Gilda insegnanti solidarizza con il popolo greco, nella speranza che al referendum prevalga il ‘no’

Michele Paduano
Michele Paduano

“Così come avvenne nel 480 a.c. quando una sparuta pattuglia di spartani con a capo il re Leonida fermarono alle Termopili le truppe persiane di Serse e fu tutto un altro destino per l’Europa, che sarebbe diventata nelle epoche successive la culla della civiltà e della democrazia occidentale, così i greci moderni il giorno 5 luglio 2015 con il loro voto al referendum per accettare o meno le riforme (tagli degli stipendi agli statali, tagli alle pensioni, aumenti dell’Iva, abolizione dei contratti collettivi di lavoro etc.) imposte dai creditori internazionali, condizioneranno in un senso o nell’altro il cosìddetto percorso di integrazione europea. Possiamo senz’altro dire – dichiara il coordinatore Gilda Molise Michele Paduano – senza enfasi eccessiva, che i giorni prossimi venturi saranno decisivi per la democrazia dei popoli europei. Si stabilirà se l’Europa sarà una unione tra soggetti con pari dignità, un’unione di cittadini fondata sulla solidarietà e la mutua assistenza, oppure un’unione di consumatori che vivono in un mercato globale senza regole e senza alcuna tutela costituzionale. Il progetto di unificazione costruito senza una carta costituzionale europea, ma solamente attorno alla moneta unica gestita in maniera indipendente dalla BCE, senza alcun controllo politico (unico esempio al mondo e nella storia dell’umanità), sta dimostrando il suo vero volto. Un volto feroce, che anche noi italiani abbiamo davanti quotidianamente e che causa una recessione senza fine. Grazie al controllo esterno delle politiche economiche e fiscali degli stati che aderiscono a Maastricht, operato da istituzioni internazionali non elette e quindi senza alcun mandato popolare, si stanno raggirando le Costituzioni nazionali e mettendo in discussione diritti che si pensavano definitivamente acquisiti. Nessun diritto è più garantito. Nessuno è più al sicuro, sia esso un pensionato o un lavoratore a tempo indeterminato o un libero professionista. Il furore riformistico è tale che coinvolge settori che con l’andamento economico hanno poco o niente a che vedere, quali la scuola, la giustizia e la sanità. E come al solito l’obiettivo è di ridurre le tutele contrattuali e conculcare diritti di rango costituzionale, perchè “ lo vuole l’Europa”. E’ anche il caso di ricordare le ultime riforme europee fatte dal Governo Renzi, tra l’altro senza alcun mandato elettorale: lo statuto dei lavoratori e la scuola (ovviamente in chiave mercantilista). Sulla Grecia, experimentum in corpore vili, è stata applicata l’austerità più rigorosa, con disastri inenarrabili che ora perfino la BCE ammette pudicamente. Orbene, non paghi di questo, i cravattari che hanno in ostaggio le istituzioni comunitarie chiedono ancora più rigore. Ma è normale che uno stato sovrano membro dell’ONU, che possiede la flotta commerciale più grande del mondo, abbia bisogno di avere i soldi prestati dalle banche e che non possa immettere moneta nel sistema economico secondo le proprie esigenze? E’ normale che uno stato sovrano debba comportarsi come una qualsiasi impresa commerciale e rivolgersi al mercato per prendere in prestito i capitali necessari a far funzionare la propria economia? E’ normale che la Grecia che nel 2010 aveva bisogno di 41 miliardi di euro ed ora, grazie a questo meccanismo infernale ed alla pervicacia di frau Merkell (ex compagna della DDR!), abbia un debito di 350 miliardi di euro? Strozzini !!!
Ma facciamo attenzione su quanto è avvenuto in Grecia, perché a breve potrebbe toccare anche all’Italia (abbiamo pagato in quattro anni dal 2010 al 2013 su di un debito complessivo di circa 2000 miliardi di euro interessi per 300 miliardi ; dal 1980 ad oggi gli interessi corrisposti sono stati di 3100 miliardi – fonte Istat).

