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Storie di giovani / L’attore Michele Manocchio è Gaston nel musical “La Bella e la Bestia … oltre l’apparenza” in scena al Teatro Savoia

Michele Manocchio foto

MARIA CRISTINA GIOVANNITTI

Che lavoro fai? L’attore … No dai, dico sul serio. Che lavoro fai?”, questo è quello che spesso, ingannati dal pregiudizio, le persone chiedono al giovane campobassano Michele Manocchio. Lui, che sta per laurearsi in Economia con una tesi in ‘Marketing del teatro’, di professione fa l’attore. Nato dalla scuola di Lino D’Ambrosio, passato poi alla collaborazione (ed amicizia) nei cortometraggi del noto regista molisano William Mussini, approda questa sera – giovedì 23 ottobre, fino a domenica 26 – al Teatro Savoia con il musical “La Bella e la Bestia … oltre l’apparenza” dell’associazione culturale Ouverture a firma del regista Gianni Manusacchio. Michele vestirà i panni di ‘Gaston’, il bullo tutto muscoli e pochi sentimenti, l’antagonista che cercherà di far di tutto per sposare Belle.

Fare l’attore per professione non significa solo divertimento ma lettura del copione, studio dei testi, del canto e di recitazione. Intere ore di prove per rendere perfetto ogni minimo dettaglio. Così Michele ci racconta il suo amore per la sua ‘professione’ e l’adrenalina prima di debuttare al prestigioso Teatro Savoia.

C’è più carica ed energia, nel calcare il palcoscenico del Teatro Savoia, o più ‘ansia da performance’? “Sinceramente un po’ d’ansia c’è, come ogni volta che si va in scena, ma si trasforma in carica ed energia positiva non appena, dietro le quinte, sentiamo la musica di apertura dello spettacolo. Poi una volta in scena tutte le ansie e le paure volano via e ci s’ immerge pienamente nella favola. Certo il palco del Savoia può far paura, ma è un grande stimolo a far bene in un luogo per me sacro che ancora risuona di tante voci di attori importanti”.

Quanta preparazione e lavoro c’è dietro questo musical prima di arrivare al Savoia? “Tanta, tanta, tanta preparazione e numerose repliche che hanno reso lo spettacolo sempre più gradevole e sempre più ritmato. Il lavoro dell’attore non è facile come si pensa, ci sono tante ore di studio, di canto, di recitazione e di ballo e tante ore impegnative, faticose e prove continue per cercare di migliorare i più piccoli dettagli. Dall’idea di spettacolo alla prima messa in scena sono passati 2 anni di sacrifici, di rinunce e di fatica e sudore, perché nulla deve essere sottovalutato quando si ha a che fare con il Teatro e tutto deve essere studiato, valutato, realizzato e poi messo in scena. Ma poi il risultato finale ripaga a pieno gli sforzi fatti”.

Tu sarai Gaston. Perché ti hanno scelto per questo ruolo? “Ah boh! Non saprei proprio, non dovresti chiederlo a me!!! Il fatto è che ad un certo punto qualcuno ha creduto in me ed ha visto qualcosa che io non potevo vedere: tanta passione per il fantastico mondo del Teatro. Anzi, approfitto di questa domanda per ringraziare prima di tutto Andrea Ortis e Gianni Manusacchio per questa possibilità che mi è stata data, e poi vorrei ringraziare un’altra persona importantissima, che mi è stata vicina nei momenti di sconforto (che a volte capitano durante la realizzazione di uno spettacolo) la mia ‘sorellina’ Erica Manocchio e , nonostante i suoi 30 anni, per me rimarrà sempre la mia ‘sorellina’!”

Come ti cali (o immedesimi nella parte)? “Per quanto mi riguarda il lavoro inizia da lontano, dalla lettura del copione, allo studio del testo per poi passare alle prime possibili idee chiave del personaggio. Poi cerco di ispirarmi alla realtà che mi circonda, prendo il mio personaggio e lo porto dietro nella vita di tutti i giorni e cosi prova una cosa, prova un’altra, tra le tante idee che arrivano, qualcuna viene messa in pratica altre vengono archiviate. C’è comunque una ricerca continua dietro e quando si uniscono al tutto anche parrucco, trucco e costume, il gioco è fatto. Ti racconto un piccolo aneddoto simpatico.

Per tanto tempo immaginavo che tipo di camminata potesse avere il personaggio di Gaston e per tanto tempo provavo cose diverse senza riuscire a trovare la chiave giusta, perché tutto mi sembrava scontato e banale o troppo esagerato. Quando mi hanno consegnato gli stivali del costume di Gaston, opportunamente modificati con un tacco abbastanza importante, la magia è avvenuta, era fatta, la camminata che cercavo da tanto tempo era casualmente arrivata. Questa è la magia del Teatro”.

Hai dei riti o gesti scaramantici (come ogni buon attore fa) prima di andare in scena? “No! Sinceramente non ci avevo ancora pensato ma quando sarò un buon attore dovrò pensarci, come ogni buon attore fa, così sarò pronto a rispondere a questa domanda! Scherzo! Ovviamente non ho riti particolari, semplicemente ho imparato degli esercizi di respirazione e rilassamento che una mezz’oretta prima dell’inizio dello spettacolo cerchiamo di fare in gruppo, un po’ per rilassarci, un po’ per trovare la giusta concentrazione. Poi c’è quello classico che non guasta mai, quella parola che inizia per “m” e finisce per “a”, passando per “erd” che spesso è talmente forte che anche il pubblico la conosce molto bene”.

