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All’Unimol la lectio magistralis di Gian Paolo Montali: “Il segreto di un gruppo è convincere persone che non hanno niente in comune a fare squadra”

Conferita all'ex ct dell'Italvolley la Laurea honoris causa in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate

GIUSEPPE FORMATO

Conferimento della Laurea honoris causa in Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate all’ex ct dell’Italvolley ed ex dirigente di Juventus e Roma, Gian Paolo Montali, attuale Direttore Generale del Comitato Organizzatore della Ryder Cup 2022 di Roma, una delle più importanti manifestazioni internazionali di golf.

(IL COMMENTO DEL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI CAMPOBASSO, FRANCESCO ROBERTI).

Carisma, personalità e stile vincente sono stati i suoi segreti, trasmessi nei suoi due libri: ‘Scoiattoli e Tacchini. Come vincere nelle organizzazioni con il gioco di squadra’ e ‘Il parafulmine e lo scopone scientifico. Come diventare un vero leader nel lavoro e nella vita’.

La lectio magistralis di Gian Paolo Montali è stata incentrata su un concetto, che è stato alla base della sua vita professionale: convincere persone che non hanno niente in comune, per idee e know-how, a fare squadra”.

“Un team, che può essere sportivo o di lavoro, è caratterizzato dal fatto che persone, che non hanno niente in comune, per idee, religioni, competenze, conoscenze, si ritrovano insieme per un obiettivo comune. E l’adattamento deve avvenire anche in tempi brevissimi”, ha spiegato Montali.

“Ognuna di queste persone deve rinunciare a qualcosa di proprio a vantaggio del compagno, al fine di far vincere la squadra – ha spiegato Gian Paolo MontaliÈ un’utopia, però, pensare che persone che non hanno niente in comune possano anche diventare amici all’interno dell’organizzazione. Ciò che conta è che ognuno, secondo ruoli e competenze, faccia la propria parte. Far squadra, infatti, vuol dire lavorare per competenza”.

Montali ha ribaltato anche il famoso concetto “squadra che vince non si cambia”, perché “gli avversari studiano il modo di giocare e organizzarsi di chi vince e, dunque, se non si ha il coraggio di cambiare, difficilmente, ci si può ripetere”.

“Un gioco di squadra deve avere un’organizzazione chiara e precisa – le parole di MontaliNel fare squadra, tra i vari livelli dell’organizzazione, si deve sviluppare un forte senso di sfida personale e individuale. Quando allenavo, la mia più grande preoccupazione era quella di stimolare i giocatori a entrare in competizione con i pari-ruolo delle altre squadre”.

“In tutte le organizzazioni – ha precisato Montalic’è la cosiddetta squadra invisibile, quella di chi lavora nel backstage. Il buon capo deve saper gratificare chi lavora nelle retrovie, mantenendo in essi il giusto grado di motivazione. Alla lunga, infatti, la squadra cosiddetta invisibile, se non stimolata al punto giusto, potrebbe mollare la presa”.

“Nell’organizzazione le persone devono sostituire l’io con il noi – ha proseguito l’ex ct dell’Italvolley Un nemico importante, all’interno di un gruppo, si ha quando il capo teme che un proprio collaboratore possa crescere. Chi è al vertice della struttura, infatti, deve sapere delegare e non solo ordinare. Delegare vuol dire conferire la totale responsabilità di quel compito”.

“La paura è un elemento importante – il pensiero di MontaliQuando allenavo non ho mai ottenuto risultati quando ho provato a raggiungere l’obiettivo senza la paura di sbagliare, poiché essa è un elemento che ti permette di mantenere alte attenzione e concentrazione”.

“Cuore e passione in ciò che si fa non devono mai mancare e il buon capo deve trasmetterle all’esterno – le parole di Gian Paolo MontaliLa vera fortuna di un’organizzazione si realizza quando i capi dirigono, delegano, allenano, ma non giocano direttamente. Ad andare in campo sono i giocatori o collaboratori e la squadra invisibile. A raggiungere l’obiettivo, durante la partita, sono gli atleti, il coach invece li allena e istruisce durante la settimana”.

“Il vero segreto di un buon leader – ha concluso l’allenatore e dirigente sportivo di Parmaè creare giocatori o collaboratori che sono allenatori o leader di se stessi”.

Redazione

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