Cronaca

Schiacciato da una lastra di marmo sul posto di lavoro: la famiglia di Michele Calabrese chiede la verità

Com’è morto Michele?“. Chiedono di sapere la verità i familiari di Michele Calabrese, l’operaio di soli 43 anni, di Bojano, rimasto vittima dell’ennesimo incidente sul lavoro, avvenuto lo scorso 20 novembre, poco dopo le 8.30 del mattino, nell’azienda di marmi dove la vittima lavorava da una quindicina d’anni.

La nona morte bianca avvenuta dall’inizio dell’anno in Molise, regione che vanta un elevato indice di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa. Un indice quasi quattro volte superiore alla media nazionale.

Michele, descritto da tutti come esperto, ma anche come attento e scrupoloso, è stato investito e schiacciato da una pesante lastra di marmo, parte di un carico che stava scaricando da un camion assieme ad alcuni colleghi nel piazzale esterno dello stabilimento della ditta.

I suoi congiunti, però, non sarebbero convinti di quanto è stato loro riferito dall’azienda. “Cioè – dicono tramite i loro legali – che la lastra sia scivolata e sia caduta dal mezzo pesante: il blocco si è disintegrato a terra a circa tre metri di distanza del veicolo. Troppi”.

Tutti elementi che, per i legali della famiglia, lascerebbero presumere che l’incidente sia in realtà avvenuto durante la manovra di scarico effettuata con l’ausilio di un muletto per la movimentazione delle lastre a brache, e nell’ambito della quale Calabrese si sarebbe trovato proprio al di sotto della lastra, intento a reggerla per evitare che subisse oscillazioni: il 43enne è stato colpito inizialmente proprio a livello del collo e delle spalle.

Bisognerà, dunque, capire se il tragico incidente sia stato dovuto a un errore da parte dell’addetto che movimentava il muletto, che potrebbe aver sollevato troppo in alto il pesante carico, oppure a una non corretta imbracatura o, magari se si sia proprio spezzata una delle brache con cui il blocco era stato assicurato, con conseguente sbilanciamento del carico.

Per fare piena luce sui fatti i familiari dell’operaio, per il tramite dell’area manager e responsabile della sede di Bari, Sabino De Benedictis, si sono dunque affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società che ha già acquisito tutta la documentazione medica e che monitorerà le indagini coordinate dal Pubblico Ministero della Procura di Campobasso, Francesco Santosuosso che, come da prassi, ha aperto un procedimento penale per omicidio colposo.

Studio3A metterà anche subito a disposizione un proprio consulente di parte per i familiari nel caso in cui il sostituto procuratore disponga una perizia per accertare la dinamica, le cause e le responsabilità della tragedia.

Il magistrato non ha invece disposto l’autopsia sulla salma della vittima, ritenendo sufficiente la ricognizione cadaverica esterna: del resto, è parso chiaro fin da subito che il povero Michele è deceduto a causa dei gravissimi e fatali traumi da schiacciamento che non gli hanno lasciato scampo.

Nonostante i disperati tentativi di salvarlo da parte dei sanitari del Suem, prontamente allertati e accorsi nel luogo dell’incidente, l’operaio è spirato durante la vana corsa verso l’ospedale Cardarelli di Campobasso, gettando nello sconforto l’anziana mamma, i fratelli e le sorelle. Che ora chiedono con forza verità e giustizia.

Redazione

CBlive

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