Goletta Verde 2025, Molise bocciato: tre foci fluviali su quattro sono inquinate

Domenico Rotondi
Il Molise continua a scontare criticità croniche nel trattamento delle acque reflue: è quanto emerge dai risultati diffusi da Goletta Verde 2025, la storica campagna estiva di Legambiente, giunta quest’anno alla 39ª edizione. Su quattro campionamenti effettuati il 23 giugno lungo la costa molisana, ben tre sono risultati oltre i limiti di legge, tutti in corrispondenza di foci fluviali. In particolare, il giudizio di “fortemente inquinato” è stato assegnato alla foce del Biferno e del Sinarca, entrambe nel territorio di Termoli; “inquinato” invece il punto presso la foce del Trigno, a Montenero di Bisaccia.
L’unico tratto rientrato nei limiti è quello antistante la spiaggia Sant’Antonio, nei pressi del Lungomare Colombo.
I dati sono stati illustrati in conferenza stampa alla presenza della portavoce nazionale Laura Brambilla e del direttore di Legambiente Molise, Giorgio Arcolesse, affiancati dalle autorità locali.
“Il quadro conferma – ha sottolineato Arcolesse – che gli interventi sulla rete di depurazione non sono stati sufficienti. La foce del Trigno, migliorata lo scorso anno, è peggiorata. Anche il Sinarca risulta inquinato per la prima volta dopo l’attivazione del nuovo impianto. Occorre indagare le cause e intervenire con urgenza”.
Il monitoraggio scientifico di Legambiente, eseguito con metodo standardizzato e analisi microbiologiche certificate, non intende sovrapporsi alle autorità competenti in materia di balneazione, ma fornisce una fotografia indipendente e puntuale della situazione ambientale. Le foci dei fiumi, secondo Goletta Verde, rimangono i punti più critici del litorale molisano e, più in generale, dell’intero bacino adriatico. “In tutte le cinque regioni già monitorate – ha dichiarato Brambilla – i valori fuori norma si concentrano proprio alle foci”.
L’Adriatico, intanto, sta vivendo una delle sue estati più calde: la temperatura superficiale del mare ha toccato punte di quasi 30 gradi, con conseguenze ecologiche sempre più visibili. In questo contesto, l’iniziativa promossa da Legambiente si conferma strumento essenziale per sensibilizzare cittadini e amministrazioni. Alla tappa molisana hanno preso parte anche esponenti del CONOU – partner storico della campagna – per rilanciare l’impegno comune in favore di un’economia circolare reale e funzionante.
Ma il dato più allarmante si inserisce in un contesto climatico più ampio: secondo le rilevazioni del programma Copernicus Climate Change Service, il Mar Mediterraneo è oggi uno degli ecosistemi marini che si stanno riscaldando più rapidamente al mondo.
Il Mar Adriatico, in particolare, ha fatto segnare nel mese di giugno una temperatura superficiale media di 24,6 °C, con punte di 29,8 °C lungo le coste centro-meridionali italiane — valori superiori di oltre 1,5 gradi rispetto alle medie del periodo 1991-2020.
Queste alterazioni termiche favoriscono l’ingresso e la proliferazione di specie esotiche invasive, modificano i cicli riproduttivi della fauna autoctona e alterano le correnti marine e la distribuzione dell’ossigeno in profondità. I segnali appaiono inequivocabili: ciò che si manifesta lungo le foci molisane è lo specchio di un’alterazione strutturale che riguarda l’intero bacino.
Se il Mediterraneo, mare semichiuso e fragile, è la sentinella del clima che sta cambiando, allora l’Adriatico, per la sua conformazione e la densità antropica, ne è il primo testimone. A questo mare serve oggi non solo uno sguardo vigile, ma una cura concreta, integrata e non più differibile.















