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Acqua bene comune, le associazioni rivendicano i diritti dei cittadini. “Il servizio idrico integrato va affidato a Molise Acque”

libera_conf_stCRISTINA SALVATORE

L’acqua è un bene comune e un diritto universale. Il popolo sovrano così si era espresso attraverso il referendum del giugno 2011 che decretò la vittoria schiacciante del Sì, consegnando l’oro blu nelle mani di una gestione pubblica e partecipata. Ma il rischio che il volere popolare, insindacabile come sancisce la Costituzione stessa, oggi possa non essere rispettato, è la principale preoccupazione della Fondazione “Lorenzo Milani” Onlus, di Libera Molise e del Comitato Acqua Bene Comune Termoli.

Le associazioni in questione, in un’apposita conferenza stampa, hanno voluto richiamare l’attenzione dei cittadini perché preoccupate circa le sorti della gestione pubblica dell’acqua, temendo che interessi privati possano mettere le mani su quello che è, e deve rimanere, un bene di tutti.

 “I  governanti – le parole del referente regionale di Libera Molise, Francesco Novelli – sembrano sordi alla volontà popolare. Noi paventiamo che solo a chiacchiere si dica che l’acqua rimanga pubblica ma poi, quando l’acqua entra nei comuni, e i comuni hanno problemi di gestione, chi ne decreterà il destino? Noi proponiamo – ha continuato –  che Molise Acque si preoccupi della distribuzione e gestione dell’acqua, da quando esce fino a quando arriva nei rubinetti dei cittadini. Una Molise Acque riformata secondo quei principi che attengono ad un buon livello di funzionamento. Hanno personale, macchine e tecnici, ebbene – ha concluso –  perché non utilizzare e ampliare questo patrimonio di lavoro che il Molise possiede?”.

Le perplessità delle associazioni riunite a Palazzo San Giorgio sono numerose, compresa la possibilità che l’oro blu possa essere mercificato e sottoposto a leggi di mero profitto. Stando alle parole dei rappresentanti presenti in aula, la classe dirigente avrebbe interessi molto più ampi. La discussione in Consiglio regionale di una nuova legge sull’acqua insinuerebbe il dubbio che tale legiferazione potrebbe non obbedire al dettato referendario mettendo in grosso rischio un bene essenziale.

In particolare, secondo il pensiero delle associazioni riunitesi ieri, sarebbe in corso un attacco a tenaglia da parte delle multinazionali soprattutto nelle regioni del Sud, dal Molise alla Campania, dalla Basilicata alla Puglia. Sostenute da leggi nazionali, starebbero cercando in tutti i modi di estromettere gli enti locali e le comunità territoriali dalla gestione dell’acqua, provando ad impadronirsi delle fonti attraverso aggregazioni di gestori.

“Siamo sotto attacco –  come ha dichiarato Marcella Stumpo della Fondazione Milani –   di aggregazioni controllate in gran parte da Acea,  l’ente che gestisce anche a Roma e che, tra l’altro, attraverso la sua controllata Crea è presente ancora a Termoli, nonostante  il referendum. Una regione così piccola, con dei costi alti, perché la gestione dell’acque e della depurazione per i comuni è complessa, arriverà presto ad uno stato di emergenza. La legislazione nazionale impone  il commissariamento all’ente ragionale che non si adegua all’individuazione del gestore unico, e in questo modo i cittadini sono praticamente espropriati del diritto sancito dal referendum. Si va a toccare qualcosa che è un diritto alla vita. Bisogna che la regione Molise non si faccia complice di questi tentativi di espropriazione del bene comune “acqua” perché in Molise il tasso di Sì nel referendum è stato il più alto in Italia. Quindi, ignorare la voce dei cittadini in una maniera così eclatante, vorrebbe dire sancire quell’abisso che ormai si è spalancato tra cittadini ed istituzioni. Noi abbiamo chiesto di essere ascoltati in terza commissione regionale – ha continuato la Stumpo – per poter intervenire chiarendo la posizione di chi ha lottato per anni, ma ci è stato risposto che si stavano occupando di questioni giuridiche e quando si sarebbe parlato di gestione, saremmo stati chiamati. Come se l’impianto giuridico potesse essere qualcosa di staccato dalla gestione. Se nell’impianto giuridico – ha conclus o– non viene detto chiaramente che il diritto privato non entra in nessuna fase della gestione del bene acque si apre un’autostrada al diritto privato. Sta succedendo questo in Italia: si prende la proprietà di tutti e la si vende al privato”.

La proposta concreta delle associazioni, sarebbe quella di affidare la gestione all’azienda speciale “Molise Acque”, che rappresenterebbe una garanzia per l’intero sistema idrico molisano riuscendo ad arrivare fino ai comuni. Riformata e modificata nel suo interno, potrebbe collegare il centrale alle utenze singole con costi minori poiché già presente sul territorio. Vietando a Molise Acque il servizio idrico integrato, perché non previsto nello statuto, le probabilità che la gestione di un’intera regione venga presa in carico da una grande organizzazione economica già presente a Termoli, sarebbero molto alte.

“Questa realtà si sta avvicinando – ha incalzato Novelli – e  noi vogliamo che sia chiaro a tutti che intraprenderemo  una lotta serrata. Vendere l’oro del Molise, cioè l’acqua, significa consegnare questa regione alle leggi di mercato. Enti enormi che nel 90% dei casi gestiscono anche rifiuti ed energia, quindi il pericolo è quello di consegnare dei segmenti pericolosissimi, per quanto riguarda la salute pubblica, nelle mani di persone che hanno come unico scopo il Dio profitto. Acea – ha proseguito – è quella che ha tagliato l’allaccio dell’acqua a centinaia di famiglie indigenti nel Lazio, senza rispettare il decreto dell’Onu che stabilisce che cinquanta litri di acqua siano il minimo indispensabile per garantire il diritto universale a qualunque essere umano. Utilizzare un ente che già esiste, anche se andrebbe ripensato, che è pubblico e più vicino al cittadino, appare l’unica soluzione possibile. Continueremo in tutti i modi, anche per vie legali, questa battaglia. Il Molise è una piccola miniera per questi colossi, perché siamo poveri ma non di acqua, la risorsa principale che alimenterà non solo il business ma anche le guerre attuali e future. La nostra battaglia – ha concluso – potrebbe apparire agli occhi dei politici come una battaglia di retroguardia. Noi invece sappiamo di avere un tesoro enorme, l’acqua, e per questo la nostra è una battaglia di grossa civiltà”.

Redazione

CBlive

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