Cronaca

In Molise gli specialisti evitano le ricette rosse e i medici di base vengono sanzionati. Cittadini ignari e controllori ciechi

Un modello di ricetta sanitaria rossa
Un modello di ricetta sanitaria rossa

FABIANA ABBAZIA

La prescrizione di farmaci o accertamenti non è compito esclusivo del medico di famiglia, ma, in alcuni casi, rientra tra i doveri di tutti i medici convenzionati o dipendenti del Servizio Sanitario Regionale. A stabilirlo in Molise, così come nelle altre Regioni d’Italia, ci ha pensato la determina numero 95 del 10 giugno 2015 del Direttore Generale per la Salute. Un principio, però, che nella piccola regione rischia di restare esclusivamente sulla carta. A lanciare l’allarme sono un gruppo di medici di base del capoluogo che dicono di sentirsi di fatto “ricattati” da un sistema che di per sé non funziona.

Secondo la normativa vigente, infatti, i medici degli ospedali pubblici, gli specialisti convenzionati che operano nelle strutture dei distretti  dell’Azienda sanitaria regionale, al momento della presa in carico dell’assistito o al momento delle dimissioni da un ricovero, hanno l’obbligo di rilasciare ricette in forma dematerializzata. Nel caso siano impossibilitati a utilizzare questa forma innovativa di prescrizione, al pari del medico di base, possono utilizzare anche il cosiddetto ricettario ‘rosso’. Per legge, ciò deve avvenire quando lo specialista ritiene necessarie ulteriori indagini, oppure per eventuali esami preliminari agli esami strumentali, per accertamenti da compiere prima di ricoveri o interventi chirurgici o, per la richiesta delle prestazioni, compresi eventuali farmaci, da eseguire entro 30 giorni dalla dimissione o dalla consulenza specialistica. Un principio questo, valido anche nei casi in cui il paziente venga dimesso da un ricovero e non sia possibile provvedere alla dispensazione diretta del primo ciclo di terapia da parte della struttura.

Insomma, si tratta di una casistica dettagliata che definisce bene i diritti degli assistiti, di cui però sono gli stessi pazienti il più delle volte a non averne contezza. Così dopo visite specialistiche in cui viene loro consegnata la classica ricetta bianca, ignari della normativa si recano dal medico di famiglia per ottenere la ricetta rossa.

Si tratta di un sistema in cui però il meccanismo rischia di incepparsi quando poi a essere sanzionati per le troppe prescrizioni sono sempre e solo i medici di base.

Tuttavia, se la legge non ammette ignoranza, perché molti specialisti in Molise evitano ancora l’utilizzo del ricettario rosso? Una semplice dimenticanza? Un mancato aggiornamento sulle attuali normative in vigore o magari una  possibile ‘furbata’ che rende il loro lavoro virtuoso gli occhi del sistema sanitario regionale? Le ipotesi certo non mancano, ma tutta la vicenda rischia di ingarbugliarsi ancora di più, se per chi dovrebbe vigilare, ovvero dirigenti e primari, diviene più facile rivolgere lo sguardo altrove. Nonostante, la medesima determina, parli di eventuali sanzioni disciplinari per coloro che non si attengano a quanto stabilito.

Intanto, dopo aver raccolto numerose ricette bianche il gruppo dei medici di base del capoluogo tornerà a chiedere spiegazioni al dirigente preposto, dal quale ora non può non arrivare una risposta e una motivazione sulle negligenze degli specialisti.

 

Redazione

CBlive

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