Cultura

‘Il maltolto’, il cortometraggio del regista William Mussini, a conclusione dello Short Movie Lab, realizzato con gli abiti campobassani del ‘700 del gruppo ‘La Mantigliana’

maltoltoLa sesta edizione del laboratorio di cinema Short Movie, ideato e condotto dal regista campobassano William Mussini, si è concluso con la realizzazione del cortometraggio “Il maltolto”. Per la prima volta la produzione molisana indipendente si è accostata ad un cinema di genere inedito, quello in costume immerso in un’ ambientazione di fine ottocento.

Il tema sviluppato è quello del mondo femminile, romantico e passionale, nello specifico costretto in angoli bui e solitari da coercizioni non palesi e da vessazioni psicologiche alimentate da superstizioni ed ignoranza. La scelta consueta di far recitare gli stessi partecipanti del laboratorio ha visto il regista Mussini concentrarsi con notevole soddisfazione, visti i risultati, prettamente sulla gestualità ed espressività del volto delle tre protagoniste, riuscendo a trasmettere emozioni e stati d’animo senza l’ausilio delle parole. In occasione della “prima” del cortometraggio che si è tenuta presso il Centro Culturale Ex Onmi, sala Alphaville in Campobasso il 28 novembre scorso, la massiccia presenza di spettatori in sala è stato motivo di grande soddisfazione per gli organizzatori della Società INCAS Film e per gli stessi partecipanti dello Short Movie lab.

Durante la serata,  il regista William Mussini ha consegnato gli attestati di partecipazione alle tre protagoniste principali, Chiara di Rito Laura di Rito e Mariassunta Padula, ringraziando le comparse Addolorata Di Cristofaro, Annamaria Mastropietro, Assunta Sorbo, Cristian Adamo, Giuseppe Di Rito, Salvatore de Santis e Paolo Colesanti, che ha messo a disposizione la splendida dimora di Ferrazzano per le riprese curando l’oggettistica insieme con Addolorata ed Annamaria.

Gli abiti utilizzati sono stati magistralmente confezionato dalle mani esperte della signora Addolorata di Cristofaro, Sarta Figurinista, insieme alle figlie Chiara e Laura di Rito che hanno approfondito lo studio.  “La nostra società, affamata di tecnologia –ha affermato una delle promotrici dell’iniziativa, Laura di Rito – sta dimenticando le tradizioni popolari. Noi stiamo cercando, per rivalutare la nostra città, di riscoprire i modi di vestire dei nostri avi, con un’ottica nostalgica, con uno sguardo rivolto al futuro, al fine di preservare l’identità e la cultura cittadina. Il nostro lavoro è iniziato con lo studio di documenti e manoscritti antichi. “Siamo riuscite a rendere concreta quella che era solo un’idea – ha proseguito Laura di Rito – senza alcun patrocinio, ma in maniera artigianale, cercando di utilizzare materiali e modelli simili, il più possibile, a quelli originali. Laddove non ci si è riusciti, i capi sono stati trasformati con gusto retrospettivo. Allo stesso modo, Annamaria Mastropietro ha curato gli accessori: gli oggetti in oro e corallo, le calzature, facendo realizzare, da mani esperte ai quattro ferri, calze di cotone e lana”.   Un gran lavoro ma, al contempo, anche tanta soddisfazione a lavoro concluso”.

Chiara Di Rito
Chiara Di Rito

“Aver partecipato a questo laboratoriole affermazioni di Chiara di Rito – utilizzando i nostri abiti è stata una novità, bellissima esperienza e grande soddisfazione per la buona riuscita del lavoro. Non avevo grandissima esperienza in questo campo. Mia sorella Laura mi ha trasmettesso, con grande passione ed entusiasmo, la riscoperta di alcuni valori appartenenti alla Campobasso che fu. Senz’altro mi cimenterò in altre esperienze simili, anche perché ho una famiglia legata al culto del folklore e degli usi del passato per cui non devo sforzarmi più di tanto per essere coinvolta in manifestazioni di questo tipo”.

La serata è stata impreziosita dalla lettura da parte dell’attore Francesco Vitale di un testo fatto pervenire per l’occasione dal critico e giornalista cinematografico molisano Leopoldo Santovincenzo: “Il maltolto si avventura su un terreno inedito per le produzioni locali. Un racconto di ambientazione ottocentesca per sole musica e immagini. Un interno borghese dominato da personaggi femminili regolato da rituali domestici sempre uguali sotto lo sguardo di una impenetrabile matriarca. Sotto questo scenario familiare e sociale di apparente normalità, raccontato con immagini nitide, inquadrature lunghe, luci naturali, si agitano tuttavia le inquietudini della protagonista, una sorta di prigioniera per la quale la musica è un passaggio segreto per la libertà. La passione per un “fantasma” maschile che si manifesta solo di notte, come una manifestazione onirica o un parto della libido repressa, è raffigurata in un denso bianco e nero,  ricorrendo al repertorio iconografico del romanticismo nero: scale in penombra, un candelabro, una cantina, i volti che si materializzano dal buio come se provenissero direttamente dall’inconscio. Questa ossessione apre una crepa nel quadro di rigido controllo descritto che afferma, come per un’eroina da romanzo ottocentesco, una ribellione che è desiderio di libertà individuale. La narrazione ellittica, che si concede i ritmi lenti di un tempo lontano, segnato dai silenziosi riti di cucito, stiratura, tessitura, lascia aperto, sia pure su una nota dolorosa, il finale. L’intensità dei volti e delle emozioni segrete risuona tuttavia oltre la parola fine”.

Il cortometraggio come tutti gli altri film realizzati nelle precedenti edizione dello Short Movie Lab, concorrerà nei migliori Festival e Concorsi per corti Nazionali e Internazionali esportando un po’ di talento molisano sugli schermi di tutto il mondo.

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