Politica

Il Molise e il lavoro che non c’è: a palazzo Moffa la protesta in occasione della seduta monotematica del Consiglio regionale

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La protesta dinanzi palazzo Moffa

Attendono risposte dalla politica sul tema caldo del lavoro, in una regione in cui questa parola troppo spesso sembra soltanto un miraggio. Lavoratori e sindacati presidiano da questa mattina, martedì 10 marzo, l’ingresso di palazzo Moffa dove si svolgerà la seduta monotematica del Consiglio regionale, proprio sul tema del lavoro.

Numeri impietosi quelli della crisi che ha colpito il Molise, che fotografano una regione in cui a soffrire sono tutti i settori, dall’edilizia, al tessile, passando per la filiera avicola e agroalimentare.

Nell’ultimo rapporto Svimez i dati del Molise risultano, infatti, ben più gravi rispetto alla media.

La diminuzione dell’occupazione dipendente, ad esempio, ha trovato la variazione più forte proprio nella piccola regione dove si è assestata al -15,9 per cento. Gli inattivi nella fascia lavorativa (15-64 anni), invece, di cui fanno parte coloro che studiano o che sono in un percorso di formazione professionale, i pensionati, ma anche chi non lavora per motivi familiari o più semplicemente per sua libera scelta, ingloba anche una sempre più folta platea di persone che pur essendo disponibile a lavorare, non cerca più un’occupazione in quanto rassegnata nella ricerca. Un indicatore quest’ultimo che ricomprende anche tutti coloro che hanno perso le speranze, aumentato in 9 regioni, ma soprattutto in Molise, con un rialzo del 7 per cento, che colloca la piccola regione in testa.

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Il presidio dinanzi la sede del Consiglio regionale

Naturalmente, alla luce di questi ed altri dati, la flessione in negativo del tasso di occupazione a livello nazionale, vede il Molise capeggiare con un meno 6,7 per cento rispetto agli anni precedenti, per poi arrivare al dato della disoccupazione giovanile davvero impressionante: -42,9 per cento.

La disoccupazione femminile, infine, rappresenta la cosiddetta ciliegina sulla torta, considerato che si assesta al 46 per cento, rispetto al 66 per cento dell’Unione Europea, con un conseguente calo del reddito dei nuclei familiari.

 fab.abb

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