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Mozione di sfiducia, centrodestra in conclave per trovare un accordo sui ruoli. L’àncora di salvezza di Toma? I 33 mesi alla fine della legislatura e i 300mila euro ancora da percepire

Il centrodestra in conclave. L’appuntamento è alle 17,30 nella Sala Parlamentino di Palazzo Vitale. Siamo in tempo di distanziamento sociale e la sala di via Genova, ben si presta, per ospitare i tredici consiglieri della maggioranza del Consiglio regionale. O meglio, dodici. Potrebbe, infatti, mancare l’ex governatore Michele Iorio (il suo potrebbe essere il nono voto della sfiducia, ndr), che, seppur Presidente della Seconda Commissione Consiliare Permanente, è da tempo lontano anni luce dalle posizioni del Presidente della Giunta regionale Donato Toma. E tocca proprio all’attuale governatore rimettere insieme i pezzi del puzzle, al fine di evitare che domani, martedì 7 luglio 2020, possa essere sfiduciato dall’assise regionale.

L’unico punto all’ordine del giorno del Consiglio regionale del 7 luglio, infatti, prevede la mozione di sfiducia al Presidente della Giunta regionale del Molise, presentata dai consiglieri regionali Micaela Fanelli e Vittorino Facciolla del Partito Democratico, e da Andrea Greco, Patrizia Manzo, Angelo Primiani, Vittorio Nola, Valerio Fontana e Fabio De Chirico del Movimento 5 Stelle, ai sensi dell’articolo 36 dello Statuto della Regione Molise e dell’articolo 63 del Regolamento Consiliare della Regione Molise.

I consiglieri regionali della maggioranza di centrodestra già si sono incontrati più di una volta, facendo recapitare a Toma la propria decisione: la revoca immediata dell’assessore esterno della Lega, Michele Marone, in luogo di uno degli esponenti eletti in Consiglio regionale.

Toma avrebbe preso tempo e rimandato qualsiasi decisione al post-voto in aula della mozione di sfiducia, come a dire: “Conferitemi ancora fiducia e, poi, vediamo”.

A fremere di più sarebbero le due consigliere Aida Romagnuolo e Filomena Calenda, elette nella Lega, prima delle loro espulsione, allorquando si incrinarono i rapporti con l’allora coordinatore regionale e assessore esterno regionale Luigi Mazzuto. Il posto di Mazzuto dovrebbe spettare a una di loro due, anche per risolvere il problema della quota rosa in Giunta. Ma a scalpitare non sarebbero solo le due pasionarie, bensì l’intera maggioranza di centrodestra, poichè la legislatura è vicina al giro di boa (novembre 2020), momento in cui Toma dovrà riassegnare tutti i ruoli: quelli del Presidente del Consiglio e dell’Ufficio di Presidenza, dei quattro Presidenti di Commissione, del Sottosegretario della Giunta regionale e dei suoi assessori. In totale, undici posti rilevanti da assegnare, oltre quelli del vice-presidente e segretario del Consiglio regionale in quota maggioranza.

Ognuno ha portato il conto a Toma, proprio come si fa al ristorante, ma la coperta sembrerebbe corta per le ambizioni dei consiglieri regionali, molti dei quali consapevoli di potersi giocare l’unica chance della loro vita in seno all’assemblea regionale.

C’è da giurarsi che la maggioranza troverà gli equilibri, o meglio un patto di non belligenza, almeno fino a novembre. Sul piatto questo pomeriggio, infatti, non ballerà soltanto la poltrona dell’assessore Michele Marone, bensì ognuno si giocherà ben 33 mesi di legislatura, ovvero circa 300mila euro netti ancora da percepire fino all’aprile 2023. E questo potrebbe essere il presupposto per un rinnovato accordo, almeno fino a fine anno.

Redazione

CBlive

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