalla città che gli ha ospitati è ancora tutto da vedere.

“Seguiamo con attenzione quello che accadrà. Poi bisognerà fare i conti e decidere, portafogli alla mano, se restare qui sarà ancora conveniente”. E se non lo sarà le porte sono ancora aperte in altri Paesi. Tanti eccetto l’Italia.

Ritornare? “Una pura follia”.

“Quando vivi fuori per tanti anni poi non ci stai più a ciò che accade da noi. Non ci stai più a quei diritti che troppo spesso vengono negati. Noi ci stai più a quella politica locale capace di dire chi può lavorare e chi no. Decidi di dire no a tante cose, a tanti compressi, anche se l’Italia, gli affetti, la cucina e la bellezza del nostro paese continua a mancarti”.

“Sono certo che potremo continuare a stare qui. Abbiamo lavorato tantissimo, lo continuiamo a fare ogni giorno e non sono disposto a dover rinunciare a tutto quello che, con enormi sacrifici, sono riuscito ad ottenere”, è, invece, il pensiero di Giovanni che, nonostante, il suo futuro continua a vederlo, con ottimismo, in UK.

Più possibilista anche Paolo che, almeno al momento, non vuole fare i conti con quello che potrà accadere di qui a breve.

E Paolo, Giovanni, e Margherita con o senza Brexit continueranno a essere i giovani di cui il Molise dovrà fare a meno.

Perché, se una cosa è certa, è che, con o senza Brexit, nessuno di loro farà ritorno nella ventesima regione.

E non c’è nessun assurdo reddito di residenza che potrà convincerli.

Redazione

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