Inchiesta ‘Sistema Iorio’: l’intervento dei consiglieri nazionali dell’Ordine Giornalisti, Santimone e Cimino

 I Consiglieri nazionali dell’Odine dei Gironalisti, Cosimo Santimone e Vincenzo Cimino in una nota stampa sono intervenuti in merito alla vicenda “pubblicata nelle scorse ore su un intreccio di politica – giornalismo – fondi editoriali – pubblicità”.

“Abbiamo inteso – scrivono Santimone e Cimino – nell’interesse della gente e per tutelare l’immagine della categoria, spendere due parole se non altro per fare chiarezza. A nostro avviso, il bisogno primario resta quello legato al soddisfacimento del dovere-diritto che i cittadini ‘dovrebbero’ avere con la possibilità di ricevere una informazione corretta e ispirata a criteri di oggettiva obiettività. E di giornalisti seri e corretti il Molise ne è pieno; poi però esistono, come in tutte le categorie, i furbi ed i moralisti. Spesso con la memoria corta, alcuni si divertono a fare i professori per poi cadere negli errori che seminano sospetti ed alimentano tensione in un contesto difficile sia dal punto di vista lavorativo che di equilibrio sociale qual è il mondo editoriale molisano. Purtroppo, molti non fanno attenzione a cosa possa intendere o recepire un ragazzo, un minore, un adulto poco colto, quando si ‘sparano’ titoli e lanci “pesanti”; per questo motivo lungi da noi una difesa d’ufficio nei riguardi dei colleghi oggetto di indagine, ma sicuramente un monito ad essere corretti, a fare più attenzione, rispettando la solidarietà tra stampa e lettori e giornalisti fra loro, cercando sempre, perché no, un doveroso equilibrio allorquando si parla anche di giornalisti iscritti da vent’anni e più, giornalisti che hanno segnato e segnano la storia (positiva o negativa non spetta a noi giudicarlo) della stampa molisana, giornalisti che hanno rappresentato l’Ordine e quindi tutti noi e professionisti che si sono battuti sostanzialmente, ci pare di capire, per tutelare anche il lavoro degli altri, quindi il salario di giornalisti con annesse famiglie, nel rispetto di una tipologia particolare di contratto che vuole il direttore responsabile per forza in linea, in un rapporto fiduciario, con l’editore ed i suoi indirizzi. In questo particolare contesto l’attività dell’Ordine dei Giornalisti é essenziale per ‘bilanciare’ al meglio la libertà del giornalista di informare e il diritto del cittadino ad essere informato correttamente. Se un medico sbaglia un intervento chirurgico, se un architetto erra nella progettazione di un’opera, commettono un grave errore (e spesso finiscono sulle prime pagine dei giornali!!!) gettando oltretutto discredito su tutta la categoria di appartenenza. Lo stesso accade se un giornalista scrive un articolo disorientando, seppur in buona fede, il cittadino. Cosa che è accaduta nelle scorse ore, quando, una testata on-line, ha pubblicato la notizia di una maxi inchiesta giudiziaria. Ebbene– proseguono ancora Santimone e Cimino – leggendo l’articolo, non può non balzare all’occhio, anche meno attento del lettore, la frase che testualmente recita “LE ACCUSE – CHE DOVRANNO ESSERE PROVATE IN DIBATTIMENTO – VANNO DALL’ABUSO D’UFFICIO…..etc etc”. Beh, dopo un primo sorriso, ciò che ci ha pervasi, è stato un sentimento di profondo rammarico, per alcuni colleghi che ignorano le più elementari norme di stesura di un articolo giornalistico. L’articolo in questione parla chiaramente di indagini. Ebbene, cari amici e lettori, come molti di voi, e ne siamo certi, sapranno, quando si chiudono le indagini il pubblico ministero può chiedere l’archiviazione (e dunque nessun dibattimento) oppure esercitare l’azione penale, chiedendo, in questo caso il rinvio a giudizio (ancora nessun dibattimento).  A questo punto si va dinanzi al gup, giudice per l’udienza preliminare (e ancora non c’è traccia del famoso dibattimento): il gup può decidere per l’archiviazione oppure se procedere. Solo ed esclusivamente in quest’ultima ipotesi (e sempre se non si opta per un rito alternativo) si va al famoso dibattimento. Un articolo che contravviene piuttosto chiaramente, a nostro modesto avviso, al rispetto della verità, al rispetto della dignità delle persone, al rispetto delle fonti e al rispetto delle nostre norme deontologiche. Principi, questi ultimi, sanciti non dall’Ordine dei giornalisti, ma da norme ed autorità indipendenti. Pertanto, in un momento complesso, come quello ci riguarda da vicino (è allo studio una legge sull’editoria per cercare di ridare più forza alla nostra categoria e ci auguriamo diverse prospettive di lavoro per tanti nostri validi colleghi) dovremmo dimostrare ad istituzioni e collettività in genere, preparazione e ‘coscienza’ tenendo conto delle ricadute che gli articoli scritti quotidianamente esercitano nell’opinione pubblica. Pertanto, può capitare a chiunque di commettere errori e lungi da noi ergerci a paladini di chicchessia, ma proprio noi giornalisti cerchiamo di sforzarci un po’ di più nel dare risalto alle sentenze e meno ‘spettacolarizzazione’ alle indagini. Specie quando chi si erge a cronista illuminato, dovrebbe far uso maggiore di tatto e prudenza, se non altro per…. esperienza diretta”.

“Se manca l’abilità nell’uso degli strumenti (il bisturi per un medico, la penna per noi giornalisti) – concludono poi i consiglieri nazionali dell’Ordine dei Giornalisti – poi non lamentiamoci. Non a caso, testate di una certa importanza, hanno trattato la notizia con il giusto risalto che meritava”.

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