Il presidente del consiglio regionale, Vincenzo Niro, ricorda la strage di Capaci

Vincenzo Niro, presidente del Consiglio regionale del Molise
Vincenzo Niro, presidente del Consiglio regionale del Molise

23 maggio 1992 – 23 maggio 2014: 22 anni fa l’attentato della mafia al giudice Falcone e alla sua scorta. Il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro, ha voluto ricordare il drammatico evento, che segnò l’Italia: “Sono ancora impresse nella mente di tutti le drammatiche immagini di quel vile attentato di Capaci. Il giudice Falcone, sua moglie, Francesca Morvillo, gli agenti della scorta, per mano della mafia, furono eliminati barbaramente, provocando enorme e profonda condanna da parte di  tutto il popolo civile.  Una tragedia che difficilmente passerà nel dimenticatoio. Una tragedia che gli autori di libri  storici certo  non hanno  potuto fare a meno  di citare nelle loro pubblicazioni, per essere conosciuta dagli studenti che rappresentano il futuro di una popolazione. Per lasciare tracce, appunto,  ai futuri protagonisti della vita quotidiana italiana e mondiale. Giovanni Falcone, autentico servitore dello Stato, in trincea nella guerra alle organizzazioni che fanno del crimine la loro arma migliore per liberarsi da chi si oppone ai loro disegni perversi, rappresenta certamente per le future generazioni un modello da seguire, se davvero si vuole rafforzare la identità di un popolo ed essere strenue difensore della propria quiete civile e sociale. In questo doloroso giorno, a distanza di 22 anni , possiamo dire che i sacrifici dei magistrati Falcone prima, e di Paolo Borsellino dopo, sommati ai tanti che se ne sono, purtroppo, registrati nel nostro Paese, non sono stati inutili, perché hanno dato energia a risvegliare le coscienze della cittadinanza. A tutti va il nostro senso di riconoscenza e gratitudine, unitamente alla consapevolezza che tutti dobbiamo continuare a fornire la nostra fattiva collaborazione per favorire, a tutto il popolo, le migliori condizioni di vita, sociali ed economiche, respingendo ogni forma di intolleranza, specie quella proveniente dalle organizzazioni criminose dedita all’attività antisociale che,  in uno Stato di diritto, non può trovare cittadinanza”.

 

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