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Alla Fondazione Giovanni Paolo II una nuova procedura per l’accesso venoso centrale

Un metodo più sicuro, che può migliorare la qualità di vita e l’efficacia del percorso terapeutico

L’efficacia di un percorso terapeutico dipende da molteplici fattori: anche un accesso venoso può fare la differenza. Si stima che ogni anno in Italia vengano utilizzati circa 33 milioni di dispositivi per terapie endovenose. Alla Fondazione “Giovanni Paolo II” è stata introdotta una nuova metodica: si chiama catetere venoso centrale ad inserimento periferico (PICC). Questo device riduce al minimo il rischio di complicanze, e può incidere anche sull’efficacia del percorso terapeutico, soprattutto per alcune tipologie di pazienti, come quelli oncologici, che devono sottoporsi a continue dosi di farmaci chemioterapici ma non solo.

“La Fondazione propone costantemente l’innovazione sia tecnologica che assistenziale, in questo caso, attraverso le professionalità infermieristiche, che commenta Mario Zappia, direttore generale – confermano gli alti livelli raggiunti e la voglia di migliorare costantemente il proprio lavoro. Infatti otteniamo un triplice risultato: minori spese assistenziali; innovazione tecnologica; miglioramento della qualità della vita del paziente  che riuscirà a ridurre i rischi di complicanze e a gestirsi meglio anche al proprio domicilio”.

Il PICC posizionato da un team infermieristico dedicato (PICC TEAM), è meno invasivo rispetto ad altri dispositivi di accesso venoso centrale che, richiedono l’utilizzo di una sala chirurgica o di radiologia interventistica, con la presenza dell’anestesista.

“Gli infermieri oggi sono tutti professionisti laureati, sono parte essenziale del percorso di cura – commenta Emilio Corbo, responsabile del servizio infermieristico – abbiamo a disposizione figure altamente qualificate, che sapranno gestire al meglio anche un ambulatorio specifico”.

Molti studi dimostrano che la formazione di infermieri per la creazione di PICC TEAM e di Infusion Nurses, migliora il processo che va dall’inserimento alla gestione dei questi dispositivi in tutto il periodo clinico che accompagna questa tipologia di pazienti. Infatti  il ruolo fondamentale dell’infermieristica avanzata è fornire una risposta competente, sicura, efficace ed efficiente nelle strutture sanitarie.

Rispetto ad altre forme di accesso venoso centrale il sistema PICCS presenta numerosi vantaggi:  si tratta di  un accesso venoso, in una vena di grosso calibro, che permette la somministrazione di farmaci che, qualora iniettati per via periferica, potrebbero causare danni non solo venosi  a seguito di stravaso; richiede una minima manutenzione; riduce il rischio di infezioni; riduce il rischio di trombosi venose centrali; può essere utilizzato in modo discontinuo, senza per questo aumentare il rischio di complicanze ostruttive e infettive; può essere utilizzato sia in ambito ospedaliero che domiciliare;  consente libertà di movimento oltre alla migliore tollerabilità di trattamenti farmacologici frequenti riducendo il disconfort.

Tale procedura sarà pratica ai pazienti ricoverati, ma ne potranno beneficiare anche le persone che devono sottoporsi ad alcune terapie domiciliari; sarà attivo, infatti, un ambulatorio infermieristico dedicato che seguirà il paziente dal posizionamento a tutto il suo percorso assistenziale, con personale che effettuerà prestazioni anche a domicilio.

Redazione

CBlive

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