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Riforma parchi nazionali, diciassette associazioni ambientaliste mostrano preoccupazione. In Molise, Lipu e WWF in apprensione per il Parco del Matese

parco_mateseCRISTINA SALVATORE

La norma che disciplina le aree protette, meglio conosciuta come legge quadro 394 del 1991, si appresta a ricevere importanti modifiche. Palazzo Madama, infatti, ha dato il via libera al disegno di legge sulla riforma dei parchi nazionali, disegno che a breve dovrà essere discusso in commissione Ambiente alla Camera.

Sono 17 le associazioni ambientaliste che hanno mostrato serie preoccupazioni per un provvedimento che rischierebbe di accentuare il potere decisionale in favore di interessi politici locali, arrivando a minare, così, la tutela della natura.

In Molise la Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu) e il WWF, hanno lanciato accorati appelli mossi da profonda apprensione per la riforma sulle aree protette, considerando che lo scorso 9 novembre 2016, è stato approvato un emendamento – presentato nell’ Aula di Palazzo Madama dal senatore  Roberto Ruta –  per l’istituzione di tre nuovi parchi nazionali, tra cui il parco del Matese che, ad oggi, finalmente comprende anche una parte del territorio molisano.

“Porte aperte ai cacciatori, direttori scelti senza competenze naturalistiche e nominati localmente, tutto il potere agli enti locali e altre pessime cose, che mettono a rischio l’intera natura italiana”. È questo l’allarme diffuso dalle associazioni ambientaliste che da sempre hanno a cuore la tutela e la conservazione di specie e ambiente.

In sostanza le riforme previste dalla nuova legge riguarderebbero uno snellimento nella gerenza del potere e un allargamento negli interessi rappresentati, necessari per conferire ai parchi più sovranità sui beni demaniali e più competenza sulla gestione della fauna. Per le attività già esistenti, quelle che creano un impatto sull’ambiente, sarebbe previsto invece il pagamento di un contributo economico “finalizzato a salvaguardare la biodiversità”,  mentre la gestione delle aree marine protette verrebbe resa affine a quella delle aree terrestri. Inoltre, il piano del parco disciplinerebbe iniziative economiche, turismo sostenibile, edilizia e attività tradizionali “nel rispetto della fauna selvatica”.

Ma uno dei punti che maggiormente preoccupa le associazioni ambientaliste è quello relativo agli interventi di controllo sugli animali e il loro habitat. Stando alle parole di Lipu, WWF e Legambiente, la gestione nelle mani degli enti politici locali si potrebbero tradurre in caccia indiscriminata, abusivismo edilizio, direttori privi di competenze naturalistiche e rischi per l’ecosistema.

Un messaggio, questo, che gli attivisti della Lipu rivolgono proprio al Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, affinché non si “uccida la legge 394, l’unica in grado di tutelare le preziose aree protette”.

Da Legambiente fanno invece sapere che, nonostante la parti positive e le innovazioni introdotte, la riforma risulta tuttavia incompleta “non fornendo ai parchi gli strumenti per affrontare le sfide che il cambiamento climatico impone a chi deve tutelare e frenare la perdita di biodiversità e mancando di indicazioni sul consumo di suolo”.

Dal canto suo, il deputato del Partito Democratico e Presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, sottolinea di avere in mente un percorso che potrebbe correggere alcuni punti senza stravolgere la legge.

Redazione

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