A Piazzetta Palombo il film-documentario ‘Lascia stare i Santi’. In Piazza della Repubblica ‘Taranta D’Amore’

Un'immagine di 'Lascia stare i Santi'
Un’immagine di ‘Lascia stare i Santi’

Sarà la location di Piazzetta Palombo domani, giovedì 15 giugno 2017, dalle ore 20,30, a ospitare il film-documentario ‘Lascia stare i Santi’ con la regia di Gianfranco Pannone. L’evento rientra nel cartellone del Corpus Domini, organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Campobasso, con la collaborazione di ‘Molise Cinema’.

Il film-documentario contiene immagini datate dell’Istituto Luce della sfilata dei Misteri. Intervengono alla serata Gianfranco Pannone, Ambrogio Sparagna e Federico Pommier.

Ritorno al cinema etno-antropologico tradizionale, quello di De Martino e De Seta, viaggio in Italia lungo un secolo nella devozione religiosa popolare. Santi antichi – si legge sul sito cinecitta.com – e più recenti, madonne bianche e nere, processioni devozionali. Espressioni di un bisogno di sacro in apparenza molto lontano da noi, ma che così lontano non è. Ancora oggi, specie nel Sud Italia, con “isole” anche al Nord, la fede popolare è un fatto concreto, che trova la sua massima espressione nel canto, nella musica. E i suoni proposti in questo film da Sparagna – musicista ed etnomusicologo – accompagnamento ideale delle immagini tratte dall’Archivio Luce, ne sono una chiara testimonianza.  Le voci narranti sono di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni.

“L’Italia arcaica – afferma Pannone su cinecittà.com – non è così lontana da noi. Io sono credente ma con uno sguardo laico. So che i nostri nonni sono stati indotti a vergognarsi delle proprie origini contadine. Mia zia invece di portare uova fresche a pranzo portava il panettone Motta e l’amaretto di Saronno. Questo è il dramma antropologico reso anche dalle parole di Pasolini lette da Gifuni nel film. E’ una cosa a cui tengo molto, nel film c’è il mondo della religione ma anche le voci degli intellettuali. Gramsci, Silone. E quelle degli gnostici. Ci manca culturalmente qualcosa, ed è la coscienza. La coscienza del mondo da cui proveniamo, e non si tratta solo di essere religiosi. Non volevo raccontare il passato contadino e pastorale solo attraverso la miseria del vivere quotidiano, cercavo qualcosa che fosse anche festoso e mistico.  Questo dice il popolo di cui ci siamo dimenticati, il popolo della magia che non è solo superstizione, ma strumento utile a rendere la vita più sopportabile. Il santo fa da tramite. Questo restituisce realmente dignità a quel mondo popolare, il mondo del sacro che va rispettato ma prima di tutto individuato e messo in rapporto con la natura”. 

A seguire, alle 22, in Piazza della Repubblica, è in programma ‘Taranta D’Amore – La notte del gran ballo’, Ambrogio Sparagna&Orchestra Popolare Italiana dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

Taranta d’Amore è una grande festa-spettacolo dedicata al ricco repertorio di serenate e balli della tradizione popolare italiana: gighe, saltarelli, ballarelle, pizziche, tammuriate e, soprattutto, tarantelle, la danza matrice di tante tradizioni musicali delle regioni italiane. Al centro della scena Sparagna, sostenuto dalla straordinaria energia e bravura dei musicisti dell’Orchestra, dà vita a una grande festa spettacolo che riesce ad animare la piazza, la fa saltare al ritmo vorticoso dei nostri balli popolari, tra organetti, chitarre, ciaramelle e tamburelli.

Nel corso dello spettacolo il pubblico diventa ‘protagonista della festa’ e si lascia piano piano travolgere dalla forza della musica abbandonandosi agli inviti del Maestro a ballare, battere le mani, sorridere e fischiare una melodia, cantare un ritornello e sorridere per un numero a effetto.

Così stregati dall’energia del ritmo e affascinati dalla varietà e originalità dei suoni degli strumenti popolari e dalla forza delle voci che cantano tanti dialetti diversi, tutti si ritrovano a rivivere suggestioni ed emozioni straordinarie tipiche delle antiche feste contadine italiane.

Redazione

CBlive

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