Attili (Uilpa): “Riforma Pa, una bolla di sapone. Senza contratto nessuna riforma può migliorarne l’efficienza”

Sin dall’inizio abbiamo espresso un giudizio assai critico nei confronti della riforma della Pa. Un disegno disorganico, misure spot, interventi destinati ad incidere, spesso negativamente, in maniera micro settoriale, e del tutto sganciati da una logica riformistica d’insieme”: lo dichiara in una nota il Segretario generale della UILPA, Benedetto Attili.

“Ora che il decreto legge 90/2014 ha concluso l’iter parlamentare ed anche alla luce di quanto contenuto nel disegno di legge delega approdato in Parlamento”, prosegue Attili, “il nostro giudizio è pienamente confermato. Si è delineato  un progetto di riforma del tutto atipico,  che  non corrisponde affatto agli annunci roboanti dei  suoi fautori, non apportando alcun miglioramento all’assetto,  alla  funzionalità ed all’efficienza della macchina pubblica. Al contrario, da tale disegno conseguono effetti destinati ad incidere negativamente  sull’erogazione dei servizi pubblici attraverso l’introduzione di  ulteriori misure penalizzanti nei confronti dei lavoratori che vi sono preposti.  Si tratta dell’ennesima mortificazione di coloro che operano nei pubblici uffici ovvero di quei soggetti cui la stessa Carta Costituzionale aveva attribuito un profilo di profondo rispetto attraverso il perfetto connubio tra gli elementi distintivi del rapporto di pubblico impiego ed il valore del lavoro, inteso come strumento di dignità umana”.

“Il disegno era chiaro sin dall’inizio”, aggiunge  Attili.  “Snobbare il necessario confronto con le parti sociali su un tema così importante e delicato ci ha reso immediatamente consapevoli dell’ennesima beffa che si intendeva perpetrare a danno dei lavoratori: mobilità coatta, demansionamento, drastiche limitazioni all’esercizio delle libertà sindacali, quali presidio di democrazia, sono i tre puntelli su cui si regge il primo atto della pseudo-riforma.  Seguiranno a ruota lo smantellamento della rete periferica pubblica con il conseguente arretramento della presenza dello Stato sul territorio, una nuova precarizzazione dei rapporti di lavoro, quelli della  dirigenza, che di fatto legittima gli strumenti che ne consentono l’asservimento politico.  Ma ancora più grave si configura la previsione di un intervento inteso a rimodellare il lavoro pubblico e la funzione della contrattazione attraverso l’esercizio di una delega  estremamente carente di criteri direttivi precisi, priva quindi di quel perimetro d’azione richiesto dal nostro ordinamento giuridico, senza il quale si rischia di incorrere in un “eccesso di delega” non sanzionabile in sede parlamentare”.

Conclude Attili:  “Una cosa è certa, se il Governo vuole salvare la Pubblica amministrazione, se si vogliono garantire ai cittadini ed alle imprese servizi pubblici efficienti e funzionali alle loro esigenze, l’impegno deve essere quello del rinnovo dei contratti dei lavoratori del Pubblico Impiego, con effetto dal 1° gennaio 2015.  Senza contratto nessuna riforma potrà mai migliorare l’efficienza della Pubblica Amministrazione”.

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