‘Unavoceperledonne’: “La Regioni ripristini le case di protezione e il numero antiviolenza”

“Molto spesso si parla di giovani e occupazione. Lo fa con cadenza quasi quotidiana Davide Vitiello segretario dei giovani democratici, il quale non ha paura a sottolineare ciò che in Molise non va. Disoccupazione, clientelismo e immobilismo”: a parlare, attraverso una nota stampa, l’associazione ‘Unavoceperledonne’.

“Lo ha detto anche Fabio D’Ilio, segretario cittadino del Partito Socialista Italiano di Campobasso, una donna su due non lavora – prosegue la nota stampa –. Ma di questo sembra non importare più  di tanto. Soprattutto a chi non ha messo in campo alcuna risorsa per incentivarne l’occupazione. L’ultimo bando risale infatti al 31 gennaio 2013 e si chiama Rete Imprese Italia Imprenditoria Femminile, sponsorizzata dal sito della consigliera di parità Un progetto che ha portato al miglioramento delle imprese in rosa. Infatti al 30 settembre 2013, il numero delle imprese femminili registrate in Molise è stato pari a 10.421 unità, mentre il numero di quelle attive pari a 9.662 unità. Nel trimestre in esame le iscrizioni di nuove imprese femminili (pari a 110) e che rappresentano circa il 28% del totale delle iscrizioni del trimestre, risultano superiori alle cessazioni, pari a 78 imprese (al netto delle cessazioni d’ufficio) con un saldo, quindi, positivo di +32 imprese. Non è stato, però, ancora recuperato il risultato negativo del primo trimestre (-117 imprese), anche sommando la differenza positiva del secondo trimestre (+57 imprese).

È quel 28% che ci preoccupa. Un dato ancora troppo debole per definire l’imprenditoria femminile al pari di quella maschile. Una su quattro non è un buon dato, seppure in miglioramento. Si parla sempre di imprese al maschile, in una regione maschile che proprio non vuole diventare rosa. Il 13 ottobre dello scorso anno nasce la legge antiviolenza per tutelare quelle donne che in famiglia e fuori subiscono violenza. Oggi, a undici mesi esatti, il tavolo di attivazione della legge si è riunito una volta sola e in piena estate.Non convocando tutte le associazioni e le donne che avrebbero potuto dare una mano alla realizzazione della legge. Un incontro istituzionale tra regione provincia e comuni senza convocare nemmeno chi, a titolo gratuito, ha lavorato nel settore da anni. Senza chiedere e pretendere mai quella visibilità a cui avrebbe avuto anche diritto. Unavoceperledonne chiede quindi in questa sede di conoscere come sono stati ripartiti  i fondi per i centri antiviolenza e se sono mai stati ripartiti.

Molise non per donne anche per quanto riguarda la questione aborti. Siamo una regione in cui il 90% dei medici e degli infermieri presenti negli  ospedali sono obiettori di coscienza. Ossia che si rifiutano non solo di eseguire un aborto ma anche di assistere sanitariamente una donna che ha iniziato il percorso. All’ospedale Cardarelli di Campobasso esiste un centro di procreazione responsabile dove si  praticano interruzioni di gravidanza ma il personale che ci lavora è totalmente insufficiente. Costringendo molto spesso le donne molisane ad andare ad abortire fuori  regione. Lo stesso posto dove si devono rifugiare quando subiscono violenza a causa dell’assenza di case di protezione contro i maltrattamenti. E i molisani? Non dicono nulla, sembra star bene a loro. Lo dimostra il fatto che il ricorso al Tar per garantire  negli ospedali il 50% di medici non obiettori è arrivato dall’associazione “pensiero celeste” di Padova. La quale ha intimato al presidente della Regione Paolo Frattura di provvedere entro 90 giorni.

Noi di ‘unavoceperledonne’ – conclude la nota stampa – sappiamo bene che il problema è antecedente alla gestione della Regione da parte di Paolo Frattura. Sappiamo che le ultime case di protezione sono state chiuse dai presidenti Iorio e Mazzuto in provincia di Isernia. Come sappiamo che esisteva un numero antiviolenza aperto e chiuso durante la legislatura  2006-2011. Quello che chiediamo all’attuale giunta Regionale è di porre rimedio  in breve tempo a questa situazione e ripristinare i diritti delle donne in questa regione”.

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