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L’ordinaria follia del calcio (anche in Molise). Il triste destino dei presidenti: esaltati con la vittoria, scaricati quando il ‘gioco’ finisce

La contestazione dei tifosi del Termoli al presidente Nicola Cesare (www.newslocker.com)
La contestazione dei tifosi del Termoli al presidente Nicola Cesare (www.newslocker.com)

GIUSEPPE FORMATO

Gesti di ordinaria follia: quando la riconoscenza è all’ordine del giorno nel mondo del calcio. Che lo sport nazionale fosse vissuto con troppa esasperazione in Italia, questo era un fatto risaputo, ma le cronache nazionali e quelle regionali ci portano troppo spesso a parlare di uno sport malato, vissuto con troppa frenesia dagli attori principali. I tifosi. Che, spesso, danno sfogo della propria ira nei confronti di chi ci mette la faccia, ovvero i presidenti, che sono portati in paradiso quando si vince, ma che vanno immediatamente all’inferno quando si è di fronte a una stagione fallimentare, anche se questa è iniziata da pochi mesi.

È di ieri sera, giovedì 23 ottobre 2014, l’ultimo spiacevole episodio: in Svizzera, circa cinquecento tifosi del Napoli, hanno circondato il pullman del team partenopeo, che aveva perso la prima partita stagionale in Europa League per mano degli Young Boys, prima di bloccarlo e insultare la squadra e l’allenatore Benitez. Si sono vissuti attimi di terrore, il mezzo è stato colpito con bastoni e spranghe. Il pullman ha riportato diversi danni alla carrozzeria e alcuni finestrini sono stati rotti. Nessun ferito, ma la paura è stata tanta. Capita in Italia che un presidente, Aurelio De Laurentiis, prenda una società fallita, la iscriva in serie C1, per portarla fino in Champions League, ai vertici della classifica di serie A, a vincere due Coppe Italia, che venga duramente contestato.

Succede la stessa cosa a Claudio Lotito, contestatissimo sia a Roma, dai tifosi del suo club, la Lazio, sia in Campania, da parte dei tifosi della Salernitana, club preso dal fallimento e portato nel giro di un triennio dalla serie D alla Prima divisione della Lega Pro, oggi C unica.

Non sono i soli casi, ma sono le punte dell’iceberg di un atteggiamento volto sempre e solo alla vittoria da parte della cultura sportiva italiana.

Il Molise non è da meno a episodi di esasperazione del mondo del calcio, seppur senza raggiungere i limiti della violenza.

Nella storia recente, a farne le spese è stato l’ormai ex presidente del Campobasso, Ferruccio Capone, che prese il club, quasi fallito a stagione in corso, nel dicembre 2007 in serie D, per portarlo nel calcio professionistico, nella Seconda divisione della Lega Pro, torneo nel quale ha centrato tre salvezze. Il giorno del ripescaggio in Lega Pro, il 4 agosto 2010, una città intera portò in trionfo Ferruccio Capone, insieme all’uomo che, dal punto di vista legale permise il salto di categoria, l’avvocato Franco Mancini, altro grande dimenticato del calcio campobassano, il quale oggi segue le vicende da spettatore, seduto nella sua poltroncina in tribuna centrale.

Non è stato sufficiente all’imprenditore irpino riportare il Campobasso nel professionismo, per fargli guadagnare gloria in Molise. Anzi, abbandonato da tutti, anche da coloro che ci avevano collaborato (la storiografia cittadina è divisa su questo fronte, su di chi sono le colpe), è tornato nella ‘sua’ Montella, dove è sindaco da sei anni, con un club fallito e (forse) qualche debito cui far ancora fronte.

È entrato nel club dei presidenti contestati, in Molise, anche Nicola Cesare: il patron del Termoli, dimessosi domenica 19 ottobre 2014, dopo la sconfitta dei giallorossi contro il Fano, è stato duramente contestato dai supporter giallorossi davanti gli spogliatoi del ‘Cannarsa’.

In questo caso, però, c’è stato un comunicato a smorzare, leggermente, i toni, nel quale l’Associazione ‘Gente di Mare’, comunque, ha ringraziato Nicola Cesare. L’imprenditore molisano, arrivato in riva all’Adriatico, a metà campionato, in Eccellenza, nella stagione 2011/2012, è riuscito a vincere a primo colpo campionato e Coppa Italia, superando le velleità dell’allora Campobasso 1919, secondo in entrambe le manifestazioni. Nicola Cesare, condotto il club giallorosso in serie D, ha costruito per due stagioni di fila altrettante corazzate, la cui corsa si è fermata al secondo posto al primo tentativo dietro la Sambenedettese, che successivamente non si iscrisse alla Lega Pro, e al terzo posto nell’ultimo campionato. Rimasto solo, quest’anno Nicola Cesare ha provato ad allestire una squadra con pochissime risorse e, complici anche le contestazioni, sembra che la sua avventura nel calcio sia terminata con la gara contro il Fano. Anche in questo caso con qualche debito e poca gloria.

I tifosi, ovviamente, non scrivono solo le pagine più brutte del calcio e negli occhi dei tifosi molisani ci sono ancora le immagini irradiate da RaiSport1, sabato 18 ottobre 2014, dallo stadio di contrada ‘Selva Piana’: una Curva tornata a cantare e colorarsi di rossoblù. Ma queste scene sarebbe belle vederle anche quando una squadra attraversa un periodo difficile, anzi quello è il momento in cui la cultura sportiva dovrebbe prevalere.

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