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‘Zero al Sud’: così i sindaci molisani scendono in campo per ristabilire i diritti negati del Mezzogiorno

Marco Esposito e Pino Aprile ospiti dell'incontro promosso Coordinamento sindaci ricorso FSC - Fondo di Solidarietà Comunale)

Una battaglia legale per poter ripristinare i diritti negati. La stanno portando avanti 66 sindaci molisani insieme a tanti altri amministratori del Belpaese che chiedono la corretta applicazione dell’articolo 119 della Costituzione che, istituisce il ‘fondo perequativo’, ovvero quello finalizzato a riequilibrare il deficit dei servizi in alcuni Comuni e che, di fatto, era stato ‘congelato’ dal ministro dell’Interno del Governo gialloverde.

Il fondo, infatti, ripartisce le risorse in favore dei Comuni secondo due criteri: quello della spesa storica, che attribuisce ad ogni comunità le risorse sulla base di quanto già in passato ha avuto, e quello perequativo che dovrebbe, invece, servire a ristabilire l’equità, evitando così che in Italia esistano Comuni di serie A (quelli del Nord) e Comuni di serie B (quelli del Sud).

Nella realtà, però, accade che il fondo che mira alla giusta redistribuzione delle risorse sia stato dimenticato e che lo Stato eroghi più fondi ai Comuni che spendono in servizi e zero fondi a chi, non disponendo di risorse, non può investirle.

Un sistema perverso che l’inchiesta del giornalista Marco Esposito dal titolo emblematico ‘Zero al Sud’ ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica. E proprio Esposito, insieme allo scrittore meridionalista Pino Aprile, sono stati ospiti, ieri pomeriggio 28 novembre, all’incontro promosso dal Coordinamento sindaci ricorso Fsc (fondo di solidarietà comunale) che si è tenuto nella sala del Parlamentino di via XXIV Maggio.

Insieme a loro l’avvocato Salvatore Di Pardo, la consigliera regionale Micaela Fanelli, promotrice del ricorso, e i sindaci Roberto Gravina, Giacomo D’Apollonio, Antonio Cerio e Salvatore D’Amico. Presenti in sala, numerosi altri amministratori, tra i quali una delegazione proveniente dalla Puglia e diversi consiglieri regionali di maggioranza e minoranza.

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Sul ricorso il Tar Lazio si pronuncerà nel merito il prossimo maggio 2020, ma il Governo ha già fatto un passo indietro, con una perequazione che, ogni anno a partire da gennaio, sarà del del 5% e che mira, nel 2030, all’abolizione delle discriminazioni. Un piccolo grande passo che ha preso il via proprio dal ricorso che ha visto protagonisti i sindaci molisani, ancora in prima linea per una battaglia che ha ottenuto un risultato importante anche per ciò che riguarda i fondi per gli asili nido.

 “Quello che è accaduto è che il Sud si è svegliato”, ha esordito nell’incontro di ieri Marco Esposito. Quando ho scritto Zero al Sud non pensavo di avere lettori così attenti e, invece, è accaduto qualcosa di inaspettato. Il Mezzogiorno non è quello che ci hanno raccontato. Non è un luogo pieno di posti dove si spende male. È vero ci sono anche questi luoghi, ma il Sud non è solo questo. È soprattutto un luogo dove i meridionali non hanno chiesto nulla e nulla hanno ottenuto. Grazie al ricorso è successo, invece, che una comunità è tornata a parlarsi e ha preso coscienza di quanto gli è sempre stato negato, in termini di rispetto dell’articolo 119 della Costituzione e di corretto riparto del Fondo di Solidarietà Comunale”.

A fare da eco al giornalista de ‘Il Mattino’ è stato Pino Aprile. “Finalmente il Sud s’è scetato”, ha detto con una battuta l’autore del best seller ‘Terroni’, soffermandosi poi sulle cause del divario tra Nord e Sud a partire dall’Unità d’Italia “Un’impotenza acquisita, quella del Meridione, a cui hanno insegnato a essere meno in tutto, almeno fino ad oggi. Con questo ricorso il Sud ha rialzato la testa e ha preteso di riavere quanto gli è stato sottratto in termini di servizi essenziali”.

“L’iniziativa legale – ha spiegato l’avvocato Salvatore Di Pardo, che ha curato il ricorso – è stata avviata su impulso del Consigliere regionale del Molise Micaela Fanelli, ed è nata in seguito alle decisioni del Governo precedente e delle gravi conseguenze prodotte sui bilanci e quindi sui servizi di competenza comunale, a seguito di una erronea applicazione dei principi e dei parametri del federalismo fiscale. In particolare, si è deciso di impugnare il Fondo di Solidarietà 2019, perché è stata messa in atto una graduale riduzione dell’azione di perequazione, con sempre minori possibilità per gli enti locali dei territori più deboli di ottenere le risorse necessarie a garantire i servizi indispensabili. Ed è importante capire che non si tratta di una guerra tra comuni, ma di ristabilire il principio dettato dall’articolo 119 della Costituzione, per evitare che in Italia esistano Comuni e cittadini di serie A e di serie B, garantendo così, a tutti, i principi di solidarietà e di eguaglianza stabiliti dalla Carta”.

In conclusione, Micaela Fanelli ha affermato che il ricorso è solo l’inizio di un nuovo percorso di giustizia che dovrà vedere il Sud compatto per ottenere quanto gli spetta.

“Se vinceremo questa prima battaglia, tracceremo il confine di un principio costituzionale fondamentale, che mira a tutelare il Meridione soprattutto sul terreno del regionalismo differenziato. Un ricorso che diventerà uno scudo per proteggerci da ulteriori minacce che incombono sull’unità del Paese e sul rispetto della legge”.

Angelita Ciccone

Redazione

CBlive

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