Cultura

Sette giorni speciali, per chi li vive con vera emozione

Parliamo della Settimana Santa che inizia oggi con la Domenica delle Palme

Domenica “delle Palme”

La giornata di oggi è la prima dei sette giorni speciali di questa settimana: La Settimana Santa. Qualche timido ramoscello non sarà preso ma ricevuto, quest’anno: a ricordo di quelli che la gente agitava davanti a Gesù sull’asinello, acclamando “Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”. Quattro giorni dopo la folla gridò Crucifige, Lui lo sapeva eppure volle andare tra la sua gente, farle sperare un futuro migliore, darle la gioia di credere che la profezia del Messia si avverava realmente: Gesù, figlio di Giuseppe figlio di Davide, è il Benedetto, venuto su questa terra nel Nome del Dio che salva. L’esultanza apre la Settimana Santa, seguita dal dettagliato racconto della Passione, l’altra realtà che non voleva nascondere.

Lunedì a lavoro ma con il cuore in preghiera

Lunedì Santo. Giorno come gli altri, se non per l’aggettivo solenne e quei teli viola, che nelle chiese ricoprono tutte le Croci, una sfumatura di colore in preparazione al dolore o al mistero, da svelare a suo tempo.

Martedì Santo. L’affanno sembra ancora lontano, col pranzo di Pasqua da preparare, le uova da comprare ai piccoli… felici loro, felici tutti! Esattamente come la pensa Gesù, che risoluto va verso Gerusalemme.

Mercoledì Santo. Vita normale, se solo si potesse andare a scuola e lavorare! Le Sacre Scritture suonano più stringenti, si fa i conti con l’impegno preso in Quaresima tra digiuno, preghiera e misericordia: mi sento più vicino a Dio e gli altri? Una bella confessione non ci starebbe male.

Tre giorni di raccoglimento

Il Triduo Pasquale comincia oggi con il Giovedì Santo. Vi è una sola Messa la mattina in tutta la città, in cattedrale si consacra l’Olio Santo per benedire neonati, moribondi e preti novelli. Un’unica Messa si celebra nelle chiese la sera, l’ultima Cena del Signore che volle amare i Suoi sino alla fine; li lavò e li servì a tavola, il posto della riunione familiare e lì parlò al Padre suo e nostro: se glieli aveva dati quegli amici, glieli doveva lasciare “là dove sono Io”, perché fossero Uno “come siamo Noi”. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue non morrà in eterno”, diceva sapendo di dover morire ed escogitò un modo incredibile: incorporarsi come un bambino dentro la sua mamma, trasmutando un po’ di pane e vino in carne e sangue Suoi, con sacre parole che altri Cristi pronunceranno: “Prendetene tutti…fate questo in memoria di me”. Quella notte fu tradito, catturato, abbandonato da tutti… ai Sepolcri, altari riempiti di luci e di fiori, si va per stargli accanto.

L’Adorazione della Croce 

Venerdì Santo. Un giorno ancora più semplice e povero degli altri. Davvero Dio può morire? Per molti è solo l’antivigilia di Pasqua e Pasquetta, le ultime cose da fare, il lavoro da completare, una volta si partiva pure. Incombe la sensazione di un vuoto totale; sono normali digiuno e astinenza dalle carni, per chi considera di avere un morto in casa. Dalle tre del pomeriggio, ultima Ora del Re Crocifisso, zitti zitti in chiesa si fa l’Adorazione della Croce: liturgia spoglia, altare nudo, si sente Dio gridare il suo dolore di innamorato tradito: – “Che male ti ho fatto? In che ti ho dispiaciuto?”. Un braccio per volta si disvela la Croce, in ginocchio si bacia il duro legno. Nel mondo intero quest’unico giorno dell’anno non si celebra la Messa, fatta la Comunione si va via in silenzio come cospiratori. Ci vergognamo un po’ tutti della sofferenza di un innocente che muore… una gloria, s’è fatto per amore… bello, se qualcuno lo facesse per me!

Sabato Santo. Niente Messa, assoluto silenzio, campane legate, tensione dell’attesa. Ultimi preparativi per il giorno seguente e un po’ di compagnia a Maria, la Santa Madre non può dimenticare d’aver visto il suo Piccolo innocente inchiodato soffrire a lungo, pure lei morta di dolore attende con fiducia nella promessa: “Non vi lascerò…”. Si va nel buio ad assistere al miracolo della mirabile notte: da un piccolo fuoco acceso nel Vecchio Testamento, la Parola che è Luce avanza verso una gioiosa esplosione di energie divine, fino al canto del Gloria!

Rosalia Azzaro Pulvirenti

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