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Storie di giovani / Zampognòrchestra: la musica dell’Alto Molise come punto di incontro tra modernità e tradizione

Zampognòrchestra
La Zampognòrchestra

LUDOVICA COLANGELO

Un viaggio iniziato nel 2012, in un treno che ha cambiato più di una volta passeggeri ma che ha sempre avuto come meta l’avvicinare il maggior numero di persone possibile a degli strumenti della storia e della tradizione molisana. È questo ciò che accomuna i quattro componenti dei Zampogòrchestra: Giuseppe Moffa, Aldo Iezza, Christian Di Fiore, Pasquale Franciosa.

“Inizialmente volevo creare un’orchestra che raccogliesse diversi strumenti. Dopo, però, mi son reso conto che la zampogna e la ciaramella fossero sufficienti per offrire agli ascoltatori suoni e brani che spaziassero dalla musica classica al Rock”. Sono queste le parole di Giuseppe Moffa, primo ideatore del gruppo, nel raccontare il principio del progetto, unico a livello nazionale. “Attraverso quattro zampogne, infatti, si  riescono a produrre ben sedici suoni distinti. I miei compagni di viaggio, – prosegue –  nel 2012, erano Aldo Iezza, ex fiatista della Riserva Moac, e Antonello di Matteo che, attualmente, studia in America.”

Un viaggio  difficile da intraprendere ma che, dopo tanti sforzi, prove interminabili e grande amore per la musica è riuscito a decollare. Il cofondatore del gruppo, Aldo Iezza, sorride nel ripensare ai primi attimi di vita dei Zampognòrchestra. “Abbiamo fatto tante prove – dice – suonavamo dalla mattina alla sera. Dopo molto lavoro siamo riusciti ad incastrarci. Sono nati i primi brani che prendono spunto dal rock, jazz, funky e nel 2013, abbiamo pubblicato il disco intitolato Bag to the Future”.

Ma quella di non abbracciare la musica tradizionale è una scelta di mercato? “Tutto ha avuto inizio da una idea compositiva. Il nostro scopo è quello di far vivere uno strumento della tradizione nella modernità. La zampogna può suonare qualsiasi brano e, quindi, perché non sfruttarne le potenzialità? È un modo per attirare l’ attenzione degli ascoltatori verso uno strumento antico e, nel caso dei giovani, spesso abbiamo centrato l’ obbiettivo.

Pensate sia possibile raggiungere il successo pur non abbracciando la musica che passa solitamente in radio? Attualmente no. Probabilmente la crisi ideologica che si sta vivendo potrebbe portare ad una riscoperta della tradizione e anche della musica che, a questa, appartiene.”

Vi sentite sottovalutati? “Noi no, lo strumento che suoniamo è sconosciuto. Spesso lo si associa solo al periodo natalizio. Le persone, invece, quando si rendono conto di cosa può riprodurre una zampogna rimane sbalordita e ci apprezza molto”.

Quali esperienze vi hanno gratificato di più? “La più bella è stata quella in Corsica. Abbiamo partecipato per tre anni di seguito ad un festival. La prima volta che abbiamo aderito all’ evento il pubblico ha assistito a un nostro spettacolo. L’anno seguente, invece, ci hanno chiesto di ri-arrangiare per zampogna il loro repertorio tradizionale, vocale e strumentale. Per l’ultima partecipazione il compito era più difficile: risalire, attraverso dei documenti, a un loro strumento tradizionale. Così, dopo tanti studi, siamo  giunti alla cornamusa che, nel corso del festival, abbiamo suonata insieme a  dei cantori del luogo. È raro essere convocati, allo stesso festival, per tre anni di seguito. Abbiamo vissuto un grande scambio culturale, caratterizzato dalla creazione di belle amicizie. Un’altra esperienza, presente nel cuore del gruppo, è poi legata alla collaborazione con Hevia per La notte Della Taranta, in Puglia. Eventi, quelli raccontati, lontani dalla partecipazione al programma Rai Music Quiz. Grazie alla chiamata di Amedeus abbiamo affrontato un’esperienza nuova e l’impatto con un mondo opposto dal nostro. Nel rivedermi, durante la seconda puntata – racconta Iezza – mi sono emozionato.”

Progetti per il futuro? Fare un altro disco.  Siamo, inoltre, aperti a dei lavori di qualità e che ci soddisfino.”

I Zampognòrchestra, esempio tangibile che la tradizione, se capace di rinnovarsi anche grazie alle nuove generazioni, diviene seme per far germogliare frutti del presente e soprattutto del futuro.

 

Redazione

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