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Covid-19 e decreto del commissario Giustini sulle prestazioni dei privati accrediti, un gruppo di Associazioni scrive a Speranza e Toma

Una lettera indirizzata al Ministro Speranza, al governatore Toma, al Commissario Giustini e al Subcommissario Grossi da parte di Cittadinanzattiva Molise, Comitato di Quartiere San Giovannello, Associazione di Quartiere Campobasso Nord, Associazione Foce Santa Maria de Foras, Associazione di Quartiere Città del Feudo, Comitato di Quartiere Foce Santa Maria de Foras, Associazione di Quartiere “Il Nostro Quartiere San Giovanni”, Comitato di Quartiere Monte Grappa, Comitato Civico contrada Colle Leone, Associazione di Quartiere Giambattista Vico, Pro Cardarelli, Forum per la difesa della Sanità Pubblica.

Il 26 marzo 2020 è stato emesso il Decreto del Commissario ad Acta della Regione Molise n. 22 inerente le determinazioni relative alle prestazioni di assistenza sanitaria erogate dagli operatori privati accreditati della Regione Molise per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19. Il Decreto ha preso atto della disponibilità dei posti letto messi a disposizione dalle strutture ospedaliere accreditate, al fine di fronteggiare l’emergenza. Tale disponibilità viene definita nella Tabella:

In relazione al pagamento delle prestazioni il Decreto n. 22 ha stabilito di riconoscere, in favore delle strutture ospedaliere private accreditate, le prestazioni derivanti dal trasferimento dei pazienti dai presidi ospedalieri pubblici.

Ai fini del pagamento è stato specificato che le Strutture private accreditate coinvolte provvedano “alla puntuale e distinta rendicontazione delle prestazioni sanitarie individuate” e che la remunerazione deve avvenire “a seguito dello svolgimento delle attività di controllo amministrativo-contabile e tecnico-sanitarie di cui alla normativa di riferimento, nonché conseguentemente alla valutazione clinica condotta di concerto con l’A.S.Re.M, sulla coerenza delle attività erogate”.

Il Decreto del Commissario ad Acta n. 26 dell’8 aprile 2020 ha introdotto alcune modifiche al DCA n. 22, di cui la principale risulta la modalità di remunerazione delle strutture private accreditate; il compenso dovrà infatti avvenire in ragione della disponibilità delle stesse al coinvolgimento nella fase emergenziale, al fine di assicurare la sostenibilità dei costi organizzativi e gestionali. Il nuovo DCA fissa quindi per le strutture ospedaliere private accreditate che partecipano alla gestione dell’emergenza COVID-19 il pagamento di una remunerazione mensile determinata nella misura del 95% dell’importo corrisposto nel I bimestre 2020; tale elargizione viene riconosciuta al fine di consentire alle strutture il mantenimento dei requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici. In relazione all’erogazione della remunerazione il nuovo Decreto indica che avverrà secondo la soglia indicata “sulla base della documentazione contabile presentata dalla Struttura privata ospedaliera con la seguente indicazione: ‘emergenza COVID19’”.

