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Recovery Fund, bagarre in Consiglio regionale. Fanelli accusa: “Toma tra incoscienza, tracotanza e progetti che sono una scatola vuota”

“Imperizia, incoscienza e tracotanza. Non può essere definito in altro modo l’atteggiamento del Presidente Donato Toma che, ieri pomeriggio in Consiglio regionale, ha dato il peggio di sé, travalicando il limite della correttezza istituzionale e della buona amministrazione. Quella che produce fatti, non libri dei sogni”. Così la capogruppo del PD in Consiglio regionale, Micaela Fanelli, sul monotematico di ieri a Palazzo D’Aimmo.

“Eppure, – dice la consigliera – la seduta dedicata al recovery fund si era aperta nel segno della condivisione di intenti e della programmazione per il futuro della nostra regione e avrebbe dovuto e potuto porsi come un passaggio politico fondamentale per garantire maggiore qualità dei servizi – sanitari in particolare – e più risorse per il sistema produttivo. Soprattutto durante e dopo la pandemia, nel momento di massimo bisogno per la nostra regione.

E invece, dopo che, il Consiglio ha approvato la mia mozione che impegna il Presidente della Giunta regionale verso il Governo nazionale per richiedere l’utilizzo dei fondi Pandemio Crisis Support (PCS) del MES per il ridisegno della sanità del Molise – per la quale ringrazio tutti i colleghi che l’hanno votata e della quale avremmo voluto parlare, confrontarci, decidere insieme come ricostruire il nostro sistema sanitario regionale grazie ai fondi in arrivo da Bruxelles – il colpo di scena e lo schiaffo istituzionale a tutta l’Assise.

Dopo che per due anni e mezzo il Governatore non ha portato in Aula un solo atto relativo alla programmazione dei fondi europei, dopo le nostre sollecitazioni che dallo scorso mese di maggio lo richiamavano al rispetto dello Statuto e soprattutto a darsi da fare per arrivare in tempo, dopo ampie rassicurazioni che si sarebbe confrontato con il Consiglio, unico organo legittimato alla pianificazione dei finanziamenti, Toma ci ha presentato un improponibile libro dei sogni.

Richieste al Governo di tre miliardi per quarantacinque schede, dei quali quasi nessuno utile al finanziamento del Recovery Fund.

Solo alcuni esempi. Pare un inceneritore; poi progetti per la formazione a carattere locale (quindi nulla a che vedere con le programmazioni strategiche a carattere europeo del recovery fund); quindi la riproposizione della Campobasso-Foggia che, se non erro, era un progetto ferroviario risalente ad almeno vent’anni fa, mai preso in considerazione per lo scarso interesse economico e di mobilità.

Quasi un’ora di lettura di progetti vecchi, obsoleti, irrealizzabili, da “presentare con urgenza”, così tentando di ammantare lo sconsiderato ritardo con il quale il “Molise di Toma”, ancora una volta, arriva ultimo a livello nazionale.

Insomma, un elenco troppo ampio e nessuna priorità davvero fattibile. Cioè, si chiede tutto e, molto probabilmente, non si otterrà nulla, o quasi.

Mentre al contrario, una proficua discussione in Consiglio avrebbe consentito di enucleare una scelta comune su poche idee strategiche. Quelle che le minoranze avevano proposto anche negli atti in discussione, come nel mio ordine del giorno specifico sul Recovery fund, attraverso il quale ho suggerito quattro direttrici di intervento: sanità, riequilibrio territoriale per aree interne e per il Sud, riequilibrio di genere. E all’interno di questi alcuni filoni strategici di interventi infrastrutturali: collegamento autostradale A1 – A14; sistema ferroviario Termoli Benevento/Termoli Isernia-Venafro; frana Petacciato; reti e bacini idrici: Occhito/Liscione; potenziamento infrastrutture di Termoli, in particolare del porto e della Zes. Progetti già in corso d’opera, strategici, cantierabili, finanziabili, sui quali già ci eravamo mossi nelle sedi romane.

E invece, ci siamo ritrovati ad ascoltare un libro delle favole, che tale resterà.

Questa non è programmazione, questa non è politica, questa è solo pericolosa improvvisazione che non porterà nulla alla regione, nemmeno il 5% del libro dei sogni, pieno zeppo di “orrori” amministrativi, le cui conseguenze non le pagherà il Presidente, ma tutti i molisani.

Per questo fallirà e clamorosamente Toma, perché la sua proposta non ha le caratteristiche ordinamentali, formali e sostanziali per essere accolta dal Governo nazionale. E tutto si concluderà con un clamoroso nulla di fatto. E la colpa sarà solo ed esclusivamente sua.

Lo sa lui, lo sappiamo noi della minoranza, lo devono sapere tutti i molisani, che Toma continua, imperterrito, a – conclide la Fanelli – prendere in giro”.

Redazione

CBlive

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