Comune

“Cumme è doc’ a’ zznella – r’ceva Pulcnella” di Massimo Dalla Torre

Il Municipio di Campobasso
Il Municipio di Campobasso

MASSIMO DALLA TORRE

Con quest’espressione tipicamente dialettale, con cui Pulcinella usava descrivere il “ben godi”, vorrei intervenire sulla composizione della Giunta Comunale di Palazzo San Giorgio, che si appresta a dettare le regole per i prossimi cinque anni. Espressione che vogliamo prendere in prestito perché è noto che l’arguzia e la sagacia della maschera partenopea – anzi acerrana, poiché Pulcinella al secolo Antonio Petito era nato ad Acerra – è inequivocabile. Un’espressione burlesca ma anche drammatica, che mette in risalto come la questione che tiene banco tra le varie anime dei partiti ha assunto i connotati di una vera “scarade” di difficile soluzione e soprattutto connotazione.

Un rebus  che fa pensare seriamente che lo scranno di assessore al Comune, che sta dividendo i partiti, è alquanto appetito. Uno scranno che, in barba a quelli che sono gli ideali, almeno che non ci siano colpi di scena dell’ultimo minuto, leggasi possibilità di allargamento del governo comunale a sei poltrone, fa dormire sonni tranquilli chi è stato eletto o rieletto nonostante sa di aver tradito in precedenza il mandato elettorale.

Posizione che ancora una volta mette ombra chi sta agitando le acque in vista del primo consiglio comunale dell’era Battista. Cosa che, nell’irrazionalità assoluta, Erasmo da Rotterdam nell’”Elogio della pazzia” spiegherebbe in questo modo: “L’insoddisfatto vagheggiamento di chi provoca un qualsiasi sommovimento si esprime soprattutto attraverso il frutto di un qualcosa di difficile definizione ecco perché la società è pervasa d’incongruenza totale”.

Pensiero quanto mai calzante che, nonostante offre il fianco alle critiche e ai commenti, di questo ne siamo più che sicuri, non intacca assolutamente la corazza con cui si è protetto il bestiario politico locale. Categoria che, annienta ancora di più il credo politico che, pur di governare, disconosce, aberra e ignora le esigenze della città o di quello che ne rimane. Azioni che avvalorano ancora di più la tesi che la bramosia di potere fa fare cose senza alcun nesso logico; ma si sa che la logica non appartiene a chi ha scelto di mettersi falsamente al servizio del cittadino.

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