Patto per la salute 2019-2021, Toma: “Meno rigidismo e più flessibilità nei Piani operativi”
Patto per la salute 2019-2021, passaggio strategico e delicato, funzionale a invertire il trend che negli ultimi anni ha caratterizzato il Servizio sanitario nazionale, dove si è verificata una riduzione progressiva dei finanziamenti da parte del Governo centrale e sono aumentate le difficoltà per le regioni nel far fronte alla spesa sanitaria.
È la posizione della Conferenza delle Regioni, che esprime preoccupazione per le risorse stanziate dalla Legge di Bilancio e chiede un significativo incremento delle stesse, in assenza del quale sarebbero a rischio i Livelli essenziali di assistenza e la sopravvivenza stessa del Servizio sanitario.
«Ieri – afferma il presidente Toma – siamo ritornati sulla questione. Da tempo, vado sostenendo che la ripartizione del Fondo sanitario nazionale non possa avvenire secondo il solo criterio dei numeri, ma anche sulla base di altri parametri che tengano conto delle caratteristiche di ciascun territorio».
«In Conferenza delle Regioni – prosegue – abbiamo ravvisato l’esigenza di rivedere totalmente l’architettura dei Piani operativi, che devono essere strutturati secondo modelli flessibili in grado di dare effettivo sostegno e supporto a quelle regioni che presentano difficoltà nei Piani di rientro. Questo perché oggi ci troviamo di fronte a strumenti rigidi, causa di tagli indiscriminati, che privano i cittadini di servizi essenziali, tendenza che viene esasperata da una burocrazia per niente incline a valutare i reali problemi del territorio e tesa unicamente a far quadrare i conti».
«Ho registrato con piacere – evidenzia il governatore – l’accoglimento da parte della Conferenza di un emendamento presentato da Molise e Calabria sulla questione dei Commissariamenti ad acta. Sulla base di tale emendamento, nelle more della definizione del nuovo Patto per la salute, la Conferenza ha proposto che il Governo concordi sulla non modificabilità degli attuali assetti istituzionali. Alla luce di ciò, pertanto, si è ritenuto necessario chiedere la revoca o la sospensione dell’efficacia delle delibere del Consiglio dei ministri, dello scorso 7 dicembre, con le quali sono stati nominati i commissari ad acta in Molise e Calabria».