Cultura

La Gratitira, una storia arbereshe: il progetto AIDA si conferma un successo per la valorizzazione della cultura italo-albanese

Continua con successo il progetto AIDA – Adriatic Identity through Development Of Arts – promosso dalla Fondazione Molise Cultura finalizzato alla valorizzazione della cultura e dei territori del Molise, Puglia, Albania e Montenegro. Il primo appuntamento risale al 20 luglio con lo spettacolo teatrale La riparazione. A distanza di pochi mesi il progetto cresce e si concretizza con la realizzazione di 3 appuntamenti teatrali: L’abito della festa, in scena il 10 novembre, La Gratitira del 17 novembre e il 5 dicembre sarà la volta di Quinquetto – Storie in tango. In relazione a quest’ultimo appuntamento, l’obiettivo è quello di diffondere l’arte e la musica, nella sua forma originale e rispettandone lo stile e l’intento artistico del grande Maestro Astor Piazzolla – si legge sul sito ufficiale della Fondazione Molise Cultura.

La gratitira – Una storia arbereshe è l’ultimo spettacolo andato in scena al Teatro Savoia per il progetto AIDA. Nel primo spettacolo, L’abito della festa, Carlo Durante ha indossato i panni di alcuni personaggi tipici che si incontrano in una tradizionale festa patronale di un piccolo paesino pugliese che affaccia sull’Adriatico. Un viaggio non solo nella memoria, ma anche nell’intimo dei personaggi che raccontano le loro emozioni durante un evento che, per tanti, potrebbe sembrare una semplice occasione di festa popolare. Invece, ne La gratitira si racconta la vita di un uomo albanese interpretato da Marco Caldoro: un’esistenza per metà vissuta nel piccolo borgo molisano di Ururi e l’altra parte del suo passato ancora da affrontare. Un uomo semplice, mai sposato, forse innamorato che vive lavorando da meccanico nell’officina del suo unico migliore amico. La gratitira indica la pietra lunare arbereshe, simbolo di fertilità ed è uno dei pochi ricordi di infanzia chiusi nella valigia del protagonista che aspetta al porto per imbarcarsi su una nave che lo condurrà nella terra di origine. Un’infanzia non semplice che ha portato quest’uomo di origine albanese a dover convivere con diverse paure e così, mentre aspetta con ansia la nave, ci racconta la sua vita.

L’importanza delle origini è il nodo principale de La gratitira, un tema molto attuale e un trauma, quello del distacco, vissuto negli anni ’90 dai cittadini albanesi che si può riscontrare nell’esperienza di chi è costretto, anche oggi, a lasciare la propria terra. Solo la lingua rimane l’unico filo che lega il protagonista alle sue origini albanesi. Per rappresentare al meglio questo indissolubile legame, durante lo spettacolo sono stati eseguiti dal vivo alcuni brani della tradizione arbereshe curati da Giuseppe Spedino Moffa, accompagnato da Vittorio Sabelli (clarinetto), Marco Molino (percussioni), Manuel Petti (fisarmonica), Erika Petti (voce) e Lorenzo Mastrogiuseppe (contrabbasso).

Marco Caldoro ha indossato i panni del nostro corregionale albanese e, mentre il monologo scorreva, le attrici Barbara Petti e Giada Di Palma hanno interpretato le parole e i ricordi del protagonista, vestendo rispettivamente i panni della mamma (morta in età giovane) e della zia (figura sempre presente nella vita del giovane albanese). Il testo è stato scritto da Carol Guarascio e la regia è di Antonio De Gregorio. La gratitira è partita dal Molise per raggiungere i vari teatri che collaborano con il progetto AIDA, ponendo come obiettivo il riconoscimento della cultura italo-albanese un ambito da valorizzare, studiare, conoscere e tramandare attraverso l’arte teatrale e musicale.

Federica Prezioso

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