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Biomasse, dopo le centrali del Matese cresce la preoccupazione per Mafalda. I grillini tengono alta la guardia e rivendicano la paternità della battaglia per l’ambiente

I consiglieri Patrizia Manzo e Antonio Federico
I consiglieri Patrizia Manzo e Antonio Federico

Dopo la revoca dei permessi per le due centrali a Biomasse ai piedi del Matese, si è fatta sin da subito strada l’ipotesi di un maxirisarcimento da parte della Civitas, che la stessa ditta avrebbe stimato in oltre 8 milioni di euro. Denaro questo che potrebbe dover essere risarcito da coloro che hanno firmato la revoca, ovvero dal governatore Frattura e dagli assessori Nagni, Facciolla e Scarabeo. Ecco perché la Regione Molise ha avviato le procedure di annullamento delle autorizzazioni rilasciate per le due centrali. Sono in quest’ultimo caso, infatti, gli esponenti di via Genova potrebbero essere liberi dalla richiesta di risarcimento.

Per l’annullamento è però necessario che i 14 enti della Conferenza dei servizi che avevano dato parere favorevole all’impianto, motivino ora un diniego per la realizzazione delle centrali. Gli enti in questione hanno un mese di tempo per tornare sui propri passi e smentire quello che avevano invece stabilito solo qualche tempo fa.

In realtà l’ipotesi che solo l’annullamento delle autorizzazioni mettesse al riparo da stratosferici risarcimenti era stata già avanzata la scorsa settimana dai rappresentanti in Consiglio regionale del Movimento 5 Stelle, Antonio Federico e Patrizia Manzo, che questa mattina, mercoledì 12 novembre, in una conferenza stampa hanno voluto nuovamente fare il punto circa le azioni intraprese in materia ambientale. “Dell’annullamento – hanno detto i pentastellati – non possiamo che essere contanti, ma ciò che ci lascia basiti è il perché non si è agito prima e soprattutto perché in sede di Consiglio, la maggioranza non abbia fatto chiarezza sulla questione”.

Inatanto i grillini insieme ai comitati del Matese hanno lanciato l’allarme per la centrale prevista nel comune di Mafalda. “Sulla carta – hanno sostenuto i rappresentanti di palazzo Moffa – si tratta di un impianto da 50 megawatt elettrici che in base alla nuova legge ‘Sblocca Italia’ rischia di trasformarsi in un vero e proprio inceneritore”.

Una situazione su cui bisogna restare vigili, secondo i pentastellati, che hanno anche rivendicato la paternità di un impegno concreto in merito alle tematiche ambientali, “sulle quali – ha detto Patrizia Manzo – non bastano certo dichiarazioni di intenti, prive di interventi diretti nelle sedi opportune”.

(f.a)

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