Cronaca

Il piano vaccinale non ricomprende nelle categorie prioritarie gli assistenti sociali che operano sul territorio: “stanchi di un precariato emotivo”

Tra le numerose categorie da vaccinare prioritariamente e che, invece, ancora non hanno accesso ai vaccini ci sono gli assistenti sociali. Una categoria di lavoratori e lavoratrici che operano svolgendo attività sul territorio, operando a contatto con le persone o eseguendo quasi quotidianamente visite domiciliari.

Una categoria che non si è fermata nemmeno durante il primo lockdown ma che continua a non essere ricompresa nei piani vaccinali.

Questa la lettera aperta indirizzata alla nostra redazione a firma un “portavoce di tutti gli Assistenti Sociali stanchi del precariato emotivo”.

“Nel nostro Ordinamento, all’articolo 32, – si legge nella missiva – viene sancito e garantito un Diritto oggi più che mai indispensabile e prioritario, il Diritto alla Salute. Esso, nella sua massima importanza, riporta quanto segue: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo, interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

La medesima Costituzione all’art.4 prevede un altro Diritto fondamentale, quello del Lavoro, che garantisce di riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e di promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Tuttavia in molteplici ambiti lavorativi, i due Diritti Costituzionali sembrano non poter coesistere, portando a dover compiere una scelta tra i due. La condizione emergenziale che stiamo vivendo sembrerebbe aver inasprito maggiormente la mancanza di coesistenza dei diritti sopra menzionati, rendendo necessario avanzare proposte concrete per garantirli entrambi.

L’intento della presente è di portare all’attenzione di chiunque abbia a cuore ed interesse, la condizione dei numerosi Assistenti Sociali operanti sul territorio regionale, che in quest’anno di pandemia hanno continuato a garantire ed esercitare la professione con dignità, competenza, professionalità e permettetemi di dire, con coraggio.

Il nostro operato, da sempre di Front Office a contatto e servizio dell’utenza, non ha mai cessato di essere assicurato. Abbiamo di fatto continuato a salvaguardare e tutelare i livelli essenziali di assistenza, supporto e sostegno per la cittadinanza che ne avesse bisogno.

Come categoria professionale abbiamo continuato a lavorare in piena emergenza, non sottraendoci alle responsabilità verso la Persona, la Comunità e gli Enti di appartenenza, così come sancito dal nostro Codice Deontologico.

Abbiamo visto aumentare numerose nuove richieste di aiuto riguardanti ambiti di ogni natura, che siano essi appartenenti al versante sociale, economico, lavorativo e sanitario.

Le molteplici chiusure di attività lavorative, il conseguente aumento della disoccupazione, l’isolamento sociale delle categorie fragili, sono solo alcune delle nuove sfide alle quali siamo stati chiamati a rispondere. Ma con umiltà abbiamo continuato ed esercitare il nostro mandato professionale ed istituzionale per il benessere collettivo.

Abbiamo fatto della nostra professione un modo di vivere e di essere, con devozione e probabilmente amore, non abbiamo chiuso gli occhi davanti alle diseguaglianze e ai nuovi bisogni dell’utenza. La nostra categoria professionale, che per mandato ha sempre tutelato e salvaguardato i diritti Costituzionali per la persona, necessita ora più che mai di vedere riconosciuto l’impegno per l’operato finora svolto.

Pertanto,

  • nel pieno rispetto delle categorie professionali coinvolte maggiormente nel fronteggiamento dell’emergenza sanitaria in corso;
  • nel rispetto delle altre categorie professionali operanti anch’esse a stretto contatto con l’utenza;
  • nel rispetto delle categorie di cittadini fragili, che devono avere garantita in maniera prioritaria la vaccinazione per il Covid-19;

Non chiediamo alcun trattamento preferenziale, ma solo di conoscere quando e se la nostra categoria professionale vedrà riconosciuto il medesimo diritto, assicurato tuttavia a colleghi esercitanti la professione in regime Pubblico.

Con tale istanza si chiede pertanto al nostro Ordine Professionale Regionale di appartenenza, di fornirci risposte esaustive sullo stato di fatto in merito alle richieste, avanzate o meno, riguardanti la copertura vaccinale dei propri iscritti. Che siano essi esercitanti la professione in regime Privato, Privato Sociale, Terzo Settore o di Libero Professionisti.

Per tutti gli iscritti che hanno sempre adempiuto ai doveri, alle responsabilità, agli obblighi formativi ed economici verso l’Ordine di appartenenza, si richiede un riconoscimento per l’operato svolto, che passi attraverso la promessa concreta e certa di essere vaccinati non appena possibile”.

Redazione

CBlive

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