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Federazione Basso Molise e circolo PD Termoli: “Sulla sanità non abbassiamo la guardia e creiamo gli spazi per le proposte”

Una pluralità di voci che confluiscono in un unico pensiero: attivarsi ulteriormente per salvare il San Timoteo e la sanità molisana.

Ieri pomeriggio si è tenuto l’incontro della Federazione Basso Molise e Circolo Pd Termoli e i numerosi partecipanti si sono confrontati sullo stato attuale della Sanità regionale; sono emerse tutte le criticità ataviche e quelle più recenti, dovute alla male gestione da parte della Asrem guidata dal direttore Florenzano e dal commissario Donato Toma.
L’incontro è stato anche l’occasione per valutare l’operato del Partito Democratico nel corso degli ultimi due anni, quelli caratterizzati dalla pandemia Covid che inevitabilmente ha messo a dura prova il sistema dell’emergenza e messo in ginocchio quello della sanità ordinaria.
Tante sono state le azioni poste in essere dal Partito che non ha mai abbassato la guardia e non ha mai perso la capacità di saper osservare e raccogliere testimonianze tramite i tanti interlocutori che dialogano costantemente con gli iscritti.
Nel corso dell’incontro è stata ricordata l’incessante attività di vigilanza e denuncia a livello regionale e l’operato del segretario regionale Vittorino Facciolla, lo straordinario successo della raccolta firme organizzata dal Circolo PD di Termoli e dalla Federazione del basso Molise per cancellare il Piano operativo sanitario che con la chiusura di tutte le specialistiche rappresenta l’anticamera della chiusura dell’ospedale San Timoteo.
Proprio su questo tema si è concentrata la discussione di ieri pomeriggio: il nuovo Pos sottoscritto dal commissario Toma non fa altro che confermare lo smantellamento del nosocomio basso molisano dove resteranno solo il Pronto soccorso con posti letto per l’ “osservazione breve intensiva” con la presenza di Medicina interna, Chirurgia generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete. Di fatto scompariranno tutte le specialistiche quali otorinolaringoiatria, ginecologia, pediatria e altre che fino ad oggi hanno costituito l’ossatura del San Timoteo.
Parallelamente è emerso come negli ultimi anni gli ospedali di confine campani e abruzzesi abbiano alzato il livello della loro offerta territoriale, contrastando così fortemente la loro mobilità passiva verso anche le nostre strutture.
Termoli per la sua posizione geografica e la sua facile accessibilità rispetto all’A14 è una zona preziosa dove puntare sul potenziamento dei servizi e non in un loro smantellamento. Questo mette ancora di più in evidenza come la questione “Ospedale di Termoli” sia una questione regionale e non di una sua parte.
Riversare i cittadini del basso Molise verso l’Abruzzo e la Puglia significherebbe aumentare sensibilmente la nostra mobilità passiva, con conseguenziali ripercussioni alla nostra spesa con annesso disagio per l’utenza. Adottare una strategia di “confine” consentirebbe invece di contrastare la potenziale diaspora sanitaria e dall’altro farebbe di Termoli un punto di riferimento per le altre realtà territoriali.
E’ stata anche presa in esame la posizione del sindaco di Termoli Francesco Roberti e sono emersi diversi dubbi circa la sua ‘dichiarazione di guerra’ al presidente Toma dato che, di fatto, il primo cittadino non ha prodotto nessun atto concreto sia in difesa dell’ospedale sia di contrasto alle decisioni del commissario alla Sanità.
Come sempre, come nel dna del Partito Democratico molisano e dei suoi componenti, l’incontro di ieri ha avuto l’obiettivo da un lato di fare una fotografia oggettiva della situazione, dall’altro quello di fare proposte concrete per provare a superare le criticità. Ecco dunque che è emersa la ferma volontà di continuare a monitorare, vigilare e non abbassare la guardia sui prossimi passaggi che il governo centrale intende fare in ambito sanitario, è stata chiara la volontà di mantenere il San Timoteo come ospedale perno centrale per l’intero Basso Molise e pertanto con tutte le specialistiche al suo interno.
Altra proposta è stata quella di potenziare la medicina territoriale, indispensabile e particolarmente adatta all’orografia del nostro territorio.
Unitamente a questo tema è stato affrontato quello del DM 71, la nuova legge in tema di medicina territoriale: la fragilità mostrata dal sistema ospedaliero durante la pandemia ha riportato al centro dell’attenzione l’esigenza di creare ‘’nuovi’ servizi territoriali, necessità che è stata prevista anche dal PNRR con l’obiettivo di contenere il ricorso agli ospedali.
Dall’incontro di ieri è risultato evidente che la transizione dal precedente DM 70 al nuovo DM 71 dovrà essere terreno fertile sul quale costruire nuove forme di partecipazione attraverso il confronto con tutte le realtà del territorio: associazioni, enti, portatori di idee e proposte e naturalmente cittadini.

“E’ necessario abbandonare la primogenitura delle idee – ha concluso il segretario Facciolla – abbandonare una visione individualista delle proposte e approdare ad una nuova idea del partecipare, in un delicato e faticoso lavoro di confronto e sintesi, ma vitale per l’intera comunità”.

Redazione

CBlive

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