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La magia del Presepe Vivente di San Polo in uno scenario d’altri tempi

Luigi Pizzuto

San Polo Matese. Un presepe nel presepe. La magia del presepe vivente è qui nel paese degli zampognari. Una scultura sul muro di questo strumento ancestrale lo ricorda a chi raggiunge la comoda piazza prima di entrare. San Polo Matese è un piccolo borgo di pochi abitanti. Viventi in un pugno di case arroccate, che salgono in alto fino alla chiesa, da cui si domina uno scenario spettacolare.  In questa piccola gemma incastonata tra i monti del Matese  palpitano tanti buoni pensieri. Il respiro dell’anima è assicurato. I profili delle montagne fanno da contrafforte naturale a questo luogo del cuore. Sono senza neve in questo momento. Inediti. Senza inverno in questo scorcio di fine anno inconsueto. Sulla montagna, a ridosso del paese, brilla un’enorme stella cometa. Accanto, poco più su, la falce della luna tutta gialla le fa compagnia.

Nel frattempo sono loro i protagonisti del cielo prima di incamminarci lungo il percorso di fede. Si tratta di una visione rassicurante, di buon auspicio, per la folla in attesa nella piazza sottostante. E’ un contesto da fiaba dove è facile percepire la voce di silenzi sovrumani. Che non ci appartengono. Tantissimi sono i visitatori giunti da ogni dove. Il clima è mite.

Tra le stufe accese non si soffre il freddo. Tutto è ben organizzato. Nei pressi della Chiesa di San Nicola, ricordando le stagioni di ieri, un pastore con orgoglio ci dice: “Ho fatto ben sei volte la transumanza. Conosco quel tratto del tratturo Celano-Foggia dove dall’alto si vedono Bonefro, San Giuliano, Colletorto e Santa Croce di Magliano”. Nel presepe, tra le fiaccole ardenti, si entra per piccoli gruppi, accompagnati da una guida che nei dettagli spiega ogni singola scena. Il Presepe Vivente di San Polo Matese è senz’altro un unicum. E’ un graziosissimo set cinematografico a scena aperta. Molto bello. Sospeso tra cielo e terra. Si può dire che l’itinerario nel dedalo dei vicoli stretti contiene la vita dei mestieri e il mondo di ieri. Si snoda due chiese, tra la chiesa di Sant’Antonio e la chiesa di San Pietro in Vincoli. Quest’ultima col suo campanile circolare ci ricorda le vicende dei castelli e tanti pezzi di storia lontana che hanno radici nell’antico Sannio.

In questa cornice veramente unica, costituita da case umili  di contadini e di pastori, recuperate per l’occasione, rivivono  le fatiche d’un tempo. Gruppi di artigiani, mugnai, filatori, battitori di grano, fabbri, vasai e pastori, animano con costumi d’epoca  la vivacità di una vita legata alle proprie radici.  Ma quello che colpisce di più nel Presepe Vivente di San Polo Matese è lo spazio che si dà alla recitazione dal vivo  in ambienti di luci naturali e tremule. Dove la cura della parola, frutto di una regìa attenta, mette in scena piccoli pezzi di teatro vero. Nel fluire del tempo c’è tanto amore per il proprio paese e per tutta l’area del Matese.

Nella parte più caratteristica del borgo rivive così un quartiere della città di Betlemme con la storia più bella del mondo. Alla fine del percorso si fanno sentire più forti le voci dei mercanti, dei pescivendoli, dei venditori di frutta e della venditrice di stoffe coloratissime. “Comprate signori pesce fresco, comprate signori stoffe colorate, comprate signori comprate” si sente gridare al nostro passaggio. Come una nenia cadenzata che non si ferma mai.  In questa magica atmosfera vivace  riecheggiano  le grida di un mercato tradizionale. Sulla parte più alta del borgo, alle spalle della Chiesa di San Pietro in Vincoli, in tutta la sua magnificenza appare la Natività. Il calore del fuoco  appiattisce le ombre dei gruppi mentre si avvicinano alla stalla. Come d’incanto  il silenzio inonda  di gioia il fondo di ogni cuore. Lo sguardo di tutti si concentra su Gesù Bambino. E’ un bimbo piccolissimo. Dorme tranquillamente. Il suo nome è Michele. Ha appena 57 giorni di vita.

Il protagonista della 40esima Edizione del Presepe Vivente è il figlio del sindaco di San Polo Matese. Nel frattempo si anima un concerto corale di un suono che porta alle stelle. E’ quello dei gruppi di zampognari disposti ai lati della Sacra Famiglia. All’arrivo di don Angelo Spina, ideatore del presepe vivente, oggi Vescovo di Ancona, crescono le note del concerto natalizio. La gioia diventa comune. Spontaneamente l’ambiente si riempie di tanti silenti sorrisi. Si esalta il ventaglio  dei buoni sentimenti.

Il suono delle ciaramelle e delle zampogne pare non mai finire. Gli zampognari, come si vede nel filmato, a gara si contendono i suoni più toccanti. Il dialogo melodioso è avvincente. Trasporta. Incide. Lascia il segno nei luoghi dell’anima. Annuncia la buona novella. E’ un inno alla pace. Che nel mondo non c’è.

Redazione

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