Politica

Il teatrino surreale nell’aula di via IV Novembre: dal vocabolo latino che non esiste alla gestione comunicativa della crisi nascosta in un silenzio assordante

Una brutta pagina politica per la ventesima regione quella consumatasi ieri, 29 aprile 2019, in Consiglio regionale. All’attenzione dell’assise di via IV Novembre il bilancio di previsione. Una lunga maratona quella che ha ‘costretto’ gli esponenti del mondo della politica regionale a trascorrere il fine settimana nell’aula di Palazzo D’Aimmo, dove gli animi si sono riscaldati più di una volta.

Protagonisti della scena horribilus questa volta sono stati il governatore Donato Toma e il consigliere del Movimento Cinque Stelle, Andrea Greco.

Prima di toccare il culmine, il loro reciproco ‘punzecchiarsi’ è andato avanti per molto tempo.

Nel corso della lunga maratona per il Defr, lo stesso esponente pentastellato, infastidito dal continuo entrare e uscire del presidente aveva alluso a possibili “problemi di prostata” che avrebbero costretto il numero uno della Regione a recarsi in bagno ogni volta che il rappresentante di minoranza prendeva la parola.

Altra allusione c’era stata la notte precedente. Greco aveva chiesto a Toma di non sorridere così di continuo vista l’importanza dei temi affrontati. Un sorriso che, sarcasticamente, per Toma sarebbe stato provocato da una “paresi facciale”.

Un teatrino proseguito anche all’indomani, quando Greco, intento del suo intervento e innervosito dal fatto che il presidente non lo guardasse, gli ha chiesto se per caso avesse il torcicollo. Ma proprio in quel momento è arrivata, come un fulmine a ciel sereno, la battuta ‘incriminata’ di Toma. “Pensi a lei e alla maledizione che sto per mandare”, le parole del governatore a cui ha fatto seguito la pronuncia della parola cancrus”.

Nemmeno qualche secondo dopo, dinanzi allo sgomento di Greco, Toma ha subito aggiunto: “è un riferimento al segno zodiacale”.

Quello che è avvenuto dopo, quando i lavori del Consiglio sono stati sospesi, è accaduto a porte chiuse. Scuse private, sembrerebbe, per quel vocabolo spacciato per latino ma che della lingua degli antichi romani non ha, praticamente nulla, se non un richiamo alla Totò e Peppino.

In latino il termine ‘cancrus’, infatti, non esiste. Più verosimilmente ci potremmo imbattere in cancer – cancri (declinato al massimo in cancrorum ndr) o, cancer – canceris, ma non di certo in cancrus, così come pronunciato dal presidente del Molise.

Innegabile, però, come quella parola pseudo latina riferita, richiamerebbe il concetto di ‘granchio’ che “in medicina viene applicato ai tumori cancerogeni a causa della somiglianza fra le vene allargate e le zampe del granchio”. Un riferimento quest’ultimo subito colto dal consigliere Greco che in aula ha esplicitato quell’augurio terribile condito con un latino maccheronico.

Tuttavia, se nelle intenzioni sia stato davvero quello l’auspicio terribile invocato dal governatore a Greco non sta a noi dirlo. Meglio se a farlo fosse stato il diretto interessato. Magari per voce del suo staff, composto da esperti della comunicazione e addetti stampa che ogni anno costano più di 90mila euro di denaro pubblico.

Fatto sta che nessuna comunicazione o nota stampa è arrivata alle redazioni, così come tutto tace dalla pagina Facebook del presidente, ferma al messaggio divulgato in occasione del 25 aprile.

In silenzio anche tutti gli alleati politici del governatore che, ormai da ore sui social, assistono a un video divenuto virale in pochissimo tempo, con oltre 33mila visualizzazioni all’attivo.

Un’altra buona occasione mancata, per spiegare a tutti cose che, magari il popolo, accecato da una disaffezione politica, potrebbe anche stentare a comprendere.

Insomma, un’ulteriore opportunità persa per giocare sullo stesso terreno di gioco degli avversari, magari sfruttando quelle tecniche di comunicazione di cui in un’intervista, dopo la vittoria alle scorse regionali, si vantò colui che si occupò dell’immagine del presidente.

L’unica verità del momento resta quella che a offese pubbliche andrebbero corrisposte altrettanto scuse pubbliche o, magari, pubbliche spiegazioni.

Questo sì che, forse, avrebbe potuto fare la differenza e far dimenticare quella brutta pagina andata in scena in un luogo istituzionale come quello di via IV Novembre. Simbolo vero di una terra arrivata ormai davvero alle battute finali.

fabyab

Redazione

CBlive

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