Cronaca

Cronache marziane / Anziani sulla finestra dei pc e giovani in fuga. Tra la voglia di cambiamento e la rassegnazione che passa dal bicchiere

istatCRISTINA SALVATORE

La popolazione molisana sta diminuendo e sta invecchiando. Lo dicono i dati del bilancio demografico diffusi dall’Istat, disegnando un quadro critico che lascia poco spazio all’ottimismo. Nella nostra regione i decessi giornalieri superano nettamente le nascite e questo sta a significare solo una cosa: tra qualche anno il Molise sarà una regione popolata da ottantenni, rigorosamente tecnologici, fermi a osservare non più i cantieri aperti sulla strada ma siti internet in costruzione, dal computer di casa. A breve, infatti, non avrà più alcun senso costruire nuove abitazioni per nuclei che non ci saranno mai.

In pratica le nostre città rischiano di diventare deserti aridi, abitati da famiglie strettamente imparentate e costrette a riprodursi tra loro: uno scenario simile a quello narrato nel film horror di Wes Craven “Le colline hanno gli occhi”. Certo, se ci fosse lavoro, e di conseguenza la certezza economica che ne deriva, uno sarebbe pure propenso a pensare di mettere al mondo il prolungamento della propria esistenza, ma vista la situazione attuale, pensare a sopravvivere è l’unico scopo dei tanti giovani disoccupati che non possono permettersi di desiderare altro.

Per fortuna esiste ancora una possibilità fuori regione o addirittura fuori dalla amata Italia. Eserciti di ragazzi studiosi partono in cerca di sicurezza all’estero, affrontando difficoltà di ogni tipo per inseguire il sogno di un futuro che affonda le radici sui principi di indipendenza e affermazione sociale: questo è l’altro lato oscuro di una medaglia di cui noi molisani siamo stati ingiustamente insigniti.

I nostri giovani conterranei si ritrovano a dover combattere contro il pregiudizio di chi è costretto ad accoglierli nelle loro piazze, nelle loro case, nella loro terra. E per alcuni di questi cervelli migranti  è anche più difficile accettare di non essere benvoluti, considerando che a casa avevano pure una nonna che gli regalava cinquanta euro per andare a comprarsi un gelato. Che venivano difesi persino dai parenti di sesto grado e dalle anime dei trisavoli quando gli insegnanti a scuola osavano mettere un voto basso in italiano, matematica e storia. Come potevano, i docenti, non capire le immense qualità di questi figli? Parliamo di geni del computer che in cameretta passavano ore a manipolare foto per assomigliare a Ken o Barbie. Che oggi conoscono perfettamente il codice Ascii per creare cuoricini utilizzando solo la tastiera di un portatile. Dotati di una straordinaria capacità di ‘problem solving’ grazie alle giornate totalmente dedicate alla playstation per cercare il modo più sicuro di schivare gli attacchi dello zombie e trucidarlo con armi di distruzione di massa.

Eccoli qui, catapultati all’improvviso in una realtà sconosciuta, obbligati ad imparare una lingua straniera e costretti a fare i conti con il portafoglio vuoto, perché quei cinquanta euro di nonna non bastano più neanche per compare un pacco di pasta ‘made in Italy’ in un discount londinese. Guardati dai nativi, dalla popolazione del luogo, come fossero immigrati qualunque venuti lì per rubargli il lavoro. Additati come mafiosi perché italiani. Giunti da chissà quale landa dimenticata da Dio per circuire le loro donne (“loro” perché è risaputo che le donne sono al pari di oggetti, dotati anche di una scadenza – presumibilmente dopo i 40 anni –  visibile dietro un orecchio).

Ma come? Uno cerca semplicemente la possibilità di avere un futuro migliore, di poter lavorare onestamente per mandare qualche soldo a casa, di avere la possibilità di costruirsi una famiglia nel caso in cui si presentasse per incanto l’amore… e deve affrontare tutto questo?  Ma quasi quasi, allora, fanno bene quei giovani che non lasciano casa e restano con i genitori fino al tempo in cui  arrivano a scambiarsi l’ultimo modello di pannoloni per incontinenza! Fanno bene a rinunciare alla possibilità di avere una vita migliore e diventare genitori! Se all’estero ci accolgono con lo stesso calore di una febbre debilitante, senza capire che l’immigrazione è arricchimento per tutti, che è possibilità e opportunità… allora non resta che giocarci l’ultima carta a disposizione: quella della rassegnazione. Accettare inermi lo stato attuale delle cose, abbandonare ogni tipo di speranza per il futuro e spegnere la tv quando tutto il mondo politico, affiancato dalla Chiesa,  chiede a gran voce di mettere al mondo più bambini, senza pensare né al nostro oggi, nè al loro domani.

E quindi, ci consoliamo dentro i bar, trascorrendo nella depressione i migliori anni della nostra vita. Parliamo tra noi, che ci conosciamo da quando andavamo all’asilo, alle elementari e alle superiori insieme. Siamo lì che aspettiamo un cenno di ripresa, un  incoraggiamento da parte dei potenti, di coloro che avevano promesso di  garantirci lavoro e futuro. Aspettiamo un aiuto che invece dovrebbe avere il sapore di un diritto inalienabile e, un giorno, ci dicono, arriverà. Dritto dentro casa, spedito come la posta del cuore, accompagnato dal grido “vi aiuteremo, ma a casa vostra”. 

Redazione

CBlive

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