Qual è il marchio del regista Manusacchio a questo musical? “Gianni è stato fantastico, ha dato molti consigli utili allo sviluppo delle diverse scene ed è riuscito a creare un clima collaborativo con gli attori che puntualmente avevano suggerimenti, intuizioni che poi venivano provate. E per un attore che deve cucirsi addosso il personaggio, credo che non ci sia niente di meglio che condividere con il regista le proprie idee”.

Un cast numeroso e variegato … una scelta che darà prestigio allo spettacolo …Dividere la scena con Aldo Gioia, Andrea Ortis, Francesco Vitale, Lara Carissimi e tutti gli altri (che mi scuseranno se non nomino tutti ma siamo davvero tanti, sarebbe un elenco lunghissimo) scenografi, macchinisti, tecnici e attrezzisti è un sogno incredibile. E’ difficile capire cosa succede dietro le quinte con tutte queste persone coinvolte, ognuna con le proprie professionalità e competenze. E’ elettrizzante, un sogno possibile anche nella piccola provincia di Campobasso. Con impegno, costanza e passione si possono raggiungere traguardi inaspettati”.

Dove vi siete già esibiti con “La Bella e la Bestia … oltre l’apparenza?Il debutto a Campobasso l’estate scorsa, poi Termoli, Isernia e Castel di Sangro, prima data fuori regione che tanto successo ha avuto. Adesso finalmente in un Teatro nel vero senso della parola, con il foyer, una bella platea, sedute comode, un palco meraviglioso e un acustica perfetta, e finalmente una graticcia dove movimentare le complesse scenografie e i fondali”.

‘Oltre l’apparenza’. In che senso? “Il personaggio di Belle è la strana del villaggio, il padre di Belle inventore deriso e additato come pazzo, Gaston il bello del villaggio ma vuoto di sentimenti, e la Bestia emarginata e relegata alla solitudine per via del suo aspetto nonostante fosse buono e gentile. Insomma tutti sembrano quello che in realtà non sono. Insomma lo spettacolo è un invito a superare le apparenze, i giudizi approssimativi ed affrettati sull’aspetto fisico e umano delle persone. Chi stabilisce cos’è strano da ciò che è normale? E qual è il confine tra la genialità e la pazzia? Nessuno può definirlo”.

Quando nasce la passione per il cinema? “Sono un curioso ed il cinema e tutto il settore mi hanno sempre affascinato, da quando ero piccolo. Nel lontano 2006, per una serie di casualità, un giorno mi trovai nel carcere di Campobasso con l’allora conoscente William Mussini a girare la scena del cortometraggio “La finestra sulla libertà” dove ero praticamente un carcerato che si toglieva la vita in modo cruento nella cella. Una parte a cui molti avevano rinunciato per paura di chissà cosa, mentre io a quel tempo studiavo economia e andavo a seguire i corsi al Centro Universitario Teatrale con Lino D’ambrosio e subito accettai la parte che mi propose Mussini senza neanche sapere di cosa si trattasse. Da lì l’amicizia con William e piccole partecipazioni nei suoi corti, a volte come tecnico a volte come attore, “Libera nos Ab Sacro”,“Toc Toc Toc”, Mater nostra vivit”, fino ad arrivare a “The Cleaner” che corona un po’ tutti i sacrifici e l’impegno profuso negli altri progetti, dove mi viene affidato il ruolo di protagonista. Il cinema resta affascinante, ma il Teatro è sempre il Teatro! Per quante repliche si possano fare, lo spettacolo teatrale è sempre diverso. La Bella e la Bestia, a ripensarci, ha avuto un evoluzione incredibile rispetto alle prime repliche e continuerà ad evolversi anche nei prossimi spettacoli, è inevitabile, è una legge del Teatro, la continua evoluzione!”

Per te questo è un hobby oppure il futuro? “Sinceramente non l’ho mai considerato un hobby, perché ogni volta che c’era un progetto o uno spettacolo l’impegno profuso da parte mia è sempre stato il massimo, sia alle prove che nei momenti di studio e di ricerca personali.
Che lavoro fai?…l’attore. No dai, sul serio, che lavoro fai?
Ma purtroppo in Italia è difficile far capire che di arte e di spettacolo c’è gente che ci vive (oggi forse un po’ meno dignitosamente di una volta) ed è un lavoro come un altro che merita rispetto a prescindere. In questi mesi sto finalmente terminando il mio percorso di studi di economia e sto scrivendo in proprio in questi giorni la tesi sul “marketing del teatro”. Con i giusti finanziamenti e le persone giuste tutto il settore potrebbero rivivere un nuovo periodo d’oro, basterebbe abbandonare i personalismi e concentrarsi su un solo obiettivo: il Teatro prima di tutto, il resto sono chiacchiere. P.S. in questi giorni a Campobasso e in tutta la regione farà particolarmente freddo, in Teatro l’atmosfera sarà calda, accogliente ed elettrizzante!”.

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