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Nell’anno del Covid si riapre quella ferita mai rimarginata: 18 anni dal terremoto di San Giuliano di Puglia

Il Molise ricorda le vittime del terremoto nel rispetto delle norme anti-contagio

Causa emergenza Covid è stata annullata a San Giuliano di Puglia la fiaccolata della ‘Giornata della memoria’ istituita con Legge regionale del 2003. La cerimonia si svolgerà senza i consueti due cortei.

Per rispettare le norme anti-Covid la manifestazione si terrà in forma statica: alle 11 un momento di raccoglimento e preghiera con i rintocchi della ‘campana degli Angeli’ all’ingresso del cimitero, alle 12 la deposizione delle corone di fiori al Parco della Memoria, alle 17,30 la messa nella chiesa madre, mentre alle 20,30 avverrà l’accensione delle fiaccole a cura del Comitato Vittime della scuola.

Intanto, questa mattina anche il Consiglio regionale è tornato a riunirsi in presenza proprio per ricordare quel drammatico giorno, spartiacque nella storia del Molise.

Il 31 ottobre 2002  un violento terremoto cambiò per sempre la vita della comunità di San Giuliano di Puglia, dove a non reggere alla scossa fu il secondo piano della scuola Jovine. Sotto quelle macerie morirono 27 bambini e la loro maestra.

Erano le 11,32 del mattino e, dopo una notte di lievi scosse sismiche, un sisma più potente di magnitudo 5,4 colpì la provincia di Campobasso con epicentro tra i Comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti.

C’era stata in precedenza, quella notte, un’altra scossa leggermente più alta ma non così tanto forte da destare preoccupazione. Nonostante tutto, la mattina seguente la maggior parte delle scuole rimasero aperte, compreso l’Istituto Francesco Jovine, la scuola elementare di San Giuliano di Puglia, dove proprio pochi anni prima erano stati fatti lavori per un piano rialzato: quello che non resse.

Nel corso della giornata 19 persone furono estratte dalle macerie. Ventiquattro ore dopo, la mattina del primo novembre, i Vigili del Fuoco non sentivano più voci provenire da sotto le macerie.

Quando i lavori di sgombero terminarono furono trovati i corpi di 27 bambini e quello della loro maestra. L’intera prima elementare 1996 del paese di San Giuliano era scomparsa.

Quanto accadde quel giorno cambiò per sempre la vita di intere famiglie, di un intero paese. E chi soppravvisse a quella tragedia ha improntato la propria vita proprio su quell’esperienza dolorosa.

Come Dino Di Renzo, un bambino rimasto sepolto per più di dieci ore dalle macerie ed estratto vivo, ora adulto, che è diventato geologo e ha deciso di specializzarsi proprio sulla prevenzione dei danni del terremoto. “Ho dato anni della mia vita per studiare Geologia ed ho studiato per dare agli altri la possibilità di conoscere. Ho fatto una scelta di vita: diventare geologo per difendere il territorio ed i cittadini. Vorrei che ci dessero la possibilità di farlo in Italia”, ha detto più di una volta Di Renzo.

Anche Veronica DʼAscenzo, sei anni allora, scampò al crollo dellʼIstituto e oggi, lotta per garantire a tutti i bambini una scuola sicura. La sua storia è più volte approdata anche agli onori delle cronache nazionali.

Veronica rimase sepolta per otto ore tra le macerie della sua scuola. Oggi lavora come maestra in una scuola elementare di Roma, portando avanti la sua missione: quella di garantire a tutti i ragazzi edifici sicuri.

Il problema è che se ne parla solo in termini negativi e non in chiave positiva, discutendo di prevenzione e sicurezza. Quel giorno noi non sapevamo nemmeno che la prima cosa da fare era mettere la testa sotto al banco. Continuo a svegliarmi ogni mattina col sorriso sul volto e vivo intensamente anche per i miei compagni”, ha avuto modo di raccontare più volte Veronica.

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