Il ritmo vitale: sviluppo e potenzialità dell’udito
CAROLA PULVIRENTI
Qual è il primo suono che sente un essere umano? Il battito cardiaco della mamma. Già al sesto mese di gravidanza, il sistema uditivo umano è completamente sviluppato ed in grado di ascoltare i rumori interni nel corpo materno, ma anche quelli esterni come la musica e la voce dei familiari. Questi suoni, ascoltati nel prima della nascita, sono in grado di modulare e potenziare lo sviluppo del sistema nervoso.
Il sistema uditivo si forma durante lo sviluppo embrionale, attraverso l’integrazione di tessuti di origine diversa, che vanno a costituire l’orecchio esterno, medio e interno, fatti di ossa, liquidi e cartilagine. Per consentire una corretta recezione del suono, le connessioni tra i componenti del sistema uditivo devono essere stabilite e mantenute durante lo sviluppo e l’età adulta. Qualsiasi alterazione in questa catena di eventi può portare alla perdita dell’udito che, se non trattata adeguatamente, può avere gravi conseguenze sullo sviluppo cognitivo. Tuttavia al giorno d’oggi, anche i bambini completamente sordi possono riuscire a sentire e parlare come gli altri, integrandosi nella società. Questo avviene grazie ad apparecchi acustici ad alta potenza e ad una educazione al linguaggio, interventi che devono avvenire il più precocemente possibile e da parte di un’equipe multidisciplinare specializzata nella rieducazione ortofonica.
La percezione del nostro ambiente, attraverso gli organi sensoriali, svolge un ruolo cruciale nella sopravvivenza e nell’evoluzione, nella comunicazione sociale e nella capacità di apprendimento. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato la capacità della musica di agire sul sistema nervoso ed avere un potenziale curativo nei confronti delle patologie ad esso correlate. Stiamo parlando della Musicoterapia, i cui benefici sono stati recentemente valutati con metodo scientifico.
L’aspetto affascinante della musicoterapia è che si tratta di un linguaggio in grado di arrivare in aree del cervello dove altri linguaggi non riescono ad arrivare. Questo può avere un potente valore terapeutico bei confronti di ansia e stress, ma anche nei casi di gravi disturbi mentali neurologici, come la schizofrenia.
Quando si parla di musicoterapia non ci si riferisce all’ascolto passivo di musica difatti, per ottenere dei risultati certificati, è necessaria la presenza di un terapeuta qualificato che metta in atto il percorso di cura adeguato al caso specifico, stimolando anche la produzione di suoni e muscia da parte del paziente. A questo proposito è stato da poco pubblicato il primo studio che ha esplorato l’attività cerebrale, alla base della creatività, nella produzione di musica rock suonata su una chitarra. Durante l’esibizione improvvisata di venti chitarristi rock, è stata analizzata l’attività dei neuroni nella corteccia prefrontale ed è stato rilevato che improvvisare musica rock ha il potere di modulare il sistema nercoso attivando la corteccia prefrontale dorsolaterale. Questa risposta neurocognitiva sembra variare in base al genere musicale che si suona.