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Fondo per le Non Autosufficienze, Primiani: “Il governo regionale ascolti i Comitati”

“In questi giorni abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte di comitati e associazioni che si occupano della tutela dei diritti di persone che vertono in una condizione di grave disabilità. Chiedono formalmente un incontro con l’amministrazione regionale per fare luce sulle tante criticità connesse alla gestione del FNA (Fondo per le Non Autosufficienze), sulle risorse che dovrebbero finanziare l’assistenza, i servizi e i progetti di vita indipendente per le persone con disabilità grave e non autosufficienti e per il sostegno di coloro, quasi sempre familiari, che se ne prendono cura. È bene ricordare che sul tema sono intervenuti recenti provvedimenti da parte del Governo nazionale, che ha previsto un ulteriore aumento di fondi collegati al decreto Rilancio”. A scriverlo, in una nota, è il consigliere regionale pentastellato Angelo Primiani.

“Due provvedimenti in particolare: quello per le non autosufficienze (FNA) e quello per il cosiddetto “dopo di noi”. Gli stessi provvedimenti, con riguardo alla non autosufficienza, sembrano inoltre aver definito il campo di applicazione della misura, eliminando inutili distinzioni in ordine alla gravita delle patologie, rendendola specificamente destinata a quella consueta del FNA, ovvero rivolta ai soggetti “gravi” bisognosi di assistenza (Legge 104 art. 3, comma 3 situazione di gravità)  il consigliere regionale Angelo Primiani – In virtù di tale chiarimento, si dovrebbe ristabilire l’esatta interpretazione di un intervento che in fase applicativa è stato snaturato, al punto tale che i destinatari della misura sono in gran prevalenza soggetti la cui disabilità è sopravvenuta per problemi di salute ricollegabili alla senilità. In tal modo le risorse vengono impiegate per supportare la sopravvenuta disabilità senile, invece di supportare quelle problematiche connesse all’inserimento sociale. Il concetto di disabilità, diversamente dall’invalidità, si caratterizza proprio per questa specificità: la valutazione non riguarda le capacità fisiche, e quindi la salute del soggetto, ma le difficoltà sociali e relazionali. Non dare risposte in tal senso può peggiorare gravemente la condizione di disabilità a tutte quelle persone che non vedranno o non potranno realizzare la loro vita sociale in modo autodeterminato. Il chiarimento si è reso necessario anche a causa di una interpretazione troppo ristretta delle finalità della misura che, in fase applicativa, dovrebbe essere estesa ad una platea più ampia di soggetti beneficiari che vertono in una situazione di gravità, oltre a quelli gravissimi ai quali la misura destina già il 50% dei fondi. Vanno così aggiunti e ripartiti fondi per tutelare tutte quelle persone con disabilità “grave” rimasti esclusi da ogni forma di tutela. Molti di loro (sono 400 in Molise), a causa di discutibili criteri nell’assegnazione di punteggi e nella composizione delle graduatorie, sono addirittura rimasti esclusi dalle assegnazioni. Altri, più “fortunati”, sono stati comunque fortemente penalizzati da una ripartizione di risorse iniqua e insufficiente rispetto alla gravità delle patologie e alle complessità di gestione dei soggetti interessati. Per questo motivo, io e la collega Patrizia Manzo abbiamo chiesto formalmente al presidente della quarta Commissione, Filomena Calenda, una convocazione urgente. È necessario che la Commissione ascolti tutti i rappresentanti di associazioni e comitati interessati, consentendo un confronto diretto con la struttura regionale e con il neo assessore al ramo, Michele Marone. L’obiettivo è superare le criticità evidenziate dai richiedenti e di gestire in modo corretto l’FNA, innanzitutto chiedendo che la redazione del nuovo bando tenga conto, nelle finalità e negli obiettivi, della tutela dei reali destinatari della misura, e in secondo luogo per cercare di rimediare, ove possibile, all’ingiusta esclusione di numerosi soggetti aventi diritto dalle assegnazioni previste dall’ultima graduatoria, grazie allo stanziamento delle risorse aggiuntive previste dal decreto Rilancio. La buona politica dovrebbe saper ascoltare i cittadini prima di assumere decisioni importanti per loro. È invece sconcertante che il governo Toma – ha concluso Angelo Primiani – sia chiuso nel palazzo, da ben due anni, senza mai aprirsi ad alcun confronto”.

Redazione

CBlive

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