In relazione alle modifiche introdotte dal Decreto del Commissario ad Acta n. 26 dell’8 aprile 2020 si riportano le seguenti considerazioni:
– rispetto al precedente Decreto il DCA n. 26 riconoscerebbe alle strutture ospedaliere accreditate una remunerazione orizzontale, pari al 95% dell’importo corrisposto nel primo bimestre 2020, senza indicare che la corresponsione si basi sulle prestazioni effettivamente rese in favore del servizio sanitario pubblico; tale elargizione verrebbe infatti effettuata sulla disponibilità delle strutture al coinvolgimento nella fase emergenziale, senza considerare se vi sia una effettiva utilizzazione delle stesse;
– la remunerazione di riferimento, indicata nel primo bimestre 2020, è stata però effettuata sulle prestazioni effettivamente erogate, quindi considerando utilizzo di materiale sanitario, di farmaci, di materiale di usura e costi di effettivo utilizzo degli ambienti sanitari, questioni non considerate nell’ambito del rimborso, che sembrerebbe a forfait, in base al nuovo provvedimento dell’8 aprile 2020; – la modalità di rimborso, prevista sulla base di documentazione contabile presentata semplicemente con l’indicazione “emergenza COVID-19”, confermerebbe l’eccessiva semplificazione della rendicontazione e la volontà di stabilire un rimborso forfettario; la scomparsa inoltre della previsione della “puntuale e distinta rendicontazione delle prestazioni sanitarie individuate” e l’eliminazione della previsione dello “svolgimento delle attività di controllo amministrativo-contabile e tecnico-sanitarie di cui alla normativa di riferimento, nonché conseguentemente alla valutazione clinica condotta di concerto con l’A.S.Re.M, sulla coerenza delle attività erogate” confermerebbe la volontà di riconoscere un rimborso fisso alle strutture interessate; il numero di posti letto messi a disposizione dalle due principali strutture
ospedaliere private accreditate, ovvero “Gemelli Molise” e “IRCCS Neuromed”, risulta residuale rispetto alla dotazione complessiva delle stesse; il compenso complessivo del rimborso, determinato nella misura del 95% dell’importo corrisposto nel I bimestre 2020, sembrerebbe quindi sproporzionato in rapporto alla disponibilità fornita sul coinvolgimento nella fase emergenziale; l’elargizione di una somma del 95% non legata ad una effettiva erogazione delle  prestazioni potrebbe esporre il servizio sanitario regionale ad un ulteriore indebitamento in quanto una considerevole percentuale delle prestazioni erogate dalle strutture private accreditare è riservata ai pazienti extraregionali, prestazioni rimborsate dalle regioni di provenienza; la mancanza di una puntuale rendicontazione delle prestazioni porterebbe a dinieghi di rimborsi, con danno finanziario al servizio sanitario regionale e incremento del debito regionale, già più volte oggetto di richiamo da parte del Tavolo tecnico; il riconoscimento del 95% dell’importo corrisposto nel primo bimestre 2020 non erogato alla effettiva erogazione delle prestazioni, ma al fine di assicurare la sostenibilità dei costi organizzativi e gestionali delle strutture ospedaliere private accreditate, pone infine il dubbio sull’appropriato utilizzo dei fondi del servizio sanitario pubblico finalizzandoli non alla fornitura delle prestazioni, ma alla sostenibilità di strutture e società private.

L’emergenza Covid-19 ha fatto scoprire a gran parte della popolazione italiana l’importanza del Servizio Sanitario Nazionale non solo come elemento di coesione sociale e di sviluppo ma anche di sicurezza.
Negli ultimi anni si è investito molto poco sul territorio, azzerando l’assistenza domiciliare, i servizi di prevenzione territoriale (vedi la telemedicina) si sono ridotti per mancanza di risorse economiche e umane, evidenziato anche una forte diseguaglianza tra gli abitanti delle aree interne.
Bisogna fare una riflessione attenta ed efficace nel rendere il Servizio Sanitario “universale” ed “equo”, partendo proprio dalla riorganizzazione dei servizi delle cure primarie ed intermedie, del loro potenziamento e integrazione con quelli territoriali delle ASL; rafforzamento dei Distretti come Agenzia di tutela di pazienti per i territori.
Appropriatezza delle cure e l’accreditamento delle strutture sanitarie private, terzo rispetto a quello del sistema pubblico. Le scelte da fare devono prevedere un piano di investimento che preveda dei modelli da adattare ai bisogni delle persone e non viceversa, proprio per far funzionare il principio di sussidiarietà, oltre ad investimenti
tecnologici e infrastrutturali. Le restrizioni del D.P.C.M dei Coronavirus nel restare a casa, avrebbero dovuto significare anche la possibilità di essere curati a domicilio in modo adeguato, non solo dei positivi al Covid-19 non ospedalizzati, ma anche ai malati oncologici, persone con disabilità, malati cronici. Iniziare quindi a dedicarsi a tutte queste persone che con l’emergenza sono state abbandonate. Si auspica che ci sia una programmazione attenta a tutte le persone più fragili, le RSA, i disabili, malati cronici, malati di mente, immunodepressi, malati oncologici. Per poterli ulteriormente proteggere sarebbe auspicabile una campagna di prevenzione vaccinale antinfluenzale e antipneumococcica già ad ottobre.
Si è certi che creando un’alleanza tra le organizzazioni sociali, sindacali, le organizzazioni di categoria professionali, enti locali, forze politiche si possa contribuire ad un miglioramento e rafforzamento della democrazia.

Redazione

CBlive

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