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In 5 punti il ‘no’ al Gay Pride: i vescovi molisani scrivono a chi aderirà alla manifestazione

"Sarà un momento di confronto culturale e sociale, ma la famiglia è quella con una mamma e un papà"

I vescovi del Molise, Giancarlo Bregantini (Campobasso-Bojano), Camillo Cibotti (Isernia-Venafro), Gianfranco De Luca (Termoli – Larino) e Claudio Palumbo (Trivento) si rivolgono a chi prenderà parte, il prossimo 28 luglio, al Molise Pride.

Pur definendo  l’iniziativa “un momento di apertura e verifica” ,  i metropoliti aprono una riflessione sul tema e in modo particolare sul concetto di famiglia, quelle composta da una “mamma e un papà e aperte alla vita”.

In cinque punti i vescovi della regione vogliono “esprimere il cuore della nostra terra”,  che per gli stessi si configurano, inoltre, come eco delle parole, sempre belle e precise, di papa Francesco, che ha più  volte manifestato attenzione nei confronti di chi vive una realtà sessuale diversa. Ma che ha espresso bene il suo pensiero, proprio nell’enciclica sul Creato, la Laudato Sì, al numero 155″.

E in definitiva è proprio questo che i metropoliti ripropongono: il pensiero di Papa Francesco che in un passaggio di tale enciclica parla “dell’accettazione del proprio corpo come dono di Dio”, sostenendo come sia necessario “apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità” per “riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé”.

Di seguito i cinque punti elencati dai vescovi molisani:

  1. Noi siamo contenti e lo diciamo con gioia di aver avuto nella nostra infanzia un papà ed una mamma, e di essere cresciuti all’interno di famiglie, aperte alla VITA.
  2. Per noi, donare la vita è infatti la gioia più grande ed il dono più augurabile per tutti, poiché in questa relazione vitale si esprime in pienezza l’amore reciproco.
  3. Sentiamo con freschezza che il nostro corpo ci pone in relazione diretta con l’ambiente e con gli altri esseri viventi. Perciò, l’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è per noi necessaria per accogliere ed accettare il mondo intero, come dono nella Casa comune. Invece, constatiamo che quando viviamo una logica di dominio sul nostro corpo entriamo, purtroppo, in una logica, a volte sottile, di dominio sul creato. E’ la motivazione ecologica.
  4. Apprezziamo quindi il nostro corpo nella sua femminilità o mascolinità. Ci è necessario per poter riconoscere noi stessi nell’incontro con il diverso da noi. In tal modo, ci è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore ed arricchirsi reciprocamente. E lo diciamo con convinzione e dignità, nella esperienza quotidiana, specie nell’accompagnamento educativo degli adolescenti e dei giovani. E’ la motivazione antropologica.
  5. Ci piace, allora, innestare questa feconda riflessione sul proprio corpo, ammirato nella sua differenziazione sessuale, dentro l’intero cammino familiare, ecologico e sociale. Dal corpo, passiamo così subito al creato e alla società intera. In entrambi, la differenziazione sessuale è vitale. Ed arricchente. Nella crescita di tutti. Infatti, più siamo capaci di accoglierci autentici sul piano sessuale, più ci accorgiamo di essere capaci di accogliere le varie etnie e lingue e culture, nella loro nativa ricchezza sociale e politica. Perciò più aperti all’accoglienza degli immigrati e dei richiedenti asilo. E’ la motivazione sociale che regge questa nostra impostazione.

“Sentiamo – concludono poi i vescovi del Molise firmatari del decalogo – che anche questo evento sarà un’occasione di reale confronto, culturale e sociale. Chiediamo certo massimo rispetto delle convinzioni religiose ed etiche di ciascuno, per crescere bene insieme”.

Redazione

CBlive

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