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Nel nome del Sannio

Domenico Rotondi

Negli ultimi tempi si è riaccesa la fiaccola della passione per la cultura dell’antico popolo sannita, anche in considerazione dei recenti studi svoltisi in ambito accademico. D’altra parte, la puntuale rilettura storica offerta dagli archeologi, ed in particolare dal professore Gianfranco De Benedittis con la pubblicazione degli ultimi libri sulla civiltà sannitica, ha riaperto i termini della discussione sull’importanza del messaggio valoriale testimoniato dai popoli italici.

Il Sannio Pentro, in particolare, rappresentò, per le popolazioni federate della penisola, il contraltare morale al sincretismo mercantile delle popolazioni dominanti. In effetti, il cuore identitario dell’Appennino seppe difendere, con mirate alleanze, sia il policentrico modello territoriale, sia l’indole autonomista dei popoli preromani. Quanto innanzi appare essere, in tutto e per tutto, il testamento morale dei Sanniti, peraltro rappresentato significativamente sia dalla straordinaria architettura di Pietrabbondante che dalla sorprendente urbanistica della città di Monte Vairano.

Lo stesso professore De Benedittis spiega dettagliatamente quanto segue: “Campobasso era una grande realtà sannita. La montagna appare strutturata urbanisticamente con la volontà di dare a questa area la dimensione di una città: si è riusciti a trasformare 50 ettari di terra in un sistema abitativo complesso che si distribuisce su più terrazze artificiali per risolvere il problema della conformazione dell’area. Lungo queste pendenze sono state sistemate strutture murarie in opera poligonale. Inoltre c’è un sistema viario originale, ricco di marciapiedi, drenaggi e selciati con una dimensione superiore alle strade di Altilia, per esempio”.

Tale scoperta ha rafforzato ogni convinzione in chi crede sia assolutamente necessario riconsiderare, secondo un metodo scientifico, la natura e le caratteristiche di tutti gli angoli storici del Molise. Per di più, sta crescendo l’interesse per la storia del Sannio sia nella società civile delle diverse realtà italiane, sia negli ambienti universitari europei.

Quanto detto è provato dal fatto che, durante la serata di sabato 4 marzo, una bella cornice di pubblico ha accolto, nell’elegante sala della Libreria Menerva di Amorosi, la presentazione delle suggestive opere dello scrittore agnonese Nicola Mastronardi. Un momento ricco di pathos che, avendo registrato la partecipazione appassionata di tanti cittadini giunti dalle diverse aree dei territori matesini e caudini, ha rappresentato un vero e proprio atto d’amore per la Libertà manifestata costantemente dai Sanniti.

D’altro canto, proprio nei pressi di Amorosi, e precisamente alla confluenza del fiume Calore con l’impetuoso corso del Volturno, l’imperatore Adriano volle fissare il confine naturale della regione sannita, giustamente riconosciuta dai romani. In tal senso, lo scrittore ha voluto tracciare, con garbo e sintesi, l’identità valoriale di un popolo fiero, interprete autentico dei profondi dettami morali trasmessi dai Padri Osci.

Anche per queste ragioni sarebbe il caso, secondo molti osservatori, di recepire, fino in fondo, le opportunità offerte dalla programmazione dell’Unione Europea, capaci di finanziare campagne archeologiche e progetti integrati nell’intento di valorizzare il Patrimonio materiale ed immateriale presente nei diversi comprensori appenninici del Sannio storico.

Redazione

CBlive

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