Ricostruiamo quanto accaduto.
Prima del 2010 le banche (tedeschi e francesi) percepivano maggiori interessi depositando e prestando i loro capitali ai cittadini ed alle banche greche ed erano altresì al riparo dal rischio cambio. Gli interessi corrisposti dalle banche greche erano superiori all’inflazione che si registrava nei su detti paesi. Questa valanga di capitali si sono spostati senza alcun controllo e sono stati dirottati per lo più sul consumo interno di prodotti esteri, determinando così un peggioramento dell’economia greca. Il debito era quindi “ privato “ e non dello stato greco.

La crisi dei subprime statunitensi ha quindi creato panico tra gli investitori stranieri, che hanno dapprima arrestato i finanziamenti e poi richiesto il rientro dei capitali.
Nel 2010 le banche greche si sono trovate impossibilitate a restituire i capitali stranieri che avevano ricevuto in deposito (prevalentemente tedeschi e francesi).  E’ quindi intervenuto lo stato greco a rifinanziare le banche greche con i soldi pubblici. Il debito da privato (di alcuni) è diventato pubblico (di tutti i greci). Per questo motivo lo stato greco ha avuto quindi necessità di indebitarsi per pagare stipendi, salari, pensioni.  Non è affatto vero che i greci vivessero al di sopra dei propri mezzi, che lavorassero poco, che le pensioni fossero elevate, che i dipendenti pubblici fossero troppi e troppo pagati, che ci fosse troppa evasione fiscale e corruzione ( perdinci sono le stesse cose che i nostri maitre a penser dicono ogni giorno della situazione italiana!). E’ vero il contrario.

Fa assolutamente specie che in un’Europa iperliberista solo l’attività bancaria non debba fallire.
Dove mai sarebbe il rischio di impresa in forza del quale l’imprenditore riceve il proprio utile, se le banche comunque vada sono salvate con i soldi della collettività? Ma i creditori della Grecia (Germania e Francia in testa) hanno fatto di più. Hanno richiesto un’applicazione rigorosa dei Trattati di Maastricht e quindi hanno aggravato ulteriormente la situazione. E non paghi hanno imposto agli altri stati che hanno l’euro, con le modifiche al Trattato di Lisbona del 23 marzo 2011, la costituzione del M.E.S. (meccanismo europeo di stabilità) altrimenti detto fondo salva stati e che l’Italia ha sottoscritto per ben 125 miliardi di euro (quasi interamente versati ai tempi di Mario Monti nonostante la difficile situazione economica ). I soldi sono stati dati alla Grecia con questo meccanismo (40 miliardi sono italiani), per poi essere girati alle banche tedesche e francesi!
In buona sostanza grazie a Mario Monti, siamo diventati manlevatori del debito greco. La qualcosa sarebbe anche eticamente accettabile se i soldi fossero andati ad alleviare le sofferenze del popolo, ma in realtà i greci non hanno ricevuto neanche un centesimo!
Che dire: la riconoscenza è il sentimento del giorno prima. Cosa sarebbe – continua Michele Paduano – ora la Germania se la Grecia e l’Italia con la conferenza di Londra del 1953 non avessero rinunciato al pagamento dei danni di guerra e se non avesse avuto i finanziamenti americani del piano Marshall? Ma allora erano i tempi di Keines e Von Haieck e Milton Fridman non avevano grandi proseliti in una Europa tutta da ricostruire. Questo summa capita quanto è avvenuto in Grecia, anche se i nostri giornali e settimanali, quasi tutti di proprietà delle banche, hanno sempre detto il contrario (per Mario Monti invece la Grecia è stato il più grande miracolo dell’euro ! ) . Come libero pensatore, convinto assertore del diritto di autodeterminazione dei popoli e per il bene dell’Italia e dell’Europa, mi auguro che il popolo greco al referendum del cinque luglio 2015 risponda allo stesso con cui rispose a dictat di Mussolini il 28 ottobre 1940: “ Όχι “ (ochi ), No!  Solidarietà al popolo greco”.

Eugenio Crispo

 

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