Calcio, lettera aperta di Nicola Cesare, patron del Termoli: “Caro ultrà, almeno impara a chiedere scusa”

Nicola Cesare
Nicola Cesare

Il Termoli, questo pomeriggio mercoledì 14, sarà impegnato sul campo del Matelica per la seconda partita dei playoff del girone F di serie D, gara a eliminazione diretta. Il club giallorosso, dopo il successo di domenica scorsa contro la Maceratese, si è visto comminata un’ammenda di tremila euro, oltre alla squalifica per un turno dello stadio ‘Cannarsa’. È uscito, così, allo scoperto il presidente Nicola Cesare, che attraverso una nota stampa, ha condannato gli spiacevoli episodi (lancio sul campo di piccole pietre ed esplosione di un petardo, con problemi di escoriazioni e stordimento riportati dall’assistente arbitrale; lancio sul campo di un lucchetto e di una bottiglietta d’acqua, con sospensione della gara per due minuti).

“Caro ultrà, non volevo dire nulla pubblicamente dopo i tuoi incresciosi atteggiamenti di domenica, ma non ho potuto che scriverti dopo aver visto la magica festa del Celtic credo che ha scelto di festeggiare in mezzo al campo con un ultrà un po’ diverso da te, ma come piace a me e a tutta la città di Termoli: piccolo, simpatico, intelligente, con la voglia di vivere e di divertirsi, a cui nessuno ha potuto impedire di festeggiare e gioire con i suoi idoli, con la sua gente, con la sua città!

Caro ultrà invece tu, per l’ennesima volta, ci hai rovinato la festa, non avendo nessun diritto di farlo, ci hai vietato di poter rivedere in campo, al ‘Cannarsa’, Miani e Palumbo, e abbracciarci con loro per una nuova gioia, ma con un sorriso e un abbraccio affettuosi e non, come fai tu, con insulti e lancio di oggetti pericolosi e esplosivi che per poco non ferivano un bambino, dico un bambino!

Caro ultrà, ma cosa mi faresti se io lanciassi una bomba nel campo e ferissi non mio figlio ma tuo figlio o se venissi nel tuo locale a sfasciarti una vetrina.

Caro ultrà, sebbene ho dimostrato e ti ho detto a chiare lettere di essere contro ogni forma di violenza ho cercato di capirti e di confrontarmi con te, sei venuto nei miei uffici, ma ora credo che è arrivato il momento che tu chieda scusa non a me, ma ai tanti bambini termolesi che vogliono vedere serenamente i loro beniamini insieme ai loro amichetti e non doversi preoccupare di essere feriti da un folle.

Caro ultrà, sai benissimo che sono io il primo ultrà e che, sebbene faccio quasi tutto io e sono garante di tutti gli impegni economici assunti, ho sbagliato in alcune occasioni, esagerando, e ho dovuto fermarmi e soprattutto chiedere scusa!

Caro ultrà, ti prego non mi rispondere che il mio è falso moralismo… non esiste persona come me che non sa cosa sia la morale, ti sto solo chiedendo di non rovinarci più lo spettacolo, di rispettare i tuoi figli e la tua città, di scegliere di essere veramente libero, come gridi allo stadio, e non di nasconderti nel branco impedendo la mia libertà!

Caro ultrà pensaci, io non rappresenterò più il calcio a Termoli il prossimo anno, ma ho deciso di vivere in questa bellissima città e spero, in primis per la tua vita e per i tuoi figli, che rivedrai cento, mille, un milione di volte l´immagine del capitano del Celtic in mezzo al campo abbracciato al suo piccolo grande ultrà e che imparerai, quantomeno, a chiedere scusa non a me e alla mia famiglia per gli inutili sacrifici fatti ma almeno a lui: al piccolo, vero, sorridente tifoso termolese”.

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