Processione del Venerdì Santo, il messaggio di Bregantini

 

Bregantini davanti al carcere di Campobasso
Bregantini davanti al carcere di Campobasso durante la processione del Venerdì Santo

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALL’ARCIVESCOVO DI CAMPOBASSO – BOJANO, GIANCARLO MARIA BREGANTINI, SULLA PROCESSIONE DEL VENERDI’ SANTO DEL CAPOLUOGO DI REGIONE

Carissimi fratelli e sorelle, a tutti un saluto di pace e di speranza, con un particolare abbraccio ai nostri fratelli ristretti, nel carcere, che ci hanno insegnato a pregare, con toni commoventi, da veri figli che sentono che la Madonna, come dolcissima Mamma, non li lascia mai!

Questa commovente processione del Venerdì santo, così intensamente partecipata, evento mirabile per tutta la città, nasce di certo, da secoli antichi, per l’innato bisogno che tutti sentiamo, di condividere le lacrime di Maria e il cuore affranto di chi soffre. Reciprocamente, poiché tutti soffriamo. E’ la necessità di non restare da soli né di lasciare che nessuno sia solo! Piangere insieme fa bene. Ristora il cuore!

Ci uniamo così, nel grido tante volte cantato, del Teco vorrei, o Signore, soffrire… che si fa vegliare con Gesù, un’ora svegli e vicini, nell’agonia dell’Orto.

E’ raccogliere il grido di Gesù sulla Croce: “dio mio, dio mio, perché mi hai abbandonato?”.

E’ risentire la forza di quella preghiera di Gesù, morente: “padre nelle tue mani affido, abbandono la mia anima!”.

Mani di solidarietà e fiducia.

Mani che asciugano le lacrime. Dolcemente. Che avvolgono così tutta la città. Perché oggi, questa sera, in questo tramonto mirabile, tutti siamo qui. Tutta la città è qui raccolta!

Dietro la croce, con Maria, per il gesto della consolazione.

Che è il vertice della Misericordia, nel giubileo che viviamo! “Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”! così è nata questa processione.

LA SOSTA DAVANTI AL CARCERE

Questa sosta, poi, davanti al carcere vuole essere un grave ma denso momento di riflessione.  Oltre, la consolazione. Per dire un grazie e a tutti coloro che qui operano: i padri Cappellani (don Francesco e don Pasquale con don Daniele), Salesiani che sanno ascoltare e capire. E con loro, i tanti volontari, fedeli e vivaci. E tutto il personale della direzione, con la dottoressa La Ginestra e il personale qualificato e attento della Polizia Penitenziaria. Grazie della attenzione e della empatia solidale con cui svolgono questo difficile e delicato servizio.

Il Papa lo ha reso ieri con la lavanda dei piedi, a diversi immigrati. Anche noi, ieri, lo abbiamo vissuto. E loro, i nostri fratelli detenuti, li hanno lavati a me! Grazie.

Accanto alle mani, c’è qui tanto cuore. Di tutti noi. Sostiamo in preghiera, tutti noi, quando passiamo qui, da qui, davanti!

Ma è anche spazio alla riflessione, proprio perché tanto interpellati dall’ondata immensa di male, che sconvolge ormai il mondo intero. Non c’è più un’isola felice! Ci raggiunge! Dobbiamo sostare per capire. Capire che nessuno nasce cattivo. Cattivi si diventa. Perché il dolore non è ascoltato, né lenito né condiviso. La cattiveria altro non è che   una sofferenza inacidita. Non condivisa. Ma buttata adesso!  Ed il male ricevuto è facile che sia scaricato, con violenza.

Qui sta la forza di questa processione: scegliere sempre la strada del bene, creare solidarietà e non vendetta. Non entrare nella logica mortale delle armi. Ma del sostegno allo sviluppo e alla crescita, nel lavoro e nella dignità. Dalla notte si esce solo con il lume. Non con altra notte!

Perciò…

Indichiamo tre doni, da fare a questa nostra città. Da parte di tutti; per un impegno comune e sinfonico!

Identità: Rafforzarla, anche in vista della visita tra di noi, del nostro amato Presidente Mattarella! Il 22 aprile 2016. Anche questa processione e altri segni religiosi la rafforzano e la solidificano. Perciò, la Fede crea identità! La Fede costruisce.  La Chiesa restituisce coraggio, speranza. la Corte d’Appello va difesa ad ogni costo. La Terra, va amata e coltivata.  L’arte rilanciata. La biblioteca non va chiusa. I colori siano più vivi. Non una famiglia spappolata nel generico, ma difesa nella sua identità nativa e naturale! Ad ogni costo!

Qualità: Cioè dare ai nostri ragazzi e alla nostra gente, in tutti i servizi, specie sanitari e sociali, un’alta qualità, costruita insieme. Tenace.  E per i giovani si punti sulle scuole. Che restano il vero domani. In una nostra scuola tecnica, diversi giovani maturandi, per la loro qualità già evidenziata nel quinto anno, sono già stati assunti dalla FIAT e da altre aziende. Così si deve fare. Non notti vuote. Né birra, ma libri ed un Terminal che sia degno di questa bella città!

Solidarietà: partendo dalla pacificazione tra Trinitari e Crociati, che oggi ricordiamo in questa mirabile processione, questo momento si fa appello per tutti ad avere un cuore di vicinanza a chi perde il lavoro, nell’edilizia e nelle aziende. Ma oggi anche negli uffici pubblici! Cresca la nostra attenzione ai giovani, tramite i diversi strumenti sociali in atto. Ma resti alta la nostra vicinanza agli immigrati, con la mensa alla Casa degli Angeli luogo crescente di 2teco vorrei soffrir…”” sedersi con loro, con chi piange, con chi è povero ci fa bene!

Questi tre doni che si fanno impegni, li rinnoviamo ai piedi di Maria Addolorata, sulla spinta dolcissima della preghiera che ci hanno suggerito di fare i nostri fratelli carcerati! E’ come una lettera alla mamma, per chiederle scusa. Tutti insieme, con il cuore di bambini pentiti. E sempre amati!

Chiediamo ad essa, in questo Giubileo, di avere sempre “occhi di misericordia”, per vincere le insidie di Satana ed essere uomini e donne nuove! Tutto è compiuto e perdonato”.

Redazione

CBlive

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